Copertina 9

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2024
Durata:51 min.
Etichetta:Century Media

Tracklist

  1. DUST SETTLES ON HUMANITY
  2. THE NUMINOUS ONE
  3. AGAINST THE SOVEREIGNTY OF MANKIND
  4. ATTO QUARTO, THE HORROR PARADOX
  5. QUASI-SENTIENT
  6. HAIR, DIRT, MUD
  7. MORE THAN MANY, NEVER ONE
  8. DER VERLORENE SOHN
  9. MYSTERIUM TREMENDUM
  10. LEBEN OHNE FEUER

Line up

  • Enrico Schettino: guitars
  • Enrico H. Di Lorenzo: vocals
  • Stefano Franceschini: bass
  • Davide Itri: drums

Voto medio utenti

Adesso posso tranquillamente confessare che avevo qualche timore nei confronti di "Unextinct", quinto album dei capitolini Hideous Divinity, più volte descritto come qualcosa di più oscuro, ostico, più articolato e magari più difficile da metabolizzare e comprendere appieno. Dichiarazioni del genere, unite ad una gestazione piuttosto lunga di ben cinque anni, tre più del loro intervallo consueto (ma con la pandemia nel mezzo, seppure spezzata dall'ep "LV-426"), mi hanno fatto pensare a chissà quale cambiamento, astrusi arrangiamenti o tecnicismi che rubano la scena ai brani, messi in disparte per mostrare quanto si sia bravi a suonare.

Sì, di solito succede così, dall'area classica fino a quella più estrema, quando le band perdono la tramontana e si mettono in testa di essere i più bravi musicisti dell'universo, disinteressandosi che la musica è tale in quanto fruita dai loro fan. Sgombriamo subito il campo da ogni dubbio, "Unextinct" è il disco nettamente più riuscito, aggressivo, ben suonato e maturo degli Hideous, in una parola che non dovrebbe mai essere usata in una recensione è semplicemente il disco più "bello" della loro discografia.

Nessun cambiamento drastico, nessun impazzimento di sorta, nessuna follia compositiva o passo più lungo della gamba: ci pensa già l'intro strumentale "Dust Settles on Humanity" a cancellare i nostri stolti pensieri dalla mente, peraltro sciorinando un suono che è letteralmente un muro, veramente perfetto, ottenuto agli impareggiabili 16th Cellar Studios di Stefano Morabito, con un impatto frontale sconquassante di chitarre e basso che già ci fanno pregustare un death metal di altissima qualità.
Della batteria, mostruosa sia a livello di produzione sia esecutivo, parleremo più tardi.



Certamente sono passati gli anni, hanno accumulato esperienza, sono stati introdotti momenti e passaggi più ragionati e "di atmosfera" (con mille virgolette del caso) ed ovviamente il sound adottato dai nostri è notevolmente migliorato ma trovo ancora splendidi i primi dischi usciti per Unique Leader Records una decina abbondante di anni fa, ritenendo la band capitanata da Enrico Schettino ed Enrico Di Lorenzo assolutamente devastante sin dal proprio esordio e, nei brani più diretti e violenti, nemmeno troppo lontani artisticamente da allora, tanto valida era la proposta degli Hideous sin dal principio.

Alla luce di una carriera talmente devastante e priva di alcuna macchia, trovo oramai fuori luogo citare altre band di riferimento del genere, magari sono gli altri che si troveranno costretti ad inserire nelle bio il loro nome: il death metal dei nostri è semplicemente il "perfetto technical death metal", fuori dal filone brutal, lontano (deo gratias) da contaminazioni djent o *core, in cui c'è ancora spazio per la melodia e per le sinistre atmosfere che si portano dietro brani come "Atto Quarto, the Horror Paradox", quasi nove minuti mai pesanti o esagerati, ben congeniati ed eclettici, senza eccedere in parossistiche architetture sonore.

Il drumming di Davide Itri, ingaggiato solo per le registrazioni dopo l'abbandono dello storico Giulio Galati e già sostituito in pianta stabile da Edoardo Di Santo, tra breakdown e stupefacenti accelerazioni, è pazzesco, come del resto nella totalità del disco ed è perfetto sia nel suono, tra rullante, casse e piatti, sia nella "posizione".

Ovviamente anche in questo capitolo parliamo di concept album, evidenziando che gli Hideous siano eccelsi ed impegnati artisticamente a tutto tondo, anche nei testi e le argomentazioni, e stavolta è l'universo Nosferatu (ma non solo) ad essere trattato ed ottimamente introdotto dalla splendida copertina a cura di Adam Burke.

Non c'è un momento di stanca, un attimo di respiro, un brano che ti faccia desiderare l'arrivo del successivo, "Unextinct" è un susseguirsi di emozioni, tra una "Quasi-Sentient", l'ingannevole "More than Many, Never One" che a fronte di un incipit fangoso si dimostra una delle più letali dell'opera ed una "Mysterium Tremendum", già uscita come singolo l'anno scorso, che farà fare un sorriso a chi segue la band sin da "Obeisance Rising".
La disperazione, forse questa sì per la prima volta presente nel ventaglio di emozioni suscitate dalla band romana, della conclusiva "Leben Ohne Feuer" chiude in maniera magistrale un album stupefacente.



Al di la' di qualche moderato cambiamento (in positivo) non sono riuscito a cogliere elementi così difficilmente digeribili, per cui si delinei necessario un ascolto ancor più attento e prolungato, anzi rispetto al precedente ed estremo "Simulacrum" trovo che gli Hideous Divinity abbiano trovato la perfetta quadra tra violenza, tecnicismo, aggressività, melodie ed atmosfera, consegnandoci letteralmente il disco death metal perfetto (non voglio mai vedergli associato l'aggettivo "moderno", che mi ripugna) del 2024.

In top ten annuale di corsa e sicuramente non scalzabile.

Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 15 apr 2024 alle 19:49

grande matt speriamo ti piaccia!

Inserito il 13 apr 2024 alle 13:53

Lo compro Graz!!!!!

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