Copertina 9

Info

Anno di uscita:2011
Durata:43 min.
Etichetta:Frontiers Records

Tracklist

  1. ONE MORE DAY
  2. ANOTHER MAN DOWN
  3. AN EMPTY SHELL
  4. HARD RAIN'S COMING
  5. HALF PAST LONELINESS
  6. SHOW ME HOW TO LIVE
  7. ANGEL'S GONE

Line up

  • DC Cooper - Vocals
  • André Andersen - Keyboards
  • Jonas Larsen - Guitars
  • Andreas Passmark - Bass
  • Allan Sørensen: Drums

Voto medio utenti

Quattordici anni. Quattordici maledetti anni ho passato a maledire il giorno in cui D.C. Cooper ha lasciato i Royal Hunt. Quattordici anni passati ad ascoltare senza soluzione di continuità “Moving Target “ e “Paradox”, a riguardarmi la mia VHS del live “1996” (tra poco disponibile in dvd in accoppiata all’altro capolavoro live “Paradox – Closing the Chapter”, in uscita sempre per Frontiers), anni passati a stupirmi di come un uomo possa avere una voce così perfetta, e di come una band possa vestire quella voce come un guanto. Anni passati a maledire i soldi che sono stati l’unico, vero motivo di rottura tra il mastermind Andre Andersen ed il biondo pompiere americano (sì perché DC, quando c’ha tempo libero, va a fare il volontario nei vigili del fuoco, mica gioca a Fifa 12). Ed oggi?

Oggi, fresca e tenera come una rosa, arriva la Frontiers Records e mi recapita tra le mani “Show me How to Live”, ossia il nuovo album dei Royal Hunt. Con DC Cooper di nuovo alla voce. Oh, cacchio.

Dopo aver pulito per terra, ed aver medicato la ferita da taglio procuratami alla fronte per lo svenimento, ho finalmente schiacciato il magico tastino a triangolo, con la segreta (mica tanto) paura che il sogno che ho atteso per questi quattordici, infiniti anni, si tramutasse in un incubo, consegnandomi un album sciatto, poco ispirato, o una band di nuovo insieme per soldi (sì, di nuovo loro, più una cosa ti manca più ne parli, ci avete fatto caso?). Ed invece, cari croccantini all’ascolto, devo riconoscere, rientrando a fatica nei panni del recensore imparziale, che questo disco è una bomba. Ma procediamo con ordine.

Il colpaccio era annunciato: gli Hunters e DC si erano riuniti in marzo, per un mini tour celebrativo chiesto a gran voce dalla fan base. I risultati sono stati più che incoraggianti, e così si sono riaperte le trattative. Nel frattempo, Andre Andersen assoldava alla chitarra il giovane talento danese Jonas Larsen, di chiara scuola Malmsteeniana. Era il perfetto tassello mancante per mettere in moto le macchine, e così, dopo pochi mesi passati in studio, i Royal Hunt tornano ad essere quel prodigio del class metal che gli anni ’90 ci avevano fatto scoprire. Tanto da meritarsi, dopo davvero tantissime recensioni, il mio personale track-by-track. Si parte.

1: One more Day – Intro drammatica e magniloquente, che sfocia nel classico uptempo “alla Royal Hunt”, pensate se volete a “Last Goodbye”. Dc non si fa aspettare molto: parte morbido ma drammatico, per portarci per mano in un ritornello da lacrime agli occhi, grazie anche all’aiuto delle backing vocals femminili, vero marchio di fabbrica della band, che in questo album saranno la ciliegina sulla torta.

2: Another Man Down – il duetto vocale di DC e della melodiosa backing singer prende quota, su un brano che parla del dolore dell’amore perduto. Un altro ritornello semplicemente perfetto, su un mid tempo pomposo e ricamato in maniera deliziosa da Andre e Jonas.

3: An Empty Shell – Forse il brano più duro del lotto, di certo il più corto (e parlo di quasi 5 minuti). Bellissimi i suoni, basso in primis, plettrato da Andreas Passmark con furia e precisione, una bella botta di adrenalina, tra scale neoclassiche e fughe strumentali da capogiro.

4: Hard Rain’s Coming – Il clavicembalo di Andre e la voce di DC introducono l’ennesimo piccolo capolavoro di quest’album, un altro refrain da cantare a squarciagola ai concerti, un’altra interpretazione semplicemente da perderci la testa da parte del singer, che ha il raro potere di commuovermi ogni volta che dà fiato a quelle corde vocali. Che spettacolo.

5: Half Past Loneliness – È di nuovo il basso di Andreas a farsi largo su un bel brano sostenuto ed energico, dai toni drammatici e dalla melodia accattivante. Ma quanti anni erano che un album non riusciva a donarmi tante melodie così facilmente memorizzabili? Attitudine pop per un brano di puro class metal, ennesimo ritornello stellare, ennesimo plauso ad una band in forma stupenda.

6: Show me How to Live – La title track è il pezzo più lungo (10:25) dell’album, ed a mio avviso anche quello in cui Andre Andersen si è preso le maggiori libertà in fase compositiva. Un lento crescendo di tensione sfocia in una fase centrale strumentale bella ma un filo prolissa, su cui ognuno dei quattro (superlativi) musicisti sa apporre il proprio marchio di fabbrica, prima che la voce di DC ci riporti in carreggiata per un finale da brividi.

7: Angel’s Gone – A chiudere le danze, un altro classico brano dei Royal Hunt, con scale iperveloci e stacchi in controtempo, molto simile se volete a “Time will Tell”. Ecco, forse questa è l’unica pecca di “Show me How to Live”: il fatto di essere un filo troppo autoreferenziale, guardando ai due albums da me citati in apertura come punto di riferimento costante, cosa peraltro più che ovvia, visto che è proprio l’era “DC Cooper” ad aver regalato alla band la fama internazionale.

In conclusione, che dire? I Royal Hunt hanno realizzato l’album che i fans chiedevano a gran voce da una vita, ricostruendo un sodalizio artistico che tante faville aveva fatto in passato, e che rischia di farne ancora per molto tempo. Io, dal canto mio, non riuscirò facilmente a togliere dal lettore questa piccola gemma musicale: grazie Andre, grazie DC, ci son voluti quattordici maledetti anni, ma ne è valsa la pena.
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino
Ottimo come-back!

Il ritorno di DC Cooper porta aria fresca nella band per quanto possa sembrare qualcosa di riciclato dal passato.Le esperienze diverse che hanno avuto su vari fronti Andersen & Cooper arrichiscono il nuovo sound della band,che forma con quest'album il suo"Rising"(Rainbow),un album di breve durata ma dal taglio più epico del solito e allo stesso tempo rilassato e un attimino meno misticheggiante.Ottimo!

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 15 dic 2011 alle 18:43

Per me è un disco molto bello! Ben prodotto, fila liscio come l'olio che è un piacere!!! Non so se sarà ricordato per molto tempo, ma direi ,nel complesso ,che si tratta di un buon lavoro!!

Inserito il 14 dic 2011 alle 19:26

Io non lo attendevo così tanto spasmodicamente. Adoro D.C. Cooper e adoro le prime cose dei Royal Hunt. Purtroppo però Andersen è bollito da tanti, troppi anni, l'ultimo disco davvero riuscito a mio parere è stato "The mission" per cui ci speravo poco. E infatti. Disco che più che autoreferenziale è un vero e proprio plagio a loro stessi. Una cosa imbarazzante. Potrà essere un capolavoro solo per coloro che si avvicineranno alla band con questo disco. Si sono riuniti per soldi, non per passione. E si sente. "Show me how to live" mi sa tanto del timbro di un cartellino. E' un disco che sa della tristezza artificiosa di voler riportare indietro tempi che non torneranno più. Poi attenzione, se verranno in Italia sarò il primo ad andare. Ma per ascoltare i vecchi classici, questo verrà dimenticato dopo due mesi o poco più. Quoto tutto :) plagio, tristissimo autoplagio..........

Inserito il 13 dic 2011 alle 08:50

Ascoltato questa mattina per la prima volta e... WOW!!! Molto godibile!!!

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