(17 novembre 2016) Anvil + guest - 17 Novembre 2016 (Jailbreak, Roma)

Info

Provincia:RM
Costo:€20
ANVIL + REZET + TEODASIA + HEAVY STAR + GRAVESTONE – 17 Novembre 2016 – Roma


La vecchiaia fa brutti scherzi, ammettiamolo… ti fa dimenticare le vie di Roma dopo tre anni che non ci vai, non ti fa avere un rapporto sereno con la tecnologia, per cui niente tom-tom, niente smartphone… Morale? Ti perdi come un pirla nel tragitto Casilina/Tiburtina, con il risultato di arrivare al Jailbreak con una mezz’oretta di ritardo… Se a questo aggiungiamo che in cassa accrediti mancava il mio nome in lista (per fortuna era solo una dimenticanza, e il fido Jorge, che ringrazio, ha prontamente risolto tutto in una decina di minuti), la conclusone è che del concerto dei Gravestone ho potuto ascoltare, e da lontano, soltanto l’ultimo brano, per cui mi scuso con la band, ma sarà per la prossima volta.

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In ogni caso, il colpo d’occhio una volta arrivato al Jailbreak è notevole, il locale è già bello pienotto, c’è chi è fin da subito sotto il palco, chi sorseggia birra all’esterno, visti i prezzi proibitivi all’interno, chi mangia beatamente. La cosa importante, però, è che ci sia gente. Già, così come è successo ai Pentagram e ai Venom Inc. ho riscontrato un’affluenza d’altri tempi, era da un po’ che non vedevo tanta partecipazione ai concerti nella capitale, segno che per fortuna la scena è tornata viva e fulgida, il che non guasta mai. E questa sera è la volta di altri vecchiacci, gli Anvil, che mancavano qui a Roma da diversi anni, ma che possono sempre contare su uno zoccolo duro di defender e di nostalgici degli anni ’80. Ora però è il momento di dare una chance ai gruppi di supporto, per cui, bando alla ciance e si va sotto il palco a scattare foto ed ascoltare…

photo: Roberto Alfieri

HEAVY STAR
Saltati a piè pari i Gravestone per i motivi di cui sopra, i primi a salire sul palco, perlomeno per me, sono gli Heavy Star, band capitolina formatasi un paio di anni fa ed arrivata al proprio esordio discografico proprio quest’anno. La loro proposta è saldamente ancorata all’heavy rock degli anni ’80, quindi i punti di riferimento sono Ratt, Def Leppard, Dokken, e tutta la scena limitrofa, senza scordare ovviamente i Kiss, di cui i nostri propongono anche una simpatica cover (“Love gun”). Partenza in salita per il gruppo, che ha qualche problema tecnico all’ampli di una delle due asce, ma per fortuna reagisce prontamente e continua il proprio show mentre i tecnici risolvono il tutto. Prova tutto sommato convincente la loro, sia dal punto di vista strumentale che scenico, con il pubblico che sembra apprezzare quanto proposto dal quintetto. Nulla di particolarmente entusiasmante, sia chiaro, però un buon antipasto per scaldare la platea e farle fare un tuffo nel passato nei mitici eighties. Carta vincente dei nostri? Sicuramente il sapiente uso della melodia, mai stucchevole e mai ridondante, giustamente dosata. Mentre personalmente ho trovato un po’ forzata la prova del singer Albert Fish, spesso al limite e troppo tirata. Ma tutto sommato sono dettagli che in sede live lasciano il tempo che trovano. In ogni caso buona performance…

Tracklist:
HIGHER THAN THE SUN
BLESSED
ELECTRIC OVERDRIVE
LOVE GUN (KISS COVER)
LOVE ‘N AFFECTION

TEODASIA
Quando salgono sul palco i Teodasia si cambia completamente registro, visto che i veneti propongono un metal fortemente sinfonico, dalle tinte vagamente gotiche ma sicuramente molto melodiche. Balzati agli onori della cronaca per il recente ingresso del loro singer Giacomo Voli nei Rhapsody Of Fire, i nostri vivono comunque di vita propria, visto che sono in giro ormai da una decina di anni ed hanno all’attivo un paio di full length. Certo qualcuno potrebbe obiettare che in una serata fortemente retrò come questa siano decisamente fuori contesto, e forse potrei anche dargli ragione, ma tutto sommato la loro maestria sul palco alla lunga dimostrerà che la band ci sa fare, complice anche il carisma del giovane singer. Come appena detto nulla da obiettare dal punto di vista tecnico, il tasso è elevato e si sente fin dalle prime note. La sensazione, a pelle, che però molto del loro show ruoti intorno alla figura di Voli è tangibile. Lui dal canto suo sfodera una performance assolutamente di rilievo, risultando completamente a suo agio sia sui toni medi che su quelli altissimi. Sempre pulito, molto evocativo, è in possesso sicuramente di una voce fuori del normale. Il mix tra passaggi prog, sonorità sinfoniche e chitarroni quasi djent, però, non sempre funziona, e ci sono alcuni cali durante lo show. Probabilmente la sede live non è tra le più consone alla loro proposta, che su CD rende molto di più. In ogni caso il loro show è andato liscio come l’olio, tranne quando a Francesco Gozzo è caduta a terra una delle due tastiere…

Tracklist:
STRONGER THAN YOU
GHOSTS
RELEASE YOURSELF
RISE
IDOLS
LOST WORDS OF FORGIVENESS

REZET
Archiviata la parentesi sinfonica dei Teodasia, si entra nella parte finale dello show e si torna a sonorità più consone alle orecchie di tutti noi che siamo corsi qui al Jailbreak stasera. È ora la volta dei Rezet, e con loro ci tuffiamo prepotentemente in zona thrash metal senza il minimo compromesso, e più precisamente nel teutonic sound. Non a caso, visto che il quartetto proviene da Schleswig, e da buoni crucchi arrivano sul palco con lattine di birra di ordinanza e anche una discreta sbronza, soprattutto per quanto concerne il batterista, che infatti darà vita ad una prova sicuramente energica e violenta ma non sempre impeccabile dal punto di vista tecnico. Ad ogni modo, i Rezet partono subito in quarta con bordate thrash metal niente male. L’attitudine è violenta e quasi punk, tant’è che il livello di coinvolgimento del pubblico sale, anche se neanche loro riusciranno a far smuovere un minimo di pogo. Certo l’originalità non è ai massimi livelli, e le influenze dei Kreator vengono spesso prepotentemente fuori, ma in sede live poco importa, perché la furia cieca del quartetto tedesco ottiene il risultato sperato, e cioè far scapocciare i più scalmanati in prima fila. Certo trovare un nugolo di presunti thrasher fuori dal locale durante l’esibizione fa riflettere molto su cosa sia diventato il metal oggi giorno, ma non è questa la sede adatta per discuterne. Per quanto riguarda i Rezet risultato pienamente portato a casa, e come ultima annotazione non posso che sottolineare un’ottima interpretazione del mega calssico “No class” dello zio Lemmy, che da quando è morto viene osannato e tributato ogni sera in ogni parte del mondo, con un ricordo o una cover, come vedremo anche più avanti…

Tracklist:
REALITY IS A LIE
MADMEN
TOXIC AVENGER
BREAKING THE CHAINS
DEAD CITY (VIOLENT FORCE COVER)
GARGANTUA
HAVE GUN, WILL TRAVEL
NO CLASS (MOTÖRHEAD COVER)
FIGHT FOR YOUR LIFE



ANVIL
È mezzanotte ormai quando finalmente gli Anvil fanno il loro ingresso on stage. O forse sarebbe meglio dire che Robb Reiner e Chris Robertson fanno il loro ingresso on stage, in quanto quella sagoma di Lips ha ben pensato di scendere direttamente tra la gente e suonare l’intera “March of the crabs” in mezzo al pubblico, senza scomporsi minimamente… Le altre band aspettano i fans a fine concerto per firmare autografi e farsi fotografare? Beh, Lips non perde tempo in chiacchiere e fa direttamente un bagno di folla. Se non è umiltà questa… Folla, peraltro, ben consistente, visto che ormai anche i personaggi di cui parlavo prima si sono degnati di entrare, quindi il Jailbreak è bello pieno come un uovo. Terminato il primo brano Lips decide di tornare on stage, riprendere il suo posto dietro il microfono, e deliziarci con uno show d’altri tempi, senza fronzoli, pieno zeppo di musica, e soprattutto stracolmo di ironia, perché, come ha giustamente sottolineato lui ad un certo punto, non importa che il metallaro abbia i capelli lunghi (indicando me) o completamente rasati (indicando il ragazzo affianco a me), quello che conta è lo spirito: “Never grow up”, come ha urlato al microfono, ed effettivamente la sua attitudine lo dimostra in pieno. Autoironico, divertente, sembra ancora un ventenne, nonostante i suoi sessant’anni, fa delle smorfie che sono uno spettacolo nello spettacolo (coadiuvato alla grande da Robertson che è un altro personaggio e fa delle facce assurde), ma soprattutto va dritto al sodo, sparandoci in faccia una serie di classici senza tempo: “666”, “Badass rock ‘n’ roll”, “On fire” o “Free as wind”, che Lips dedica al suo grande amico Lemmy, imitandone anche il roco tono di voce nel presentarla. Immancabili i siparietti in cui il singer racconta spassosi aneddoti di trentacinque anni di carriera, ma c’è spazio anche per messaggi seri: “Peace and love, no war”, ripete più volte. Ma è inutile, Lips non riesce ad essere serio per più di qualche minuto, e quindi ecco apparire un vibratore con il quale porterà all’orgasmo la sua chitarra, la Lips-O-Matic rosso sbrilluccicante: lo userà come plettro, come slide, e come vibratore vero e proprio con il quale stuzzicare le corde, in un intermezzo veramente divertente. C’è spazio anche per Reiner, l’unico serioso del gruppo, che durante l’esecuzione di “Swing thing”, una sorta di pezzo metal swingato, da vita ad un terremotante assolo di batteria, in cui dimostra ancora una volta la sua caratura tecnica, che pochi gli riconoscono, ma che lui di certo non nasconde anche durante l’esecuzione dei brani. Purtroppo lo show volge al termine, e mai come questa volta tutti noi presenti ne volevamo ancora di più. C’è tempo, però, per un paio di classici come “Metal on metal” e “Forged in fire”, cantate a squarciagola dal pubblico tutto (in realtà fin dalle prime canzoni i metal kids presenti non si sono di certo risparmiati…), che ci congedano dalla band, tra gli applausi e l’ovazione generale. Ma il trio non ne ha ancora abbastanza, e così torna sul palco per una micidiale versione metal del mega classico degli Steppenwolf “Born to be wild”, un manifesto generazionale per chi, come loro e come noi, vive la vita in modo selvaggio. Una vera e propria ciliegina sulla torta che pone il sigillo ad un’esecuzione veramente memorabile, e che conferma gli Anvil come una vera e propria macchina da live, energica, coinvolgente, umana, nel suo porsi senza barriere nei confronti del pubblico presente.

Tracklist:
MARCH OF THE CRABS
666
OOOH BABY
BADASS ROCK ‘N’ ROLL
WINGED ASSASSINS
FREE AS THE WIND
ON FIRE
THIS IS THIRTEEN
MOTHRA
DAGGERS AND RUM
SWING THING
DIE FOR A LIE
METAL ON METAL
FORGED IN FIRE
BORN TO BE WILD (STEPPENWOLF COVER)

Report a cura di Roberto Alfieri

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