(06 dicembre 2007) Machine Head + Trivium + guests - 06/12/2007 - Alcatraz (Milano)

Info

Provincia:MI
Costo:28,75 euro
Dopo soli sei mesi dall'ultima calata sul suolo italiano, i Machine Head di Rob Flynn tornano a farci visita con una tappa del Black Crusade Tour, caravan metallico organizzato dalla Roadrunner Records e che comprende ovviamente band facenti parte del rooster dell'etichetta. A fare compagnia agli headliner ci sono infatti Trivium in veste di co-headliner, Dragonforce, Arch Enemy e Shadows Fall. Ma vediamo di iniziare da principio il report di quella che possiamo considerare una serata amara, per i motivi che potrete leggere più avanti.

Ore 18 circa e puntualmente salgono sul palco gli Shadows Fall, con l'ingrato compito di fare da opening act a questo evento. Naturale quindi aspettarsi non troppa gente sotto al palco e un'esibizione ristretta a circa 30 minuti, durante i quali il gruppo ci da dentro senza risparmiare fiato: il loro metalcore è decisamente originale rispetto alla media, molto vario e per questo molto godibile, e la band esegue estratti dagli ultimi album in studio. La partecipazione del pubblico raggiunge l'apice su "The Light That Blinds" tratta dal capolavoro "The War Within", istigato dal singer Brian Fair che per tutta la setlist scapoccierà e si dannerà l'anima per risultare coinvolgente. Spettacolare vedere la sua testa ed i suoi dreadlock volteggiare in aria quando il cantante si lancia in headbanging furioso a mò di ventilatore. Seppure in pochi minuti, gli Shadows Fall confermano quanto di buono espresso su disco, speriamo che presto abbiano più tempo a disposizione in modo da poterli gustare un po' meglio.

Dopo un rapido cambio palco, tocca ora agli Arch Enemy.
Inutile dire che l'attenzione e gli occhi di tutti (o quasi) erano puntati sulla bella Angela Gossow, ma questo non deve sminuire di certo la performance del gruppo svedese: per loro il tempo a disposizione è di circa quaranta minuti, in cui il gruppo intrattiene il pubblico con il proprio death melodico. Non posso certo ritenermi un estimatore del genere e tantomeno della band, ma il numero di persone che erano all'Alcatraz per loro dimostra quanto siano popolari e bisogna dar loro atto di sapere tenere in palco in maniera egregia, mentre il growl sporco della Gossow è sempre ruvido e graffiante, non meno di un qualsiasi altro singer maschile. Il pubblico sembra gradire molto, e acclama a più riprese la band e si rende veramente partecipe al concerto sull'esecuzione di "We Will Rise", ormai cavallo di battaglia degli Arch Enemy. Esaurito il proprio tempo a disposizione, non si piò certo dire che la prestazione della band dell'ex Carcass Micheal Ammot abbia scontentato i fans, decisamente entusiasti della prestazione e probabilmente rammaricati per il poco spazio lasciato ai propri beniamini.

Prendete un qualsiasi gruppo power, portatene i tratti distintivi all'ennesima potenza ed otterrete i Dragonforce. Tocca infatti a loro calcare le assi dell'Alcatraz con il loro power metal ipervitaminizzato. Nei 45 minuti a disposizione Herman Li e soci non si risparmiano di certo e ci danno dentro,e non solo con i rispettivi strumenti: la band non è mai ferma, i due chitarristi satellano ovunque lanciandosi in duelli chitarristici a velocità altissima, elargendo tapping, sweep picking e assoli pirotecnici a go go, per la felicità dei fan. Persino il tastierista partecipa, facendo ondeggiare il proprio strumento e saltando come un matto. Unica nota stonata è il lancio di alcuni rotoli di carta igienica sul palco per mano dei soliti poveracci frustrati, che come sempre fanno fare bella figura all'Italia.
Peccato che l'unica cosa con cui i Dragonforce si puliranno il culo saranno i soldi che avete lautamente sborsato per assistere al concerto, pagliacci. La band tuttavia da prova di grande professionalità, e non si lascia turbare dall'incoveniente, continuando a suonare e giocando con la stessa carta che è stata loro lanciata.
Musicalmente parlando, il gruppo ha come suo solito diviso l'audience: chi li adora non potrà certo ritenersi insoddisfatto dal concerto, mentre chi non li sopporta (me compreso) non vedeva l'ora che il concerto terminasse. Gusti a parte, bisogna comunque ammettere che il gruppo dal vivo è coinvolgente e divertente, mettendo in luce uno spirito goliardico e spensierato tipicamente power metal.

E' ora il turno dei Trivium, e le cose cominciano a farsi serie: l'impianto utilizzato dal gruppo è decisamente più potente di quello dei gruppi precedenti e la naturale conseguenza è un muro di suone veramente imponente, con chitarre e batteria in primissimo piano con volumi da far tremare le budella. La comparsa del leader Matt Heafy sul palco scatena il pubblico che evidentemente aspettava con ansia l'esibizione del gruppo che in quanto co-headliner ha diritto a circa un'ora di tempo. La scaletta è ovviamente incentrata su "The Crusade" e ""Ascendancy", di quali vengono eseguite "Entrance Of The Conflagration", "Becoming The Dragon", "Anthem (We Are The Fire")", "The Deceived", "Rain" e "A Gunshot To The Head Of Trepidation", affidando come ormai cosuetudine a "Pull Harder The Strings Of Your Martyr" la chiusura del concerto.
Devo ammettere che dall'ultima volta che li ho visti (Heineken Jammin' Festival 2006) il gruppo ha fatto passi in avanti giganti, soprattutto Heafy che dopo aver delegato in toto le parti in scream al chitarrista Beaulieu è in grado di reggere per tutto il concerto senza cali di voce. Certo, il suo stile vocale e le pose sono sempre quelle di James Hetfield ma la prova del chitarrista/cantante è decisamente buona.
Travis Smith dietro le pelli ha dato prova di grande talento ed un piccolo problema con il suo drumkit ad inizio concerto, durante la riparazione del quale Heafy ha saputo intrattenere a meraviglia il pubblico suonando "Symphony Of Destruction" e facendola cantare all'audience, non ne ha compromesso la performance. Anche qui, al di là dei gusti musicali, è fuori dubbio che i Trivium abbiano fornito una prova compatta e convincente.

E' sufficiente che vengano posizionati i loghi dei Machine Head ed il telone dietro al palco per scatenare l'euforia del pubblico. Sono circa le 22 quando Rob Flynn ed il suo gruppo fanno il proprio ingresso sul palco, scatenando il boato del pubblico che già pregusta uno show coi fiocchi. Si parte a mille con "Clenching The Fist Of Dissent", un pugno in pieno volto che nonostante la sua lunghezza il pubblico canta e segue dalla prima all'ultima nota. Come suo solito, Flynn si dimostra cantante, chitarrista e frontman di grande spessore, interagendo spesso con il pubblico ed invitandolo al moshpit ed al surfing più estremi.
Seguono poi "Imperium", "Aesthetics Of Hate" (con toccante omaggio al defunto Dimebag Darrel, durante il quale Flynn raccoglie dal pubblico uno striscione commemorativo del chitarrista dei Pantera), "Old", "Halo" e "Take My Scars".

Poi il patatrac: Flynn fa giusto in tempo ad iniziare la toccante "Descend The Shades Of Night" che subito si sente il tonfo della chitarra di Phil Demmel che accusa un malore e si accascia.

Subito il gruppo smette di suonare e scompare dietro il palco, ed il pubblico rumoreggia visibilmente scosso ed incredulo di fronte a quanto accaduto. Passano pochi minuti ed il frontman torna al microfono ed afferma di non sapere ancora cosa sia successo e che non sa ancora se il concerto proseguirà o se verrà sospeso. Dopo aver fatto ritorno nel backstage, si presenta sul palco accompagnato dal batterista Dave McClain e dal bassista Adam Duce ed annuncia che il concerto non può proseguire e che Phil sta venendo soccorso dal personale medico. Il pubblico certamente non è entusiasta ma non può fare altro che prendere atto dell'accaduto e defluire verso l'uscita. Un vero peccato, perchè fino a quel momento il gruppo aveva fatto faville, con una prestazione incendiaria e di assoluto livello.

Una serata sfortunata, soprattutto per chi come me era lì proprio per i Machine Head e non era affatto interessato ai gruppi precedenti. Di buono c'è che la band aveva eseguito praticamente l'intera setlist e che quindi mancavano solamente due canzoni alla fine del concerto. Ciò non toglie tuttavia l'amaro in bocca che è rimasto, ma d'altronde di fronte ad un episodio come questo c'è ben poco da recriminare. Speriamo quindi di rivederli in grande forma e salute il più presto possibile, in modo da poter cancellare il brutto ricordo di questa serata amara.

Un sentito ringraziamento a Corrado per le fotografie.

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 09 dic 2007 alle 11:58

x chi s'e' fatto un casino di km come me...rimanere imbottigliato sulla tangenziale est e perdersi gli Arch enemy e' stato tremendo...poi la ciliegina sulla torta quand'e' caduto Demmel... mi sono divertito molto di piu' la sera dopo a Torino con i Carnivore... spettacolo veramente indimenticabile

Inserito il 08 dic 2007 alle 18:32

gran concerto... lo striscione x dimebag lo abbiamo fatto io e i miei amici.. volevo chiedere.. c'è modo di avere le foto qua accanto in risoluzione originale? grazie corrado... ci conto see y-a!!1 ste

Inserito il 07 dic 2007 alle 14:41

Shadows Fall: conosco poco i lavori del gruppo, ho riconosciuto solo alcune canzoni dell'ultimo disco, ma ho tuttavia apprezzato... Arch Enemy: mi sono piaciuti parecchio, da cd non mi dicevano granchè e invece live fanno la loro porca figura... Anche questi mi erano per lo più sconosciuti, avevo sentito solo canzoni sparse e l'album "Burning Bridges", che era ancora con il vecchio cantante (il materiale vecchio a quanto pare non lo suonano...). Ha fatto la sua figura anche Angela, la cantante: mica me la aspettavo così incazzuta e agitata... :O bella e brava... Dragonforce: loro si divertono a suonare, questo bisogna ammetterlo, e almeno qualcuno ai loro concerti lo fa... Per i miei gusti però che due palle eh... Oltretutto i suoni erano a dir poco osceni dove eravamo noi (stavamo mangiando nella saletta di solito adibita al metal...), e un diversivo alla noia è stato dato dal lancio di carta igienica dal pubblico... Trivium: non mi sono dispiaciuti, anzi tutt'altro: me ne avevano dette di tutti i colori sulle loro performance live, e invece hanno fatto un signor concerto e tenuto bene il palco... Un piccolo appunto farei: le canzoni vecchie le dovrebbe cantare tutte x intero Corey e non Matt, che dovrebbe limitarsi solo ai ritornelli... Machine Head: stessa setlist di Trezzo x quello che han fatto, ma stavano spaccando uguale... Mi dispiace un sacco per il chitarrista, sembra non sia nulla di male, però vedere correre x il palco il bassista e la crew non è stato il massimo....