(20 gennaio 2024) Dark Quarterer + Rosae Crucis + Screamachine @ Roma

Info

Provincia:RM
Costo:15 euro
Ho perso il conto di quante volte, sin da quella primissima esperienza in Toscana il 13 agosto del 1994, io abbia visto esibirsi dal vivo i Dark Quarterer e lo stesso dicasi per i Rosae Crucis, scoperti e recensiti su Metal Shock ai tempi del demotape "Fede Potere Vendetta" del 1997 e successivamente seguiti in ogni passo della loro splendida carriera fino all'ultimo e non più recentissimo "Massoneria", pubblicato per My Graveyard Productions ormai quasi dieci anni fa.
A completare il bill di questa serata, che non lasciava alcun dubbio sulla sua riuscita e che segnava uno dei primissimi appuntamenti per il mio "ritorno" sulle scene dopo un anno tribolato tra acufeni e disgrazie personali, una garanzia come gli Screamachine, reduci dalla pubblicazione del valido e roccioso "Church of the Scream", seconda opera ancora su Frontiers Music: il tutto nella cornice di un Defrag, locale lontanissimo da casa ma che ho sempre trovato comodo, accogliente, dotato di buona acustica ed in cui mi sento totalmente a mi agio, complice anche la sempre impeccabile organizzazione della Altamira Events, lodata sia dai protagonisti sia dagli avventori della serata.

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La cornice di pubblico è buona ma non eccezionale, nel 2024 bisogna accontentarsi sebbene siano tante le facce "note" che non riesco a scorgere tra la gente, tuttavia la sala sarà sempre piuttosto gremita e quel che più conta pronta a rispondere alle sollecitazioni delle band che sul palco profonderanno ogni loro sforzo per rendere la serata assolutamente positiva ed impeccabile.

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Puntualissimi, come da programma, salgono sul palco gli Screamachine...e subito ci sono le prime sorprese: formazione a quattro, un solo chitarrista...che è Marko Pavic, un sostituto last minute che ha l'improbo compito non solo di sostituire Edoardo Taddei, assenza preventivata, ma anche l'improvvisa defezione di Paolo Campitelli a cui auguriamo di ristabilirsi al più presto. Esperienza e classe del chitarrista romano sono qualità note e quindi il live dei nostri non ne risenterà affatto, supportato come sempre dall'energia della sezione ritmica Corace/Bucci e dal carisma di Valerio Caricchio che, da bravo celebrante, officia la "funzione" con esperienza e sicurezza, tenendo il palco e coinvolgendo i presenti.
Mezz'ora fulminea ed intensa, con repertorio alternato tra brani più recenti ed estratti dal debut omonimo del 2021 e chiusura affidata alla cover, assai sorprendente dato il repertorio, di "Leather Rebel" estratta dall'indimenticabile "Painkiller" dei Priest.
L'acustica è buonissima, la birra alla spina è ok, il prezzo è giusto, il concerto è iniziato alla grande: niente è fuori posto.

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Pochissimi minuti ed i Rosae Crucis sono già sul palco: seconda sorpresa, anche loro sono in quattro, la formazione è quella classica degli ultimi anni, Ciape, Andrea Magini e Tiziano Marcozzi alle chitarre e Piero Arioni dietro le pelli con la mancanza di Daniele Cerqua al basso, sostituito da...nessuno. Che importa, lo aspettiamo al prossimo appuntamento, ma la macchina è oliatissima e lo show non ne risentirà, così vigoroso e penetrante tra decenni di esperienza e militanza allo stato puro.

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Si inizia con "Massoneria", il loro splendido disco a cui speriamo possano dare seguito, rappresentato con la title track, l'esaltante "Guerra Santa" e "Militia Templi", una tripletta che è già sufficiente a constatare lo stato di forma dei guerrieri della rosa croce, a dir poco strepitosi nonostante uno stato febbrile dell'indomito Ciape che ovviamente non può essere piegato da un vile virus che non sa che il nostro è forgiato dal fuoco e dall'acciaio.
Lo spettacolo è uno spettacolo anche sotto al palco, dove irriducibili estasiati intonano come fosse una preghiera "I Vermi della Terra", uno dei loro brani più riusciti ed emozionanti, reso ancor più prezioso dall'uso della lingua italiana rispetto alla pur valida versione originale di "Worms of the Earth", uscito nel 2003 su Scarlet Records e loro unica pubblicazione in lingua inglese.

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Io stesso, a lato del palco, mi rendo conto stupendomi di quanto la musica (e non solo) dei Rosae Crucis sia dentro la mia anima e la mia essenza quando senza alcuna difficoltà mi ritrovo a cantare a squarciagola il testo integrale delle conclusive ed immortali "Fede Potere Vendetta" e "Crociata", nonostante la mia attuale difficoltà sempre più crescente a memorizzare qualsiasi cosa. Ma la fede è fede e rischiara ogni lacuna ed incertezza.
Il concerto finisce in un tripudio ed io semplicemente sorrido nel realizzare, coscientemente e con un pizzico di orgoglio, che i Rosae Crucis sono senza dubbio tra le band più importanti della mia vita.

Passano gli anni e siamo sempre in piedi al vostro fianco!
Custodi di una fede che combatte il nuovo mondo!


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Al pari del gruppo tiburtino, non posso nascondere la mia venerazione per gli headliner della serata, sin dai primordi fino all'ultimo strepitoso "Pompei". Conosciuti "in diretta" solamente ai tempi di "War Tears" per motivi anagrafici e poi approfonditi sin dal debutto omonimo del 1987 per poi seguirne l'evoluzione di uscita in uscita, non posso che apprezzarne ogni volta una sfumatura in più, un dettaglio, un'emozione, unita ad una grande semplicità che è simbolo invece dei più grandi.
Come immaginavo - e con estrema soddisfazione - viene priviliegiata la loro ultima opera pubblicata nel 2020 in piena pandemia ed eseguita per intero. Disco che peraltro conosco letteralmente a memoria, ascoltato fino all'ossessione sia su cd sia nella versione live "Rising from the Silence", che pubblicizzammo anche qui su Metal.it con una splendida diretta con la band, eseguita al Teatro Metropolitano di Piombino di fronte ad una platea fantasma, simbolo di un'era oscura da cui ci auguriamo di non dover più difenderci, per scelta o per obbligo.

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La formazione è quella di una vita, le colonne Gianni Nepi e Paolo Ninci, sempre in formissima e così autentici, ed i "giovani" Francesco Sozzi e Longhi, sebbene solo quest'ultimo sia stato così spesso nominato al microfono in un grazioso siparietto che non tradisce mai la simpatia e l'empatia dei nostri con il pubblico, tra cui presenziano anche fan venuti direttamente da Svezia ed Inghilterra, ad ulteriore testimonianza del valore e della stima che i Dark Quarterer si sono meritati in decenni di Arte.

Le gravi e drammatiche "Vesuvius", "Welcome to the Day of Death", "Panic" (che è già un super classico della formazione toscana) sciorinano "Pompei" in tutta la sua avvenenza, interrotte solamente da una graditissima sorpresa, ovvero l'esecuzione di "Oscurità", la versione in italiano della splendida "Darkness", uno dei pezzi più intensi non solo del succitato "War Tears" ma della loro discografia, e nemmeno provo a nascondere le lacrime che hanno solcato il mio viso mentre ascoltavo dal vivo il brano che mi ha accompagnato per mano fino all'ultimo passaggio in questi mesi appena trascorsi.

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Si riprende con l'immensa "Plinius the Elder", probabilmente il brano che preferisco in assoluto di "Pompei", e si chiude con "Gladiator" e "Forever"...ma c'è ancora tempo per uno sguardo al passato con "Devil Stroke", anch'esso tra le mie grazie fin dal primigenio ascolto di quel "The Etruscan Prophecy" che mi fece innamorare dei DQ nel 1988, e di nuovo prestazione superba da parte di tutta la band.

Nonostante l'orario di accendere le luci di sala sia ormai giunto, si osa ancora andare avanti un'ultima volta ed aggiungere un ultimo pezzo perchè non si può concludere uno show senza la celebrazione proprio di "Dark Quarterer", in cui ognuno dei presenti tributa la propria stima e ringraziamento, ed i nostri sono così scaltri da organizzarsi e mettersi d'accordo "al volo" ed inserire il finale di "Last Song" o "Ultima Canzone" se volete, tratta da quel capolavoro totale di "Violence" del 2002 (e pensare che la prima volta che lo ascoltati ne rimasi deluso...che stolto!) con cui i nostri si congedano da una Roma grata e cosciente di trovarsi di fronte ad una delle band più importanti, innovative e sensibili di tutto il nostro panorama musicale di sempre.

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Io, come al solito, non vedo l'ora di poter ripetere nuovamente quest'esperienza.
Ed ancora, ed ancora, ed ancora, finchè il tempo me lo permetterà.

Si ringrazia Altamira Events per la sempre impeccabile produzione e l'ospitalità dimostrata ogni volta.
Si ringrazia Riccardo Arena per i suoi splendidi scatti, di cui potete vedere la completa galleria fotografica a questo link.

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Report a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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