(20 febbraio 2016) Constraint + Revenience + Sailing To Nowhere @ Borderline (MO)

Info

Provincia:MO
Costo:5 €
Ci si lamenta spesso e volentieri che il music biz ormai sia diventato abbastanza monotono e che di rado ci si imbatta in qualche realtà musicale innovativa o che offra qualcosa di particolarmente interessante. Ebbene, dopo le bellissime scoperte fatte con Logical Terror, Ever-Frost e Sleeping Romance, Modena ci sorprende per l’ennesima volta, presentando un’altra nuova band che, a parere di chi scrive, meriterebbe l'attenzione di tutti gli amanti del panorama sinfonico/metal: i Constraint, qui al loro “debutto” di fronte ad un pubblico più vasto e freschi di una prima release che sembra averli già lanciati anche al di fuori dello stivale. Desiderosa di vedere questi giovanissimi in azione, accompagnati per l’occasione dai bolognesi Revenience e dai romani Sailing To Nowhere, ho voluto prendere parte al release party che si è tenuto lo scorso 20 febbraio dentro le mura, ormai diventate domestiche per la sottoscritta, del Borderline di Modena.

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Giunta al locale con la paura di essermi persa il set del primo act, scopro con mia grande sorpresa che la serata sarà anticipata da una sorta di sfilata dove alcune sedicenti ragazze hanno partecipato al concorso di “Miss Centaura 2016”. Colta un attimino impreparata, non mi resta che attendere la conclusione di questa piccola parentesi, conclusasi tra le ovazioni più svariate del pubblico maschile. Al termine, ecco che prende il via la vera serata che, in questa sede live, proporrà tre validissime band “made in Italy”, tutte fresche di esordio discografico.


Spetta, quindi, ai Revenience dare inizio alle danze. Visti già qualche settimana prima in occasione della tappa bolognese dei Temperance, la band ha modo di presentare il suo primo full length, “Daedalum”, che nel giro di poco tempo ha ottenuto ottimi riscontri sia dal pubblico, che dalla stampa specializzata. Esattamente come accadeva in quel di Bologna, la band offre all’audience modenese un assaggio completo del disco, regalando uno show di tutto rispetto. I bolognesi sono in forma, carichi ed energici al punto giusto, tanto che alcuni membri, nonostante la concentrazione e forse un pochino di emozione, si sono concessi persino qualche buffo momento immortalato immediatamente dai fotografi presenti in sala. La cantante Debora Ceneri si rende ancora una volta protagonista di un’altra brillante performance, spesso accompagnata da qualche timido sorriso. Applaudito a piene mani, il quintetto bolognese si porta a casa altri nuovi fan che, sono certa, avranno modo di sostenere questa band come merita. Ancora una volta, con un bel sorriso stampato in viso mi trovo a ribadire il mio pensiero: questa band meriterebbe seriamente una maggiore attenzione sia in patria che all’estero e, nella speranza di poterli vedere “camminare con i giganti” del settore in un futuro non troppo lontano, vi invito a dare loro tutto il supporto possibile, poiché, come già detto, l’Italia ha ancora molto da offrire a livello musicale!


Un rapidissimo cambio di scenografia ed ecco che la seconda band fa il proprio ingresso sul palco. Avendo sentito parlare bene dei Sailing To Nowhere e avendo saputo qualche giorno prima che questi giovani avrebbero avuto il piacere di condividere il palcoscenico con quei burloni degli Alestorm al Circolo Colony, la curiosità volta a questo ensemble era veramente forte! Il sestetto romano presenta quasi interamente il proprio esordio discografico, “To The Nowhere” ed offre una prestazione energica, che nel giro di pochi minuti trascina l’intera audience modenese, merito del frontman Marco Palazzi e della nuova singer Federica Garenna, abili entertainer e la cui vitalità ha impressionato a dovere un pubblico sempre alla ricerca di nuove sfide e di nuovi act da scoprire. Sicuramente la cosa che più mi è rimasta impressa è stata l’energia sfoggiata dalla nuova singer che, sorridente come non mai, ha veramente stupito l’audience sia per l’energia fisica sprigionata, sia per l’energia canora che poche cantanti hanno poiché, si sa, la voce è uno strumento che bisogna saper usare nel modo giusto e Federica Garenna è stata abile nel sapere sfruttare al meglio la propria voce, regalando una performance veramente mirabile. Una grande rivelazione questi Sailing To Nowhere che, nonostante il poco tempo messo a loro disposizione, hanno offerto un bel set che è volato via fin troppo velocemente e che avrebbe meritato un po’ più di spazio, ma si sa, purtroppo i tempi vanno sempre rispettati e i romani sono pronti a cedere il passo alle vere star della serata: i modenesi Constraint.


L'attenzione, come prevedibile, era tutta catalizzata su questa giovanissima band, composta da ragazzi poco più che ventenni. Il mio approccio con i Constraint è avvenuto in maniera casuale e totalmente inaspettato: grazie ad alcuni amici, avevo scoperto che i Revenience si sarebbero esibiti a Modena in supporto a questa band, per cui tutto ciò non ha fatto che alimentare la mia già forte curiosità nei confronti di questa fresca realtà musicale. Qualche giorno prima dello show, mi ero documentata in rete e avevo scoperto che la band, proprio durante la settimana del release show, avrebbe dato alle stampe il suo debutto, “Enlighted By Darkness”, disco che in Italia ha guadagnato pochi riscontri ma che all’estero ha già fatto incetta di giudizi molto più che positivi. Già dal loro ingresso, l’attenzione è tutta rivolta alla bella Beatrice Bini, vera star della serata; la cantante ha modo questa sera di mostrare tutta la sua bravura, una sicurezza ed un’esperienza che mai mi sarei immaginata di vedere da una ragazza così giovane. In questa sede, il giovane combo ha modo di promuovere dal vivo nella sua interezza la prima opera discografica, frutto di un lavoro che ha richiesto dedizione e tanto sacrificio. Nonostante qualche piccolo iniziale inceppo, la performance scorre egregiamente ed è bello poter constatare quanta energia arrivi direttamente dal palcoscenico ad ogni singolo spettatore. Seppur il genere sia ormai conosciutissimo e largamente abusato, c'è da dire che questi ragazzi sono riusciti a costruire un qualcosa di più personale, forse merito anche delle linee vocali di Beatrice, per nulla “accostabili” a quelle già conosciute in questo ambiente. Esibirsi di fronte ad un pubblico numeroso, in vista di una situazione particolare come potrebbe essere la presentazione del primo disco, deve avere giocato un ruolo importante per questi fanciulli che, visibilmente emozionati e un poco tesi, hanno saputo regalare una performance unica nel suo stile, arricchita per l'occasione dalla partecipazione straordinaria di due musicisti altamente qualificati, come la flautista Marina De Palma e il violinista Davide Borghi, autori di momenti di puro brivido. Durante l'esibizione la band è riuscita a sorprendermi ulteriormente, non solo per la tecnica e la competenza dei ragazzi, ma anche perché ha volutamente riservato due chicche inedite: il singolo di lancio, considerato un forte antipasto di quello che avremmo ascoltato nel corso della serata, mi ha riportato alla mente un brano dei Draconian, “The Last Hour Of Ancient Sunlight” (2011), a causa di alcuni passaggi finali che mi hanno fortemente ricordato la melodia di quel brano specifico, seppur le due band non abbiano nulla in comune fra loro; inoltre Beatrice ha voluto intrigare ulteriormente il pubblico presentando una rivisitazione di “Over The Hills And Far Away”, celebre brano di Gary Moore diventato un evergreen grazie alla reinterpretazione dei Nightwish, cantata a squarciagola da tutti i presenti, tra cui la sottoscritta. Sinceramente, da questa band mi sarei aspettata la sola esecuzione del disco e, con mio grosso stupore, devo ammettere che questi fanciulli mi hanno riservato una sorpresa spettacolare. Nel corso degli anni, ho avuto modo di sentire tantissime cover dedicate a questo pezzo, ma quella presentataci questa sera è sicuramente una delle rivisitazioni più belle che io abbia sentito, per cui tanto di cappello a Beatrice e ai suoi compagni di avventura! Nel complesso è stato uno show veramente degno di lode e, calcolando che il tutto è stato eseguito da ragazzi giovanissimi, mi fa pensare che forse qualcosa di buono in questo vasto e affollato ambiente ci sia ancora. Orgogliosamente, mi sento di dire che spero che anche questa band possa avere l'attenzione che si merita, nella speranza di poterla vedere tra 5-6 anni, o forse anche meno, di spalla a qualche band grossa. L’entusiasmo c’è, il potenziale non manca… e da una band come questa, che ha tanta voglia di mettersi in gioco e che ha dato la piena dimostrazione che nella vita tutto è possibile, non si può che aspettare il meglio!
Report a cura di Arianna G.

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