(19 maggio 2010) AC/DC: Hell ain't a bad place to be...

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Provincia:UD
Costo:non disponibile
Non pago delle esperienze extra sensoriali del giorno prima al concerto dei Kiss di Milano, decido di proseguire il mio viaggio all’insegna del rock‘n’roll per quel di Udine, dove in serata si esibiranno gli AC/DC. La data, già sold out da mesi, è di quelle da non perdere assolutamente, visto che Brian Johnson ha più volte fatto intendere che non sarà ancora lunghissima la carriera della band, quindi onde evitare di non vederli mai dal vivo, mi sono sciroppato volentieri tutti i km per arrivare fino in Friuli. Una volta giunto nei pressi dello stadio il colpo d’occhio è di quelli impressionanti. Già migliaia e migliaia di persone sono sul posto, e la cosa più divertente è che le fasce d’età variano tantissimo, quindi si possono trovare i bimbi di 4-5 anni accompagnati dai genitori, così come i rocker incalliti sessantenni. Potenza di Angus e soci… E una volta entrati nello stadio la cosa si fa ancora più emozionante, visto che gli spalti sono già completamente pieni in ogni dove, mentre il prato si riempirà (anche se ad onor del vero non del tutto) soltanto qualche ora dopo. Le cifre ufficiali parlano di 47000 persone presenti, e scusate se è poco…

Qualche giorno prima del concerto c’è stato un comunicato che annunciava le band di apertura per lo show di Udine, che, personalmente, mi ha lasciato abbastanza deluso. La prima a salire sul palco è la Maurizio Solieri Band. Per i più distratti di voi, Solieri è il chitarrista storico del Vasco nazionale, che ha pubblicato da poco un album solista a suo nome. Accompagnato da Claudio “Gallo” Golinelli al basso, anche lui con Vasco, e da Michele Luppi alla voce, che voi sicuramente ricorderete per il suo passato nei Vision Divine, Maurizio ci propone quattro brani, di cui tre estratti dall’album in questione. Sinceramente sono rimasto abbastanza deluso, visto che al di là degli assoli, molto validi, si è trattato di tre brani decisamente privi di mordente, e anche il ruolo di Luppi, singer veramente molto dotato, è risultato quasi ridicolo. Riff scontati, poco mordente, i brani scorrono via senza lasciare segni, se non nei ragazzi stipati in prima fila, ma si sa che in genere quelli sono i posti occupati da chi si esalta a prescindere, solo per il fatto di essere lì. Chiude lo show una cover in inglese (perché poi non in italiano?) del celebre brano di Vasco “C’è chi dice no”, che di certo non risolleva le sorti di uno show decisamente sotto tono, complice anche un audio veramente basso e qualitativamente non al top. Occasione semi sprecata per Maurizio…

Nel frattempo il sole sta calando, si son fatte ormai le 20, e sta per salire sul palco la seconda band di apertura. Sinceramente mi viene l’orticaria anche solo a scrivere il loro nome in questo report, visto che, non si sa per quale assurdo motivo (sì, ok, si sa quale è il motivo, ma volevo evitare di infierire troppo) gli organizzatori hanno deciso di chiamare a suonare Le Vibrazioni!!!! Ma dico io, ma siamo impazziti? Con decine e decine di ottime band che potevano suonare, mi vai a chiamare Le Vibrazioni??? Ma allora te la cerchi… Poi non ci lamentiamo che il pubblico italiano sbrocca e inizia a lanciare di tutto sul palco, non diamo sempre la colpa ai ragazzi, perché tutto sommato cose del genere potrebbero tranquillamente essere evitate. Fortunatamente on stage non è arrivato granché, non è successo come in numerosi Gods Of Metal dove il palco è stato letteralmente sommerso di oggetti di ogni tipo, però un fischio continuo di disappunto non gliel’ha tolto proprio nessuno. Non voglio scendere nel dettaglio perché preferisco non parlarne di questo gruppo, scialbo, inutile, assolutamente fuori contesto, spocchioso. Che è riuscito a non farsi fischiare soltanto quando ha chiamato sul palco (mossa prevedibilissima, per cercare di recuperare qualche punto) il Pino nazionale. Scotto viene accolto con calore, e ancor più quando dedica il brano da lui eseguito con la band, “Rock and roll” dei Led Zeppelin, al mitico Ronnie James Dio. Applauso da parte di tutti noi per un personaggio che ha lasciato un vuoto incolmabile nel metal… Ad ogni modo, la band esegue il brano come da far suo, quindi senza il piglio giusto, mentre Pino se la cava alla grande, ma tutto ciò non è bastato, visto che per l’ultimo brano suonato sono ripresi incessanti i fischi di cui sopra… Uno scempio metterli prima di una leggenda vivente del rock…

Il sole è definitivamente tramontato, sono le 21.30, e puntuali come un orologio svizzero arrivano sul palco gli AC/DC. È un boato ad accogliere le prime note di “Rock‘n’roll train”, accompagnata dall’ormai celebre cartone animato… I suoni sono diventati finalmente potentissimi, e i 47000 presenti iniziano a farsi sentire fin da subito, tant’è che spesso e volentieri, durante tutto il concerto, i cori dello stadio sovrasteranno la voce del buon Brian. E a proposito del singer… ero convinto di trovarlo un po’ spompato e senza voce, invece a parte alcuni brani decisamente difficili, tipo “Hells bells”, ha dato vita ad una signora performance, sia dal punto di vista vocale che scenico, sorprendendomi non poco… Ma è subito tempo di classici: “Hell ain’t a bad place to be” e soprattutto “Back in black”, che non mi aspettavo così subito, seguita da “Dirty deeds done dirt cheap”, “Shot down in flames”, “Thunderstruck”… Non c’è tempo per fiatare, sono tutti pezzi da cantare a squarciagola insieme a Brian. E se del singer vi ho già parlato, e se è praticamente inutile rimarcare la precisione chirurgica dei tre ritmici, come sempre in seconda linea rispetto ai due mattatori, è veramente incredibile vedere come quel folletto di Angus ce la faccia ancora a scappare da una parte all’altra del palco, con l’immancabile gambetta a scandire il tempo dei brani, il tutto, naturalmente, senza sgarrare una nota manco a pagarlo… E non pago di tutto ciò, si concede l’immancabile strip tease sulle note di “The Jack”, con tanto di boxer con il logo del gruppo in bella vista sulle chiappe… Ed eccola “Hells bells”, introdotta dalle immancabili campane, suonate da Brian, letteralmente appeso al batacchio, e il pubblico è in visibilio. C’è tempo per “Shot to thrill” e “War machine”, quarto brano estratto dall’ultima fatica in studio, “Black ice”, prima che una vera e propria valanga di classici ci sommerga: “High voltage”, “You shock me all night long”, “T.N.T.”, “Whole lotta Rosie”, con l’immancabile bambolona gonfiabile in abiti discinti, e l’immancabile “Let there be rock”, con tanto di assolo di chitarra di Angus Young, che tra una salita sul montacarichi e un’uscita ad effetto dietro la batteria tiene letteralmente in pugno la marea di presenti qui allo Stadio Friuli. La band si congeda, si riposa qualche minuto, ma tutti sappiamo che non è ancora finita, non può essere finita, perché all’appello mancano ancora due mitiche canzoni. Ed è proprio l’immortale riff di “Highway to Hell” a riportare il quintetto on stage, nel delirio generale, e vi assicuro che vedere tutta quella gente saltare sulle note del ritornello è un’esperienza che lascia senza fiato… È il tempo dei saluti, e quindi non poteva mancare “For those about to rock”, che congeda, questa volta definitivamente, e con tanto di fuochi d’artificio, la band dal pubblico…

Io sono rimasto davvero senza fiato, erano anni che non assistevo ad uno show tanto intenso e potente, in cui tutto è andato alla perfezione, ma soprattutto mi ha fatto riflettere come questi arzilli cinquantenni, sessantenni per quanto riguarda Cliff Wiliams e Brian Johnson, siano ancora in grado di stregare una platea e tenere tutti in pugno, con una freschezza e una tranquillità disarmanti, come se stessero facendo una partita a carte comodamente seduti in poltrona. E poi la professionalità, quella che solo le grandissime band hanno, quella che ti lascia impietrito e imbambolato per tutto il concerto… Rispetto al concerto dei Kiss della sera prima, questo degli AC/DC è stato sicuramente meno spettacolare, più sobrio, dal punto di vista scenico, ma molto molto più concreto da quello strettamente musicale. In ogni caso due grandissime band, che interpretano il rock‘n’roll in due modi diversi, ma in entrambi i casi stupendi… Cos’altro aggiungere… la mia doppietta me la sono fatta, mi spiace per chi non ha trovato i biglietti o si è dovuto perdere gli show per altri motivi, perché si è perso due spettacoli straordinari, quello di stasera forse ancora di più, visto che essere uno dei 47000 presenti dà un’emozione particolare… That’s the way I wanna rock n roll…
Report a cura di Roberto Alfieri

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 24 feb 2011 alle 14:39

Ho letto tutto l'articolo perchè proprio non ci volevo credere - forse non sto realizzando nemmeno ora... Le Vibrazioni prima degli AC/DC??? Che mal di panza...

Inserito il 01 giu 2010 alle 14:33

Due cose veloci, anche perché non c'ero... 1) Pino Scotto è un'indecenza, ma lo si sa da un bel po'. Il problema non è lo sparare a zero (perché su tante cose ci può stare) ma il fatto che lo fa senza avere la minima cognizione di quello che sta dicendo. Io posso criticare chiunque, ma se non mi documento faccio solo la figura del pirla. Esempio: il video così tanto gettonato su youtube, dove si scontra con Federico Moccia. Ma io dico, non vi siete accorti che lo ricopre di insulti per venti minuti ma non sa fornire una, UNA motivazione valida sul perché i suoi libri fanno cagare?? Per non parlare poi di quando, su Rock TV, pretende di dare giudizi sulla politica... ma per favore!! E le centinaia di metallari che lo osannano sempre e comunque, "Pino di qua, Pino di là", non fanno altro che fare il suo gioco... 2) Le Vibrazioni. Ok, scelta sciagurata, ok anche a me fanno abbastanza cagare. Però penso che siano un gruppo con alle spalle una carriera di tutto rispetto e una proposta artistica interessante e non per forza banale. Ora, ripeto, a me non dicono nulla ma la sensazione è che i fischi con cui sono stati accolti derivino più da chiusura mentale dei partecipanti allo show piuttosto che da giudizio motivato sulla band in questione. Posto che fischiare è sempre indecente, anche se ci fosse sul palco Gigi D'Alessio, il metallaro o rockettaro medio che dir si voglia non è mai stato particolarmente aperto musicalmente (parlo dell'Italia ovviamente). Magari mi sbaglio e spero proprio di sbagliarmi, ma se prima degli AC/DC ci fossero stati i Radiohead o (per restare in Italia) i Perturbazione, sarebbe finita esattamente allo stesso modo...

Inserito il 29 mag 2010 alle 02:28

Pino Scotto è quanto di più osceno ci sia in Italia. Da notare anche tutta la merda sputata sulle Vibrazioni prima di avviare qualche collaborazione col loro cantante. Per quel che riguarda i commenti riferiti a B.Johnson beh... no comment. Poveretto. Ma come dice argutamente Andrea, una comparsa davanti a una folla oceanica non si nega a nessuno.