Copertina 5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2023
Durata:5 min.
Etichetta:Gruesome Records

Tracklist

  1. ASHES
  2. BUILT BY DEAD HANDS
  3. REMEMBRANCE
  4. LEPER BY THE GRACE OF GOD
  5. FUTILE EFFORT TO BREATHE
  6. SERENITY ABANDONED

Line up

  • Henry Randström: bass
  • Ilkka Laaksonen: vocals, lyrics, arrangements
  • Mika Elola: drums

Voto medio utenti

Non sempre l’impegno paga.

E’ il caso dei finlandesi God Disease che, con il loro secondo album, intitolato Apocalyptic Doom, uscito per la Gruesome Records, si rendono autori di un lavoro pieno di buone intenzioni ma, obiettivamente, debole.

La band di Helsinki infatti, guidata dal vocalist Ilkka Laaksonen, ci propone un disco incentrato su scelte stilistiche poco convincenti, che danno luogo a composizioni caratterizzate da un sound soporifero ed eccessivamente statico; situazione palesemente evidente sin dalle iniziali e boriose Ashes, Built By Dead Hands, che prosegue poi con Futile Effort to Breath, fino a giungere alla conclusiva e scialba Serenity Abandoned.
Probabilmente, nelle intenzioni dei Nostri, la proposta musicale avrebbe dovuto coincidere con una sorta di corposo doom che, mischiato al dinamismo del death, avrebbe avuto il compito di trasmettere energia ed emozioni di cui però, sinceramente, qui non v’è traccia alcuna; per tutta la durata del disco si attende un cambio di marcia, che però, non arriva mai.

Le potenzialità dei God Disease tuttavia, non sono del tutto inesistenti, il problema é che sono concentrate interamente in un unico brano, intitolato Leper By The Grace Of God in cui, nonostante il solito inizio ipnotico e scontato, la struttura del pezzo appare leggermente più articolata, aprendo a soluzioni alternative ed offrendo spunti interessanti, che potrebbero generare un briciolo di pathos e spezzare la forzata riproposizione del medesimo schema, il quale invece, alla lunga, finisce sempre per prevalere su tutto il resto.

Alla fine quindi, Apocalyptic Doom si rivela un lavoro estremamente piatto, reggendosi costantemente sul medesimo canovaccio troppo prevedibile ed oltremodo ripetitivo, che tende a svilire anche i momenti migliori di questa fatica discografica.

Sarà per la prossima volta (?)
Nel frattempo, peccato!



Recensione a cura di Ettore Familiari

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