Arena - Ten Years On (1995-2005)

Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2006
Durata:71 min.
Etichetta:SPV
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. SMOKE & MIRRORS
  2. SKIN GAME
  3. THE HANGING TREE
  4. THE BUTTERFLY MAN
  5. CHOSEN (LIVE)
  6. EMPIRE OF A THOUSAND DAYS
  7. CRACK IN THE ICE
  8. SALAMANDER
  9. BEDLAM FAYRE
  10. SOLOMON

Line up

  • Mick Pointer: drums
  • Clive Nolan: keyboards
  • John Mitchell: guitars
  • Rob Sowden: vocals
  • Ian Salmon: bass

Voto medio utenti

"Nuovi arenauti cercasi", questo in sintesi l'appello lanciato dalla new prog band inglese con l'uscita di un greatest hits ben poco appetibile per i fans (a parte la versione di "Empire of a thousand days" ricantata da Rob Sowden) che attendono impazienti l'uscita in dvd del "Pepper's ghost "tour. Confezione impeccabile con booklet dettagliato che narra la storia di una band nata quasi per gioco 10 anni dopo la cacciata dai Marillion di un drummer (Pointer) che, sotto l'ala protettiva di Clive Nolan (Pendragon, Landmarq) con "Songs from the lions cage" (l'estratto è la monumentale "Solomon") risveglia gli interessi verso un genere da molti considerato in decadenza dopo l'uscita di Fish dai Marillion. E' un new prog guidato dalle scorribande e sciabordate delle tastiere di Nolan, ma il disco ha successo, quindi perchè non riprovarci? Con "Pride" fa il suo ingresso al basso John Jowitt (Iq) ed il più convincente frontman Paul Wrightson, e la trascinante "Welcome to the cage" diventa l'anthem per eccellenza della band in tutti i concerti (purtroppo omessa in questo cd per far posto a "Empire of a thousand days"), con Nolan ancor assoluto dominatore, un'immancabile epica lunga traccia finale ("Sirens") ed il proseguire di quella "Crying for help" che verrà poi raccolta tutta in un solo cd aggiunta all'inedita "The healer", ma la svolta arriva nel 1998 con l'ingresso del giovane chitarrista John Mitchell che rimpiazza Keith More. "The visitor" è ancora oggi giustamente considerato il capolavoro degli Arena, un concept rock in cui il lavoro di Mitchell rompe il predominio delle tastiere di Nolan e dove i testi e le atmosfere si fanno più realistici, cupi, tristi fino a raggiungere momenti di grande intensità nei brani finali ("enemy without", "Road to Damascus" e la title track conclusiva, escluse dalla compilation, a cui sono state preferite "Crack in the ice" e "The hanging tree"), è il disco di una band che raggiunge maturità artistica e popolarità anche tra i fans di Rush e Pink Floyd, attirati soprattutto dall'artwork molto suggestivo Hugh Syme ripreso in parte nella cover di "Ten years on", ed il relativo tour di supporto li vede transitare a Vigevano in una palestra scolastica alquanto gremita. L'abbandono di un frontman valido ed essenziale perfettamente integrato nello spirito della band viene risolto con l'arrivo di Rob Sowden, e "Immortal" (2000, rappresentato da una versione live di "Chosen" e "The butterfly man") riprende il discorso musicale iniziato con "The visitor" alternandosi tra ballads acustiche e raffinato prog rock di stampo pinkfloydiano, ma è nel 2003 che avviene l'impensabile: "Contagion" entra nelle classifiche olandesi e tedesche, degno riconoscimento di un disco di poco inferiore a "Visitor" con strutture molto più semplici e dirette nei brani senza rinunciare alle influenze progressive (gli estratti "Skin game e "Salamander" ne sono una prova), e nel 2005 anche "Pepper's ghost" fa ingresso nelle charts europee, aiutato molto da un artwork straordinario (il migliore concepito per la band, in cui ogni membro è associato ad un personaggio del fumetto "La leggenda degli uomini straordinari") e sospeso tra atmosfere tristi e cupe ("Eyes of Lara Moon, "Tantalus") rischiarate da brevi bagliori di chitarra e tastiere, hardprog inglese di estrazione Threshold ("Purgatory road") ed il ritorno al lungo brano epico finale con tanto di coro operistico ("Opera fanatica") e lunghi inserti strumentali che aprono grossi varchi per gli svarioni di Nolan e Mitchell, gli estratti "Smoke & mirrors" e "Bedlam fayre" sono troppo pochi per valutare la bellezza di un disco così vario che segna la completa maturità del cantato di Sowden, qui costretto a superarsi per adattarsi alle molteplici atmosfere presenti in ogni brano. E' una compilation destinata a destare l'interesse verso un più completo approccio alla band che deve iniziare sicuramente con l'acquisto di "The visitor" e "Pride", se poi non riuscite a trattenervi dal cantare a squarciagola il refrain di "Enemy without" ("Don't let the child die here") e a mantenere la calma davanti a "Welcome to the cage", il contagio per voi è solo iniziato.
Recensione a cura di Carlo Viano

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