Copertina 9

Info

Anno di uscita:2012
Durata:45 min.
Etichetta:Season Of Mist

Tracklist

  1. ENDLESS ENDEAVORS
  2. KARMA'S PLIGHT
  3. CIRCLE
  4. COSTUMED IN GRACE
  5. COSMOS
  6. CRAWL ABOVE
  7. MIRROR CHILD
  8. ROAD TO YOU
  9. BELONG
  10. NOT THE SAME

Line up

  • Aruna Abrams: vocals
  • Paul Masvidal: guitars, vocals
  • Sean Reinert: drums, keys
  • Chris: Kringel: bass
  • Jason Gobel: guitars, synth

Voto medio utenti

Questo che vado a presentarvi oggi, cari lettori di Metal.it, non è assolutamente un disco Heavy Metal, anzi tutto il contrario. Allora perché, mi chiederete voi, lo proponi su un sito specializzato in tal determinato genere musicale? A questa, oltretutto lecita, domanda potrei rispondervi in svariati modi, uno dei quali potrebbe consistere nel tirare in ballo il solito discorso della necessita di aprirsi a stili e generi diversi da quelli che si fruiscono abitualmente, però la mia motivazione è un'altra, infinitamente più semplice: ci tengo a porre alla vostra attenzione questo lavoro perché risulta essere davvero bello! Tutto qui, la mia giustificazione risiede nella bellezza e scusate se è poco!

Prima di entrare nel vivo dell'album in questione occorre però fare una precisazione importante: nonostante in copertina campeggi ben visibile il logo e il nome dei Cynic, questa non è l'ultima raccolta di inediti della band, infatti ci troviamo davanti ad una ristampa del demo dei Portal, un gruppo formatosi nel 1994 e scioltosi nel 1996 e che annoverava tra le sue file: Chris Kringel al basso, Sean Reinert alla batteria e percussioni, Jason Gobel alle chitarre, Paul Masvidal nel ruolo di cantate e chitarrista ed infine Aruna Abrams in veste di vocalist. L'ensemble nacque in seguito allo split dei Cynic e riuscì a registrare solo una manciata di brani, gli stessi che ci vengono proposti oggi e di cui vi parlerò nelle prossime righe di questa recensione.

Fatti i dovuti cenni storici passiamo all'analisi vera e propria di “The Portal Tapes” e, non appena messo il cd nel lettore, ci accorgiamo subito dell'impalpabilità di fondo che caratterizza ogni singolo brano, infatti le due voci, maschile e femminile, si muovono su registri prettamente bassi e suadenti, in modo da creare un mood che rimane sempre in bilico tra “l'astrattezza” del tappeto tastieristico e la “concretezza” della sezione ritmica. Quest'ultima, poi, poggia su strutture di matrice tipicamente jazz riuscendo nel duplice compito di: essere ben presente ed incisiva e non snaturare l'intenzione generale del gruppo di voler produrre un disco mirante più a creare atmosfera che a far scatenare l'ascoltatore.
In base a quanto a detto fino ad ora, scordatevi quindi accelerazioni assassine, voci rabbiose e soli al fulmicotone, infatti l'uso delle chitarre è in tal frangente molto, passatemi il termine, “operaio” in quanto si pone l'obiettivo di sorreggere e donare dinamicità alle impalcature musicali, rimanendo molto in disparte rispetto alle tastiere (vere protagoniste dell'album), il tutto però senza rinunciare a delle incursioni solistiche di tutto rispetto: eleganti, precise ed ispirate.

Quello che mi viene in mente analizzando “The Portal Tapes” è una specie di connubio tra Progressive Rock di matrice settantiana e un certo Pop di classe, che rende le varie canzoni facilmente fruibili (prendete come esempio di quanto detto la splendida “Mirror Child”) e al tempo stesso interessanti da un punto di vista tecnico e strumentale, insomma: tanta sostanza senza rinunciare alla semplicità e alla facilità di assimilazione.
Una piccola nota di demerito riguarda la forse troppa omogeneità della proposta, infatti i vari brani potrebbero essere tranquillamente (e con gli ovvi accorgimenti del caso) inscrivibili all'interno un'unica grande suite, visto che viaggiano tutti su coordinate molto leggere e mantengono per lo più tempi lenti e cadenzati; ovviamente si tratta di una sottigliezza, infatti questa forte amalgama non genera nessun sentimento di noia o qualche spiacevole sensazione di già sentito.

Beh, che altro posso dirvi di più? Penso nulla, se non di ascoltare questo che, secondo il mio modestissimo parere, è veramente un signor disco, capace di immettersi in un mercato attuale in cui il revival del Progressive ha portato alla genesi di lavori certamente validi, ma spesso troppo poco personali ed anonimi, mentre qui i Portal (ben più di quindici anni fa!) ci mettono davvero del loro per piegare ai propri voleri un certo modo di intendere il rock che non sembra proprio aver voglia di andare in pensione!

Per chiudere quindi: date una possibilità a “The Portal Tapes”, vi assicuro che vi regalerà momenti piacevoli che dureranno nel tempo.
Recensione a cura di Diego ‘Wolf85’ Serafini

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 22 ott 2012 alle 17:35

bellissimo!!!!!

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