Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2012
Durata:55 min.
Etichetta:Lion Music

Tracklist

  1. HYPERURANIUM
  2. THE OTHERS
  3. THE ROAD
  4. COVERED
  5. YEAR OF THE HUNGER
  6. CLOUDS AND SHALES
  7. BEFORE ABIGAIL
  8. LIQUID MEMORIES
  9. ANTIKYTHERA
  10. VENICE
  11. THE ARISING OF VOLITION
  12. VENICE (INSTRUMENTAL)

Line up

  • Enrico Longhin: vocals, guitars
  • Davide Carraro: guitars
  • Alberto Businari: drums
  • Massimo Cocchetto: bass

Voto medio utenti

Vi giuro che trovare una catalogazione per questo "Year of the Hunger" dei nostrani The Moor è stato DIFFICILISSIMO. I veneti incorporano nel loro sound talmente tanti generi diversi che etichettarli con uno solo è davvero limitante, sia per loro sia per l'ascoltatore. Ci ho provato, ho puntato sul calderone "progressive" perchè, in effetti, se non sono prog loro chi altri può esserlo?

E basta un ascolto della prima traccia "Hyperuranium" per rendersene conto: inizia come un brano dei migliori Opeth, prosegue su ritmiche a metà tra il jazz e il grunge (giuro), ha due o tre inserti di chitarra in puro stile death metal e, perchè no, anche un po' di growl.
Poi prosegui nell'ascolto del disco e ti trovi una "The Others" che si muove in totale opposizione, ovvero con un inizio tipicamente death, per poi sfociare addirittura in uno stoner rock tipico di, chessò, Queens of the Stone Age.
Che dite, vi inizia a piacere?
In questo caso potete tranquillamente proseguire nell'ascolto di "Year of the Hunger", perchè le sorprese non finiscono di certo qua e in ogni canzone verrete colti da almeno un momento di controllata follia. Non partite prevenuti o con l'animo troppo conservatore però, altrimenti correte il serio rischio di rimanere spiazzati da tanta commistione di generi e sarebbe un vero peccato.
In "Covered", già sentita peraltro sul loro demo d'esordio, fa capolino un pizzico di thrash, la title-track invece nei sui 3 minuti e spiccioli di durata è TooLiana fino al midollo, la malinconica "Venice", riproposta in chiusura anche in versione strumentale, ci mostra il lato più melodico e intimistico del gruppo, grazie anche all'apporto di un'eterea voce femminile.

Insomma, ce n'è davvero per tutti i gusti e i The Moor dimostrano davvero di essere il giusto Caronte di un viaggio in qualcosa di nuovo, un viaggio molto rischioso sotto certi aspetti ma che può regalare davvero tante soddisfazioni al pellegrino più coraggioso e progressista. Consigliatissimi, almeno per un ascolto. E che non sia distratto.

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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