Copertina 6

Info

Anno di uscita:2011
Durata:51 min.
Etichetta:Tee Pee Records

Tracklist

  1. NO TIME NOR NO SPACE
  2. UP FROM THE ROOT
  3. STRAL PROJ
  4. TINY SLEEPING ANIMALS
  5. MIRRORS IN THE MUD
  6. PARALLAX EYES
  7. BUILD YOUR BEAST A FIRE II
  8. SAUCER-SHAPED SHADOW
  9. SKIN THE DAWN
  10. TWO-HEADED BROTHER
  11. HORN ANTLER TUSK
  12. MOUNTAINS ON TOP OF BURIED STARS
  13. SPACE BOLERO
  14. WHAT WE SEE WHAT WE KNOW
  15. BUILD YOUR BEAST A FIRE I

Line up

  • Trevor Tyrrell: vocals, guitar
  • Jon Rudd: guitar
  • Kenneth Cook: bass, keyboards, synth, back vocals
  • John Cassidy: keyboards, synth
  • Sean Reynolds: drums, percussion

Voto medio utenti

Premesso che non avevo la benché minima idea di chi fossero questi Weird Owl, mi sono dovuto necessariamente documentare prima di scrivere questa recensione. Scoperto che si tratta di un gruppo americano dedito, a loro dire, ad un rock psichedelico di forte stampo seventies, mi sono messo ad ascoltare l’album con un certo interesse, visto il mio amore per quelle mitiche sonorità. Beh, prima di buttare giù queste righe ho dovuto premere play ripetute volte, perché ai primi ascolti non ero riuscito ad inquadrare bene il valore dei brani. E a dirla tutta ancora adesso non sono del tutto convinto della bontà di “Build Your Beast A Fire”. Se da un lato l’impegno nel riproporre sonorità ormai scomparse può essere premiato, grazie anche ad una sapiente registrazione vintage, dall’altra i contenuti non sono sempre entusiasmanti. A cavallo tra episodi più psichedelici ed altri più acustici, sulla falsa riga di quanto proposto in passato da Neil Young, l’album non sempre convince. Ad annoiare e risultare quasi fastidiosa è proprio la voce di Trevor Tyrrell. Troppo spesso poco incisiva, dà quasi l’impressione di trascinarsi svogliatamente sulle melodie imbastite dai propri compagni di squadra. I quali, dal canto loro, danno vita ad una performance senza infamia e senza lode, anche se ci tengo a sottolineare come le trame chitarristiche siano sempre di buon gusto, sia quelle elettriche che quelle acustiche. Troppo poco, però, perché l’album decolli davvero. Quindici brani, più di 50 minuti di durata… con le premesse di cui parlavo prima capirete che è difficile far rimanere nell’ascoltatore l’interesse vivo dalla prima all’ultima traccia. Se proprio volete avere un’idea dei brani migliori del lotto, direi che “Two-headed brother” se la gioca con “Mirrors in the mud” per quanto concerne l’aspetto più rockeggiante e lisergico, mentre per quanto riguarda il lato più spiccatamente seventies date un’ascoltata a “Stral proj”. Il tutto sempre se riuscirete a non sclerare a causa della prestazione di Trevor. Insomma, di band dedite alla riscoperta dei begli anni che furono ce ne sono a bizzeffe, tra le più famose senza dubbio Wolfmother e Witchcraft, di questi Weird Owl potevamo anche farne a meno, se paragonati alle due band appena citate, molto più addentro a quelle sonorità e soprattutto con idee e livelli compositivi di ben altro spessore…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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