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Info

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Anno di uscita:1971
Durata:non disponibile
Etichetta:Capitol

Tracklist

  1. FOOTSTOMPIN’ MUSIC
  2. PEOPLE, LET’S STOP THE WAR
  3. UPSETTER
  4. I COME TUMBLIN’
  5. SAVE THE LAND
  6. NO LIES
  7. LONELINESS

Line up

  • Mark Farner: vocals, guitar
  • Mel Schacher: bass
  • Don Brewer: drums

Voto medio utenti

In Italia i Grand Funk Railroad non hanno ottenuto il successo di altre formazioni hard rock del medesimo periodo storico. Penso che questo sia dovuto al riflesso di alcune critiche targate Usa che li dipingevano come un gruppo di rozzi fracassoni privi di qualsiasi profondità intellettuale.
Siccome nei primi anni ‘70 gli unici mezzi di informazione musicale erano i pochi giornalisti specializzati o il passaparola degli appassionati, e visto che qui da noi era in auge principalmente il rock romantico ed aristocratico, cerebrale ed un po’ algido, i Funk ottennero soltanto un seguito di nicchia ed una immeritata nomea di band “minore”.
Negli States le cose andarono in modo diverso, il trio di Detroit ebbe un successo enorme, ben più grande di formazioni che oggi consideriamo caposaldi dell’hard rock. Milioni di dischi venduti, presenze oceaniche ai loro concerti, una fama da paladini dei giovani delle classi sociali medio-basse, ed una astiosità illimitata da parte della critica “impegnata” che li aveva scelti come bersagli ideali.
Motivo di tutto ciò uno stile hard schietto e ruvido, massima energia e volume, un istinto sanguigno ed essenziale per suonare più duro possibile, una fisicità oggi pienamente rivalutata dalle nuove leve dell’hard Statunitense, e penso a Five Horse Johnson, Throttlerod, Sixty Watt Shaman, e tutti gli altri che si rifanno apertamente a quel sound saturo, granuloso e ricco di libertà improvvisativa.
La discografia dei Grand Funk è vasta ed uniforme, sicuramente è mancato loro l’album cosiddetto “storico” ma la qualità media si è sempre mantenuta su livelli elevati. Dischi solidi come rocce, canzoni che contengono i principi fondamentali del genere: riffs granitici, ritmiche trascinanti, assoli stratosferici ed una pennellata di sana melodia.
“E pluribus Funk”, pubblicato nel 1971, coglie il gruppo all’apice della forma, una vera antologia di questo stile musicale. C’è l’invito a scatenare il corpo della funkeggiante “Footstompin’ music” che diverrà uno dei maggiori hit della band, c’è il messaggio semplice ma sincero contro la guerra (nello specifico quella del Vietnam, ma è valido comunque…) del potente inno “People, let’s stop the war”. Arrivano immancabili ed inossidabili le travolgenti fughe solistiche di Farner all’interno di heavy-blues come “I come tumblin” e “No lies”, e se vi procurate la versione cd con bonus tracks aggiungete una fantastica jam live strumentale titolata “Mark say’s alright” con il chitarrista letteralmente tracimante e spettacolare. Non è un mistero che i Grand Funk, come molti altri gruppi hard, trovassero la loro ideale dimensione nelle esibizioni dal vivo dove ogni canzone era il pretesto per straordinarie dilatazioni nel segno del vero spirito rock, esattamente quello che ritroviamo adesso nelle formazion i comunemente raggruppate nel calderone stoner-rock.
Ancora notevole il groove solare e spensierato di “Upsetter” impreziosita da un piccolo cameo di armonica, ed in contrasto la severa drammaticità di “Loneliness” che si avvale dell’intervento dell’Orchestra Sinfonica di Cleveland, per un brano di grande forza emotiva ed un’interpretazione vocale appassionata. In questo caso niente “donne, motori e rock’n’roll” bensì un testo impegnato sulla sovrappopolazione del pianeta, una canzone meno impulsiva del solito ma molto bella e toccante.
“E pluribus Funk” superò il milione di copie vendute, ed è il secondo titolo nella graduatoria degli incassi del gruppo, che portò avanti una carriera più che gloriosa fino al 1976, anno dello scioglimento. A mio parere coloro che vogliono costruirsi una seria discografia hard rock devono piazzare questo album, e magari qualche altro dei Grand Funk, insieme alle opere dei Purple e degli Zeppelin.

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