(04 dicembre 2021) Black Winter Fest XIII - 4 dicembre 2021 (Legend, Milano)

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Provincia:MI
Costo:non disponibile
Si è appena conclusa la tredicesima edizione del Black Winter Fest e non si può dire che non sia stato un successo di pubblico.
Aggiunta anche una giornata in Veneto vista la grande fame di musica dal vivo che in questo periodo critico, difficilmente viene soddisfatta pienamente.
Onore agli organizzatori che sono riusciti a far passare in Italia il tour denominato Black Rituals e aggiungendo bands italiane hanno dato vita all'ennesima edizione del Black Winter Fest. Ed è una cosa di cui andar fieri, dato che tutti gli altri tour vengono posticipati (ultimo quello degli Archgoat) o annullati.

Luogo del festival a Milano è il Legend Club, dopo che in un primo momento si era pensato allo Slaughter Club di Paderno Dugnano.
Arrivo appena in tempo a vedere i saluti dal palco della prima band nella bill, ossia i nostrani XXII Arcana, di cui purtroppo non posso dire nulla.

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Seconda band in tabellone sono sempre i nostrani Voland, autori di un black metal con cantato in italiano e di stampo direi folk/sinfonico. Tematiche care al gruppo sono la Rivoluzione Russa e la storia della Russia in generale (il cantante sfoggiava una tipica divisa militare russa). Sicuramente particolare, dato che tantissimi gruppi black hanno "simpatie" di tutt'altro tipo.

Dopo di loro salgono sul palco gli Almost Dead...e qui dal black passiamo ad altro. Che cosa ci facesse un gruppo thrash/groove in un tour dove tutti i gruppi sono di matrice black metal non è dato sapere ma a mio parere hanno spaccato di brutto.
Pogo continuo, stagediving del cantante (il muscoloso e inquietante italoamericano Tony Rolandelli), brani spaccaossa come Last Rite. Una sferzata di energia incredibile e un plauso per forse l'unica band statunitense in tour in Europa di questi tempi.

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Cambio veloce di strumentazione e salgono on stage i nostrani Stormcrow, autori di un black metal grezzo e glaciale che deve molto alla scena scandinava. I temi trattati si collegano alla montagna e alla misantropia (ultimo album Face the Giant, tratta molto queste tematiche). Buonissima prova di tutti, in special modo del bassista Zedar e del cantante Vastis e vincitori per il miglior corpse paint (io preferisco quello classico senza troppi fronzoli).

Prima degli Impalement vado a rifornirmi di cibo e birra e purtroppo la nota dolente è l'eccessiva coda al bar. Tanta gente e il locale ha una conformazione logistica che non aiuta, ma non si può certo imputar loro mancanza di buona volontà.
Tutti iperattivi e col sorriso sulle labbra, bravi perché indica passione e attitudine alla gestione di un locale di musica live.

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Gli Impalement sono una oneman band svizzera con all'attivo un solo LP del 2020, che propone un black/death che non mi ha molto coinvolto. Il leader Beliath si contorna di ottimi muscisti live, ma per me è mancato il "tiro".

Storia diversa con gli svedesi Diabolical, che hanno incendiato la platea con uno show molto buono e coinvolgente. Con l'arena concerti ormai piena e trascinati dal leader cantate/chitarrista Widgren, la band ha proposto in una quarantina di minuti scarsi un death/black molto interessante e corposo. Per certi aspetti possono ricordare i Rotting Christ più recenti, non avendo comunque il carisma di Sakis e soci.

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Dopo di loro è la volta di quelli che a mio giudizio sono stati i vincitori di questo festival (a pari merito con gli Almost Dead), ossia i carismatici e blasfemi Belphegor.
L'arena è stracolma e il pubblico stravede per loro. Helmut sa come portare i pubblico dalla sua parte e anche il resto della band è ormai una macchina da guerra perfettamente oliata. Questa era la terza volta che li vedevo live ed è stata la prova più coinvolgente. Hanno proposto tutti i loro classici e la scaletta mi è parsa identica a quella proposta al Meh Suff in Svizzera a settembre, ma l'atmosfera indoor ha giovato molto al loro show. Sicuramente superiori a tutti gli altri gruppi death/black del festival.

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Ormai allo stremo (ho superato i 50 e festival come questi non sono come vedere un concerto headliner + special guest), dopo un ultimo rifornimento alcolico mi accingo ad assistere allo show dei Batushka. Ammetto che della diatriba fra il chitarrista Drabikowski e il cantante Krysiuk non me ne può fregar de meno. Quelli che qui sono headliner sono quelli del cantante, a detta di molti sono i Batushka farlocchi...boh...io non capisco come abbiano potuto esser loro gli headliner al posto dei Belphegor.
Già il pubblico presente era parecchio meno di quello presente alla carneficina del gruppo austriaco, ma anche la proposta non mi ha molto entusiasmato. La band polacca propone un black metal con canzoni tradizionali liturgiche di matrice ortodossa, si camuffa sotto costumi scenici pesantissimi che ricordano un po' dei monatti satanici con in evidenza le urla stridule di Krysiuk. Il tutto accompagnato da luci sulfuree, candele accese e quintalate di incenso.
Non si può negare l'aspetto scenico di impatto e l'abilità strumentale dei componenti, ma oltre al fumo ci vorrebbero anche cospicue dosi di arrosto.

A conclusione che dire?
Un successo di pubblico impressionante (direi sui trecento partecipanti se non di più), con l'arena concerti in quasi evidente overbooking, organizzazione buona e offerta musicale più che soddisfacente.
Speriamo che i mesi a venire possano garantire sempre un'offerta live all'altezza.

Dopo quasi 2 anni di stop, la fame di live è evidente.

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Report a cura di Matt Falco

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