(18 novembre 2016) Amaranthe + Sonic Syndicate + Smash Into Pieces - Teatro Miela (Trieste)

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Provincia:TS
Costo:non disponibile
Trieste si accende di nuovo a suon di metal!

Dopo aver ospitato la creme della creme del panorama metal svedese, come Kamelot, Heat, Circus Maximus, Seventh Wonder e Eclipse, il capoluogo giuliano ospita la seconda data italiana del nuovo tour degli Amaranthe. La bellissima Elize Ryd, insieme ai suoi compari, fa tappa nella magica città aristocratica di confine per un nuovo ed imperdibile live al prestigioso Teatro Miela, volto a presentare il nuovo lavoro della band, “Maximalism”. Ad accompagnare il combo, altri due validi act “made in Sweden”, i Sonic Syndicate e gli Smash Into Pieces.

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A causa del traffico fin troppo congestionato, giungo alla venue giusto in tempo per assistere all’encore del set proposto dal primo act. La band capitanata dal vulcanico Chris Adam Hedman Sorbye, qui alla sua seconda prova in veste di supporter degli Amaranthe, torna a calcare il palcoscenico con una lineup che vanta per l’occasione un misterioso batterista, il cui volto rimarrà sempre coperto da una maschera raffigurante il logo dell’ensemble di Orebro e sfodera un’energia che farebbe invidia a qualsiasi gruppo attuale. Un vero peccato aver perso una performance che sembra aver riscaldato a puntino gli animi degli spettatori, già belli entusiasti e pronti a godere una serata ricca di sfaccettature.
Scaletta: Stronger / Higher / Rock 'n' Roll (The Apocalypse Tribute) / Let Me Be Your Superhero / My Cocaine / Merry Go Round / Disaster Highway

Dall’alternative metal degli Smash Into Pieces si passa decisamente a qualcosa di più pop! Assenti da circa sei anni sul suolo italiano, i Sonic Syndicate, famosi fino a pochi anni fa per essere una delle realtà più promettenti del panorama melodic death metal svedese, si presentano in una veste completamente nuova e con una proposta musicale del tutto differente a quella a cui ci avevano abituato negli anni passati. Sulle note di “Confessions”, titletrack dell’ultimo lavoro discografico, appare evidente il cambio di rotta che la band ha voluto intraprendere dopo lo spiacevole allontanamento della precedente casa discografica, la quale, come dichiarato dallo stesso frontman nella intervista rilasciata a Metalit, avrebbe deciso di fare un passo indietro poiché non più interessata al cambio di direzione musicale fortemente voluto dal combo di Stoccolma.

Nonostante sia difficile accettare una svolta così imprevedibile, la proposta del quartetto sembra allettare il pubblico triestino, il quale partecipa attivamente. Nathan James Biggs sembra percepire il forte responso degli astanti e questo entusiasmo sembra caricarlo a molla: infatti, durante i 45 minuti messi a disposizione, il vocalist, che sfoggia un fisico palestrato per la gioia delle fanciulle presenti in sala, salta come un grillo da una parte all’altra del palcoscenico. Una foga che a sua volta incoraggia ancora di più gli spettatori e che raggiunge il suo apice nei pezzi finali della scaletta, come “Revolution, Baby” e il singolone “Start A War”, dal forte appeal radiofonico.

Una buona prestazione che, purtroppo, viene penalizzata da alcuni problemi vocali del cantante, che in certi frangenti sembra forzare parecchio il proprio timbro vocale per raggiungere determinate note ma che, nel complesso, sembra particolarmente apprezzata.
Scaletta: Confessions / Life Is Not a Map / Beauty and the Freak / I Like It Rough / Burn This City / It's a Shame / Revolution, Baby / Turn It Up / Start A War

In meno di un lustro gli Amaranthe sono riusciti a conquistare letteralmente una grossa fetta di pubblico e ad attirare su di sé un’attenzione mediatica che ha fatto il giro del mondo in pochissimi anni. Tattica efficace o frutto di un innaturale talento? La risposta tuttora rimane frammentaria, anche se è evidente che con il suo mix musicale ben congeniato, che spazia su più fronti musicali, la band scandinava ha effettivamente inventato una commistione di generi che, purtroppo, fa presa sull’attuale generazione di metal heads; proprio questa nuova sonorità, ha permesso al sestetto di Stoccolma di bruciare le tappe in tempi pressoché celeri e a riscuotere un successo mondiale come mai si era visto prima d’ora.

Con un appuntamento fisso con cadenza annuale, la bella Elize Ryd e soci tornano a farci ulteriore visita e a regalare una nuova prova dal vivo che, come da prassi, lascerà la nutrita fanbase italiana molto soddisfatta. “Maximize” dà così il via alle danze e da subito in sala il delirio si propaga. Elize, nonostante sia un po’ raffreddata appare energica e raggiante e fa sfoggio del suo solito sorriso sbarazzino che incanta e ammalia tutti i presenti, la band stessa appare in splendida forma, nonostante i ritmi pressanti a cui è sottoposta a causa dei vari tour mondiali molto estenuanti. Rispetto alle precedenti prove live a cui abbiamo assistito, la cosa che colpisce subito l’attenzione è vedere la partecipazione di Chris Adam Hedman Sorbye in veste di seconda voce: come era già stato reso noto prima di intraprendere questo nuovo ciclo, lo storico cantante Jake E Berg risulterà assente per tutta la durata del tour a causa di alcuni problemi di carattere personale e sarà, di conseguenza, sostituito dal bravissimo Chris, degno ‘erede’ e autore di una performance veramente egregia, nonostante appaia palese che si trovi molto più a suo agio in altri contesti.
Del nuovo album ci viene presentata una manciata di inediti, tra i più efficaci troviamo “Boomerang” e “Fury”, nonostante la scaletta sia più incentrata sui grandi classici della band, di cui menzioniamo gli evergreen “Hunger”, “The Nexus” e la bellissima ballad “Amaranthine”, brano che fece conoscere la band al grande pubblico europeo, alternati alle più recenti canzoni dai toni romantici “Endlessly”, eseguita dalla sola Ryd che qui si ritaglia uno spazio tutto suo, un contesto intimo dove esprimere tutta sé stessa nella sua forma più pura, e “True”, pezzo che, come ricordava il video di Patric Ullaeus, incoraggia a inseguire i propri sogni e a non arrendersi mai.

Trovano spazio in questa sede live anche alcuni pezzi che ripercorrono circa la discografia della band, arrivata ormai alla soglia del quarto album in meno di cinque anni, e che offre una scaletta molto equilibrata che soddisfa le esigenze di un pubblico sempre più avido di innovazione e pronto a scatenare la propria veemenza.

Inevitabile anche il siparietto, carino, seppur interminabile, regalatoci dal bassista Johan Andreassen, il quale si impossessa della scena per rendersi autore di un monologo orientato ad intrattenere il pubblico e a dare il tempo necessario ai compagni per prendersi una piccola pausa. “That Song”, “Dynamite” e “Drop Dead Cynical” caratterizzano l’epilogo di questo live carico di emozioni e a modo suo goliardico che mostra, ancora una volta, una band che, come testimoniato in questa nuova prova dal vivo, ha tanto da dire e ha ancora tanti assi nella manica da giocare.

Scaletta: Maximize / Boomerang / Hunger / Invincible / 1.000.000 Lightyears / Trinity / True / Fury / Endlessly / On the Rocks / Automatic / The Nexus / Amaranthine / Call Out My Name / Encore: Digital World / That Song / Dynamite / Drop Dead Cynical

Report a cura di SilverPH

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