(12 giugno 2012) Exodus + Heathen + Suicidal Angels + Methedras - 12 Giugno 2012 (Blackout, Roma)

Info

Provincia:RM
Costo:non disponibile
12 giugno 2012: è ufficiale, la Bay Area ha invaso Roma e il Blackout sarà il quartier generale per una serata che difficilmente verrà cancellata dalla memoria dei presenti.

La produzione della serata porta la firma della Vivo Management in collaborazione con l’organizzazione della A.L. Produzioni ed è anche grazie alla sinergia e all’unione del loro impegno e dedizione che l’ evento può dirsi all’ altezza dei grandi nomi degli artisti partecipanti e del prezzo del biglietto, aspetto che non va mai sottovalutato considerando che ormai, in tempo di crisi, persino andare a vedere un concerto è diventato un investimento per cui è bene valutare il fattore di rischio.
Arrivata al Blackout ed entrata nel vialetto che porta all’ingresso non posso fare a meno di notare il Nightliner parcheggiato all’interno e che non avrei mai immaginato che qualche ora dopo mi avrebbe vista coinvolta come “interprete di navigatore” in una delicata manovra per evitare che il gancio del rimorchio porta strumentazione ad esso attaccato si incagliasse in un dislivello dell’ asfalto che già in altre occasioni aveva causato problemi. Ma questa è un’ altra storia e succederà all’alba *.

Aprono il live i nostrani Methedras, compagni di viaggio di Exodus e soci anche la sera prima a Bari e che mettono subito in chiaro le proprie intenzioni: divertire e divertirsi confermando di essere una ricca combinazione di abilità tecnica in equilibrio tra thrash e death e di brutalità e potenza live. La miccia innescata al primo riff corre via irrefrenabile, si esaurisce insieme alla loro scaletta e fa esplodere la bomba nel pubblico con un wall of death degno dei grandi nomi del metal! Bravi ragazzi, così si conquista chi ama la musica live!

Ora che l’atmosfera comincia a scaldarsi è la volta dei Suicidal Angels. Il loro arrivo è introdotto dal sempre minaccioso tema de “Lo squalo”. I thrashers greci avevano già calcato il palco del Blackout in occasione del tour insieme ai Death Angels lo scorso anno e l’accoglienza del pubblico è davvero positiva nonostante sull’ opener “Bloodbath” per il cantante, il buon Nick, o “Niko!” come lo sentirò chiamare dagli altri membri della band, ci sia stato qualche piccolo problema di audio prontamente risolto nel corso dello stesso pezzo, con un finale che è un palese inno agli Slayer (ascoltare per credere) così come la struttura delle metriche di molti altri pezzi, autentiche sfuriate incendia-palco, forse un po’ troppo simili tra di loro ma apprezzatissime dai presenti, come “Bleeding Holocaust”, “Face of God”, per arrivare alla leggermente più varia “Torment Payback” e alla coinvolgente “Moshing Crew” che scatena un pogo che ricorrerà sempre più deciso e violento nel corso della serata. Nove pezzi, tanto sudore e rabbia e la Grecia passa il testimone alla Bay Area.

In un’ atmosfera che è un crescendo di positività e grandi aspettative per il seguito, arrivano gli Heathen di Lee Altus, più tardi on stage anche con gli Exodus. La band attesissima si mostra davvero carica e irrompe in scena con “Dying Season” e torna anche qui qualche piccolo problema tecnico iniziale per il microfono, ma questa volta ad impugnarlo è David White e lui ha una voce talmente potente che è nettamente udibile anche tra le urla del pubblico anche quando non amplificata! L’entusiasmo è alle stelle, l’affetto di chi li conosce è facilmente percepibile e il coinvolgimento è facile e immediato, come su “Open the grave”, su cui i fans accendono il coro e non perdono mai di vista (o di udito) il ritmo per gli oltre 7 minuti della sua durata, durante i quali c’è anche il tempo per il primo dei numerosi stage diving di temerari metallers che si susseguiranno per l’ appunto in tuffi dal palco in diversi altri momenti. Altus e White rubano la scena e interagiscono maggiormente con gli astanti che nel frattempo si sono fatti più numerosi, più rumorosi e sempre più entusiasti di essere presenti, specialmente quando arriva l’opener del loro secondo lavoro “Victims of Deception”, la lunghissima “Hypnotized”, pezzo che come molti ricorderanno parla del reverendo predicatore pazzoide James Warren "Jim" Jones e del suicidio di massa di 911 persone da lui indotto. Gli Heathen sono stati impeccabili, non una sbavatura, nulla di anomalo, come se in realtà non avessero mai smesso di suonare dagli anni ’80 ad oggi.

Finora le ottime prestazioni delle band già esibitesi e la risposta del pubblico hanno assicurato la buona riuscita della serata e la cosa non poteva che migliorare, come mi aspettavo, grazie agli Exodus. Rob Dukes e soci in realtà si fanno attendere e per oltre un’ora e questa pausa servirà sicuramente a far riposare le falangi di Mr. Altus che dovrà affrontare la seconda, caldissima prova della serata. Il tagliente Gary Holt, impegnato nella sostituzione di Hanneman negli Slayer, purtroppo non sarà presente ma a supplire alla sua 6 corde ci sarà nientemeno che l’ex membro Rick Hunolt, caso curioso in quanto per questo tour dividerà il palco proprio con Lee Altus che lo sostituisce dal 2005. Durante l’attesa ho avuto il piacere di assistere ad un tenero siparietto: mi trovavo in zona merchandise in compagnia di una coppia di amici e mentre giocavo con la loro simpaticissima figlioletta ecco che incrocio Tom Hunting, gli sorrido e lui, sapendo di essere appena stato riconosciuto, sfodera anche lui un sorriso bonaccione e fa mi fa il gesto delle corna ed ecco che la piccola, come una mia ombra in scala, ricambia con altrettante “horns up” e lui non resiste e cade nella sua trappola. Dieci minuti dopo siamo tutti all’esterno a guardarli giocare con la sua palla da rugby, di Tom Hunting, intendiamoci. Memorabile. Non vi dico quanto scalpitava lei nell’attesa che il suo (e il nostro) eroe salisse sul palco. Quando arriva quel momento tanto atteso il Blackout è gremito di gente, si abbassano le luci con un unico faro inizialmente puntato solo verso la batteria ed ecco che mentre parte l’intro di “The Last Act of Defiance” la piccola scorge il suo nuovo amico prendere posto dietro alle pelli e lo indica con gli occhioni vispi e batte le mani felice dall’alto delle spalle del papà e con in testa le sue cuffione proteggi-timpani sulla. La figlia ideale. Mentre assisto compiaciuta e divertita a questo “show nello show” il resto della band è già sul palco e il thrash è servito. Un saluto al pubblico da parte di Rob Dukes che chiede beffardo “What’s up Rooome?” e si passa subito ad attingere da “The Atrocity Exhibition” con “Iconoclasm” che offre il tempo di apprezzare le cavalcate dell’ accoppiata Hunolt/Altus e di far variare al pubblico tempi e modalità di pogo.

Poco dopo (o pogo dopo?) Dukes torna ad interagire con i suoi scatenatissimi fans e chiede loro retoricamente conferma che sia martedì, li ringrazia tutti per essere comunque venuti e li catapulta nell’ 85 con “Piranha” che segna uno dei pezzi migliori della serata, troppo facile quando si chiama in causa un album come “Bonded by Blood”, da cui verranno estratte ad esmpio l’omonima, “And there were none” e l’esplosiva “A lesson in violence” durante la quale Hunting sembra usare la batteria come un martello pneumatico e continua poi a farsi notare anche quando la scaletta della band torna su “Tempo of the Damned”, (inizialmente citato in maniera indolore con “Shroud of Urine”). Tom si erge in piedi sullo sgabello durante l’intro di “Blacklist” a salutare il pubblico mentre Rob ordina “bang your fucking heeead!”. Altro momento immediatamente riconoscibile arriva con l’intro dei rumori della jungla ed è subito “Pleasure of the flesh” a far tornare nuovamente alla mente di alcuni dei nostalgici presenti l’ex singer Souza, anche se, per quanto mi riguarda, Rob Dukes non me ne ha fatto sentire la mancanza nemmeno per un attimo in tutta la serata e non solo. Tra inviti a roteare in circle pit con relative istruzioni annesse e ringraziamenti per le band che li hanno preceduti sullo stesso palco gli Exodus culminano nella conclusiva e deflagrante “Strike of the Beast” ed è qui che i nostri vedono realizzato un wall of death che è energia pura, decisamente appagante per la band, e questo è quanto succede quando alla fine di una lunga serata, in mezzo alla settimana, dopo una lunga giornata di lavoro, nonostante tutto si ha ancora voglia di essere scossi da una botta di vita e non si rinuncia a presenziare ad uno show al cospetto di questi mostri sacri della Bay Area.

(*) La storia di come ho fatto uscire il Nightliner dal locale? Beh io stavo solo aspettando il mio strappo a casa quando, per problemi di incomprensioni linguistiche tra un romano che parla un inglese rivisitato e l’ autista di turno tedesco mi viene chiesto di intervenire aiutando con una traduzione simultanea e vengo portata all’ingresso dove guido letteralmente l’autista macina chilometri del tourbus in una delicata manovra, suggeritami ovviamente da chi, lavorando al Blackout, conosceva la trappola dell’asfalto rialzato che in passato aveva agganciato il traino di un altro tourbus provocando il blocco della Prenestina all’alba, con deviazioni degli autobus di linea compresi, e rendendo necessario l’intervento di una gru. A manovra riuscita gli applausi e i ringraziamenti mi hanno fatto realizzare che nessuno aveva ripreso la scena. Sarebbe inevitabilmente finita nei contenuti speciali di un dvd in una sezione intitolata “Paoletta VS Tourbus – It’s a trap!”. Dannazione. Vorrà dire che mi consolerò aggiungendo questa abilità sul curriculum e ricamandoci un po’ su.

• The Last Act of Defiance
• Iconoclasm
• Piranha
• Shroud of Urine
• And Then There Were None
• A Lesson in Violence
• Blacklist
• Metal Command
• Scar Spangled Banner
• Pleasures of the Flesh
• Bonded by Blood
• War Is My Shepherd
• The Toxic Waltz
• Strike of the Beast


Galleria fotografica su Facebook ad opera di Andrea Rossi
Report a cura di Paola 'Giggle' Suppressa

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 13 ago 2012 alle 09:24

Perchè mai? Dovrebbe esserci anche un senso recondito, una morale nascosta, un senso da cogliere...? una recensione o un report dovrebbero essere tali e basta e poco gliene importa a uno che ne legge uno su un concerto che il reporter si presta a fare da parcheggiatore o ha gli attacchi di malinconia...mi pare che mi pare sia stato sfrangiato di alcune parti inutili o sbaglio?

Inserito il 08 ago 2012 alle 20:59

mi sa che non hai colto effettivamente quello che volevo descrivere......ma i gusti sono gusti....bellla per te....

Inserito il 12 lug 2012 alle 12:26

fa piagne per quanto è inutile, poco descrittiva e esageratamente celebrativa da parte del "recensore"...della serie "io so forte e irriducibile e salvo pure l'umanità dalle strade disconnesse"...che tristezza infinita