Copertina 9

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2022
Durata:49 min.
Etichetta:Scarlet Records

Tracklist

  1. TRICK OR TREAT?
  2. CREEPY SYMPHONY
  3. HAVE A NICE JUDGMENT DAY
  4. CRAZY
  5. PETER PAN SYNDROME (KEEP ALIVE)
  6. ESCAPE FROM REALITY
  7. FALLING OVER THE RAINBOW
  8. QUEEN OF LIKES
  9. APRIL
  10. THE POWER OF GRAYSKULL

Line up

  • Leone Villani Conti: bass
  • Guido Benedetti: guitars
  • Alessandro Conti: vocals
  • Luca Setti: drums
  • Luca Venturelli: guitars

Voto medio utenti

Ho riflettuto molto su come aprire questa recensione, ma alla fine ho deciso di andare in modo spiccio, in modo da farvi capire la sensazione: per me, “Creepy Symphonies” è l’album più bello dell’intera discografia dei Trick Or Treat. E adesso andiamo ad argomentare.

Come forse avrete visto nell’intervista esclusiva che Alle Conti ci concesse qualche settimana fa, abbiamo avuto modo di eviscerare l’album insieme, traccia per traccia; alcune furono le cose che saltarono subito al mio orecchio: prima di tutto, questo NON è un concept album, dopo una sfilza di dischi più o meno tematici che hanno impegnato i nostri eroi sin dai tempi del primo Rabbits’ Hill (e parliamo del lontano 2012!). Da allora, la vena creativa della band si è tutt’altro che esaurita, considerando che hanno sfornato ben 5 dischi in sei anni! Ma, dopo tanto contestualizzare, finalmente i ToT si sono concessi il tempo e lo spazio per lavorare su varie tematiche, e costruire un album che suonasse attuale alle loro stesse orecchie, e non forzatamente incapsulato in un argomento unico. Il risultato, e ve lo ripeto, è un album de-li-zio-so.

Si parte con l’intro “Trick or Treat”, che fa tanto Danny Elfman, e che riallaccia il discorso con i primi dischi della band, prima di esplodere nel primo pezzone: la quasi-title track, come avrete avuto modo di ascoltare, è una bomba happy power, con tanto di video esilarante, che non è altro che la continuazione tematica di “Evil needs candy too”. Un pezzo (uno dei tanti) dal ritornello accattivante, che suona fresca come una scoreggia a Reykjavík! Si prosegue con “Have a Nice Judgement Day”, dal ritornello irresistibile, per poi continuare con “Crazy", un po’ una versione divertente di “un giorno di ordinaria follia”, in cui la band critica il ritmo convulso della società odierna con un mid-tempo accattivante e con (forse) il miglior ritornello del disco, un brano happy happy che in realtà parla di argomenti tutt’altro che happy… E’ questa la nuova forza dei Trick or Treat, quella di riuscire ad essere attuali, realistici, concreti, pur non perdendo un’oncia dell’attitudine (apparentemente) cazzona e easy listening. E’ molto difficile suonare ‘facile’, ma in maniera convincente, e ci vuole moooolta esperienza a riuscire a rendere digeribili e di facile fruizione pezzi che, se ascoltati con attenzione, rivelano un lavoro di arrangiamento certosino (in particolare sui cori e sul lavoro pazzesco delle twin guitars, mai così affiatate). C’è davvero di tutto in questo album, pane per qualsiasi dente: dalla ballad che una tartaruga ninja dedica alla sua bella (“April”), al brano epico in chiusura dedicato a He-Man e soci (“The Power of Grayskull”, 12 minuti di sberla con saliscendi da perdere la testa), da una “Queen of Likes”, per me la migliore del lotto, che punta il dito sui rischi dei social per i giovani (con un ritornello indelebile!), alla potentissima “Escape from Reality”, e ancora tanto, ma tanto altro.

La produzione è a firma Simone Mularoni, e non esagero nel dire che questo potrebbe essere uno dei suoi migliori lavori: sentire per credere il suono del basso, mai perso nei muri di suono, il lavoro incredibile sui cori e tante altre piccole finezze, forse più facili da cogliere con un buon paio di cuffie sulle orecchie.

Ricordate: sono più le cose che NON vi ho detto su “Creepy Symphonies”, che potrei andare avanti a scrivere per un’altra ora. Il succo è, e chiudo come ho aperto, che questo è l’album più maturo, bilanciato, divertente, funambolico di una band che ormai è un punto di riferimento di un genere che mi sento di battezzare “New Happy Metal”. DA AVERE.




Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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