Copertina 4

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2020
Durata:40 min.
Etichetta:Pure Underground Records
Distribuzione:Pure Steel Records

Tracklist

  1. FIGHTERS
  2. VISIONS IN MY HEAD
  3. ATENA
  4. MIRAGE
  5. NIGHTS OF TEHRAN
  6. INSANE
  7. CYRUS THE GREAT
  8. CHILDREN OF WAR
  9. THE BLIND WATCHMAKER

Line up

  • Mahyar Dean: guitars, bass
  • Ramin Rahimi: drums
  • Tim Aymar: vocals

Voto medio utenti

Degli iraniani Angband il nostro portale si è sempre occupato; nel bene e nel male, la band di Teheran è riuscita a produrre la sua musica, solitamente un heavy/power con qualche influenza folk persiana al suo interno.

Adesso, a otto anni di distanza dal precedente (e deludente) "Saved from the Truth", ecco ritornare gli Angband, con la new entry che fa notizia: Tim Aymar (Control Denied, Pharaoh) dietro al microfono.

Ora, di cose da dire ne avrei un sacco, soprattutto su Aymar, che ha la fortuna/abilità di lucrare su una botta di cu*o che lo ha visto alla voce in un progetto di Chuck Shuldiner: su questa cosa il cantante floridiano ha costruito praticamente una carriera, al netto di una voce rauca e potente, che scimmiotta un pò Rob Halford, un pò Matt Barlow, senza avere un'oncia della personalità di nessuno dei due.

Fatto salvo questo cappello introduttivo, come suona questo 'IV'? Beh, intanto, l'etichetta 'progressive power metal meets up with Persian folklore' (vedi note di stampa) è decisamente fuorviante: questo album NON è prog, NON è quasi per niente power; un heavy moscetto e spompato, sul quale la voce spesso sgraziata di Aymar cerca di tessere uno straccio di atmosfera, il più delle volte non riuscendoci.

La produzione è mediocre, ma mediocre è soprattutto la prova strumentale dei nostri, che obiettivamente non hanno perizia allo strumento tale da giustificare l'attenzione del vostro portafogli. Sì certo, ogni tanto qualche flautino iraniano viene inserito un pò a cacchio in questo o quel pezzo, ma davvero basta questo per poter parlare di folklore persiano?

Questo disco è debole, Tim Aymar non mi è mai piaciuto e non mi piace adesso, e gli Angband, salvo fatto il coraggio e la forza di provare a suonare metal in un Paese a dir poco problematico come l'Iran, non possono usare la loro provenienza come giustificazione per un album suonato in maniera approssimativa e senza appeal. Peccato.



Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 17 set 2020 alle 10:36

Eh...purtroppo non la vincerò!!!!

Inserito il 16 set 2020 alle 13:32

Ahahah, bathory, è una crociata personale contro i SFU??

Inserito il 16 set 2020 alle 11:15

I Six Feet Under mi fanno più cagare!!!! Qualunque gruppo indecente è meno indecente dei SFU!

Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.