Copertina 8

Info

Anno di uscita:2014
Durata:45 min.
Etichetta:Steamhammer

Tracklist

  1. INTRODUCTION
  2. OUVERTURE
  3. THE ARMAGEDDON MACHINE
  4. THE SLIVER IN GODS EYE
  5. JANUS
  6. INSIDE THE OUTSIDE OF THE INSIDE
  7. HINDSIGHT BIAS
  8. MUTANT MESSIAH

Line up

  • Martin LeMar: vocals
  • Erik Adam H. Grösch: guitar
  • Ralph Hubert: bass
  • Alex Landenburg: drums

Voto medio utenti

Quando si parla dei Mekong Delta due sono le certezze inconfutabili:

1) sono dei geni indiscussi.
Interpreti, fin dal loro primissimo album, di un metal assolutamente non classificabile e decisamente personale, sono sempre andati avanti per la loro strada, incuranti delle varie mode che si sono susseguite negli anni, concentrandosi solo sull’evoluzione della propria proposta, di album in album sempre più complessa, particolare e geniale.

2) per loro sfortuna continuerà a non filarseli mai nessuno.
Sono strasicuro che, come nel caso degli splendidi Lurking fear e Wanderer on the edge of time, anche questo nuovo “In a mirror darkly” scivolerà via in silenzio, soffocato da centinaia di nomi molto più altisonanti di loro, ma decisamente meno interessanti dal punto di vista qualitativo.

A noi, però, tutto sommato non importa nulla di tutto questo. Fortunatamente abbiamo le orecchie giuste per percepire la grandezza delle composizioni di Ralph Hubert e company, e capire che i Mekong Delta, come i Voivod, hanno sempre percorso, percorrono e sempre percorreranno una strada tutta loro, che solo raramente si incrocia con quelle canoniche del metal.

Prima di iniziare l’ascolto dell’album sono stato colpito dal fatto che, finalmente, la formazione è stabile da un po’ di anni ormai, cosa assolutamente rara nella storia della band. Ancora di più, però, era un dubbio quello che si insinuava nella mia mente, e cioè cercare di capire se, dopo due disconi esagerati come quelli poco prima nominati, i nostri fossero stati in grado di rimanere sugli stessi livelli o se ci fosse stato il solito, plausibile, calo compositivo. Beh, la risposta posso darvela sin da subito: “In a mirror darkly” si conferma esattamente a livello dei due illustri predecessori, consegnandoci una band, se possibile, ancora più matura, ma soprattutto una band che, senza snaturare di un’oncia la propria essenza, continua ad allargare i propri orizzonti e a rendere la propria musica sempre più maestosa e inclassificabile.

Qui siamo su livelli assolutamente alti, c’è poco da obiettare. Non me ne vogliano i fans del prog metal, ma il 90% dei gruppi appartenenti a questa frangia del metal avrebbe più di una cosa da imparare dai tedeschi, a livello compositivo e armonico, per capire come fare a pubblicare album progressivi e tecnici, ma al tempo stesso BELLI dal punto di vista melodico, canzoni dove la tecnica non è fine a sé stessa, ma al servizio del brano.

Lunghe e complesse fughe strumentali dal sapore spiccatamente classico si alternano a parti più marcatamente metal, e ad altre in cui sono gli arpeggi di chitarra classica a farla da padrona. In tutti i casi i nostri riescono a padroneggiare i propri strumenti con immensa maestria, riuscendo a creare dei vortici sonori che ci trasporteranno in un’altra dimensione. Perdonatemi se non vi sottopongo un track by track, ma l’album va ascoltato per intero, tutto di fila, come se steste vedendo un film, per riuscire a captarne al meglio il mood.

Non credo ci sia altro da aggiungere. Se conoscete la band sono certo che non rimarrete delusi da questo nuovo capitolo. Se non ve li siete mai filati, oltre a dirvi che avete fatto un grosso errore, forse sarebbe il caso di dargli una chance, non avete idea di cosa vi state perdendo. Per quanto mi riguarda confermo il voto del precedente album e dipano, definitivamente, il dubbio che avevo inizialmente. I Mekong Delta sono una certezza, e con “In a mirror darkly” l’hanno confermato ancora una volta…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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Inserito il 08 mag 2014 alle 12:14

unici come sempre...

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