Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2011
Durata:33 min.
Etichetta:Black Fading Records

Tracklist

  1. BEGINNING OF THE END
  2. LIBERTY STREET
  3. THE LONG GOODBYE
  4. THE GHOST OF MIGHTHAVEBEEN
  5. GLADLY THE CROSS-EYES BEAR
  6. DOWNCOME
  7. PHOENIX
  8. THE NOOSE
  9. OVER THE HORIZON

Line up

  • Federico: vocals, guitar
  • Gianluca: guitar
  • Sandro: bass
  • Nicola: drums

Voto medio utenti

Mio Dio… non so proprio da dove partire questa volta. Forse dal perché arrivano in redazioni dischi come questo, che non c’azzeccano un tubo con la nostra linea editoriale e con il target dei nostri lettori. E se arrivano, ci tocca recensirli, quindi eccomi qua a parlarvi degli Sweet Vendetta. Cosa c’è che non va nel loro disco di esordio? Teoricamente nulla, è ben suonato, ben armonizzato, un po’ meno ben registrato, ma tutto sommato è un buon disco. Sì, è un buon disco se siete seguaci della saga di Twilight, se portate il ciuffo sugli occhi, e soprattutto se non avete più di diciassette anni. Altrimenti potreste avere notevoli difficoltà ad ascoltare questi nove brani, così spiccatamente melodici, così spiccatamente ruffiani, alla costante ricerca del ritornello catchy, così pericolosamente “immaturi”. Ma immaturi non dal punto di vista compositivo, semplicemente anagrafico. Ascoltando il disco vi sembrerà di stare alla classica festa californiana piena di bamboccioni che prendono steroidi e bamboccione con le tette rifatte, entrambi senza cervello, che pensano solo a divertirsi, ubriacarsi e trombare. Ok, il punk negli ultimi anni ha troppo spesso perso la sua connotazione sociale, sporcandosi di fin troppa spensieratezza (maledetti Green Day), ma qua si esagera davvero. Che poi di punk manco si può realmente parlare, visto che se questo è il genere di riferimento della band (ma dove??), tante sono le influenze, da quelle emo (mio Dio) a quelle più rock, sporcando il tutto con spruzzatine qua e là di pseudo metal, di gothic e soprattutto di tantissimo pop, troppo direi… Si parlava di Green Day, per esempio, e come non farlo ascoltando “Phoenix”? Se proprio devo segnalarvi l’unico brano che mi ha colpito un po’ di più, vi parlo di “Over the horizon”, uno strumentale sulla falsa riga dei Tool, dove riff più spiccatamente metal si fondono ad una parte centrale più psichedelica, a dimostrazione che, quando vogliono, gli Sweet Vendetta riescono anche a pensare seriamente a come costruire un vero e proprio brano musicale, invece che soltanto una canzoncina di facile presa per avere successo. Sì, successo, sono sicuro che ne avranno parecchio. D’altra parte con un album così dichiaratamente diretto alle masse sarebbe strano se succedesse il contrario. L’integrità artistica, invece, l’integrità punk, sono tutt’altra cosa, e non dimorano tra questi solchi. Ma questa è un’altra storia…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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