Void Of Silence (Riccardo Conforti)

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Riccardo Conforti ci parla di “The Grave Of Civilization”, il nuovo disco dei redivivi Void Of Silence. Il musicista romano ci spiega anche il motivo di un’assenza protrattasi per 6 lunghi anni.

La prima domanda è banale, come mai tutto questo tempo per un nuo-vo disco?
In questi sei anni è successo di tutto. Le nostre vite sono radicalmente cambiate, ab-biamo vissuto momenti belli ed altri terribili che hanno frenato parecchio il processo di composizione.
Alla fine però ce l'abbiamo fatta. E' stata molto dura, sono sincero, ma la voglia di andare avanti era enorme.
Dai rumors che si sentono in giro pare che abbiate avuto problemi con Alan, il precedente singer. Cosa c’è di vero? Come sono andate le cose? Perché Alan non è più il vostro cantante?
Anche Alan ha avuto problemi, in parte ben peggiori dei nostri. Lo abbiamo aspettato per un anno e mezzo, poi però dovevamo andare avanti e abbiamo preferito cercare un altro singer. E' stata una scelta sofferta, ma non potevamo attendere oltre.
Curiosità. Cosa avete fatto in questi sei anni senza VoS? Siete andati a letto presto?[cit.]
Beh, in questi sei anni non siamo stati fermi per molto. Considera che la musica era completa da ottobre 2008. Poi appunto c'è stato lo stop di Alan.
Veniamo al disco. Parliamo del nuovo singer Brooke Johnson. Come siete venuti in contatto con lui? Vi va di fare un paragone con i precedenti singer? Voglio dire, secondo voi, cosa ha aggiunto al vostro sound, e cosa invece rimpiangete dei precedenti singer.
Facemmo uscire un comunicato in cui si parlava della ricerca di una nuova voce per i Void of Silence e ci risposero da tutto il mondo. Gente dal medio oriente, da tutta Eu-ropa, molti americani tra cui Karin Crisis.
Eravamo anche aperti ad una ipotesi femminile anche perché avevamo provato alcune ragazze con risultati eccelsi. Però il mood generale veniva parecchio snaturato. Sicu-ramente però per qualche esperimento futuro non scarterei una scelta di questo tipo.
Brooke ha fatto diversi provini e lo abbiamo scelto perché conosce la nostra musica meglio di tutti gli altri, essendo un estimatore dei Void of Silence e perché eravamo sicuri che avrebbe dato qualcosa al nuovo album. Non cercavamo un emulo di Alan con la sua teatralità, ma qualcosa di diverso, più sperimentale.
Fabban lo scorso anno fece sapere di essere disponibile, ma sarebbe stato un ritorno al passato e quindi contrario alla nostra filosofia.
Ci piace molto sperimentare quindi ogni volta siamo orientati a scelte differenti, se rimpiangessimo situazioni passate non avremmo mai cambiato.
Ogni cantante ha dato qualcosa alla nostra musica. Fabban era perfetto per i primi due album, dove le atmosfere erano glaciali. Alan su “Human Antithesis” ha donato quel mood disperato visto appunto le tematiche toccate su quel disco.
Brooke invece è più epico e questo lavoro lo è molto, quindi direi che alla fine si è inserito alla perfezione in questo contesto.
Dal punto di vista del sound ho scritto nella mia rece che “The Grave Of Civilization” è meno cattivo/maligno rispetto ai primi album, ma, allo stesso tempo, molto più doloroso e oppressivo. Ci sono ragioni particolari per questa evoluzione? È stato naturale o una scelta pianificata a tavolino per sperimentare nuovi territori?
E' lo specchio delle nostre emozioni di questi anni. Abbiamo lavorato a questo album molto lentamente, prendendoci anche mesi di pausa. E ogni volta aggiungevamo nuovi particolari dettati dalle sensazioni del momento. Estate, autunno inverno e pri-mavera e l'anno dopo daccapo. Così per 3-4 volte. L'evoluzione è stata naturale e si-curamente anche per il prossimo lavoro ci saranno cambiamenti.
Anche se a scrivere la musica siete sempre voi, Riccardo e Ivan, si ha l’impressione che sia il cantante, attraverso il filtro della propria estrazione mu-sicale, a decidere la direzione stilistica del disco. Come se i VoS inscenassero l’apocalisse, e poi demandassero ad altri, secondo l’estro del momento e le pro-prie capacità, di raccontarla. Almeno questa è la sensazione dopo aver ascoltato i dischi su cui hanno cantato Fabban, Alan e Brooke. Considerazioni a riguar-do?
In parte hai ragione. Questa volta abbiamo indirizzato Brooke su cose specifiche. Addirittura ho cantato io alcune parti, registrandomi e inviando a lui il risultato per una sua interpretazione.
Quando componiamo un album non pensiamo al problema di inserire delle vocals. Creiamo musica che suoni bene strumentale. Poi dipende dalla capacità del vocalist di riuscire ad inserirsi nelle metriche giuste. Non tutti ci riescono, anzi...
Alan appunto non c'è riuscito in questi due anni, ma nel lavoro precedente fu fantasti-co. Fabban interpretò molto bene sia “Toward the Dusk” che “Criteria ov 666”, e Brooke è stato come ti dicevo epico nel modo adatto.
Ma posso assicurarti che le centinaia di prove che abbiamo ricevuto in questi anni non fanno che dare conferma della nostra giusta scelta.
Il titolo del disco fa riferimento alla tomba della civiltà, ma parados-salmente la copertina (molto suggestiva) riprende il Museo della civiltà romana, che è la culla della nostra civiltà, non la tomba. Qual è il concept del disco? Di cosa parlano i testi?
I testi parlano in grandi linee della fine della civiltà. Quale migliore immagine appun-to se non il luogo da dove tutto ha avuto inizio?
A proposito della copertina, complimenti davvero. È suggestiva, comu-nicativa. Atterrisce, sgomenta, almeno questo è l’effetto che mi fa. Chi ha scel-to/realizzato l’artwork e cosa vuole comunicare?
Ho scelto io il soggetto e ho contattato un fotografo professionista di cui avevo visto alcuni scatti in B/N semplicemente fenomenali.
Con le immagini di quel museo, da qualsiasi parte lo si voglia riprendere, si potrebbe-ro ricavare decine di cover album diverse. E un luogo quasi mistico. Nel quartiere dell'EUR di Roma, costruito per volere del regime fascista e dotato di quella partico-lare atmosfera neoclassica che contraddistingue posti come Sabaudia, sempre vicino Roma.
A pelle, a sensazione, ho sempre avuto l’impressione che i VoS abbiano una ideologia molto chiara. Con questo non sto dicendo che facciate politica con la vostra musica, ma, tuttavia, certi riferimenti sono chiari e inequivocabili. Il nuovo disco mi ha riportato alla mente certe cose di Triarii, almeno dal punto di vista iconografico e, nell’ambiente, venite inquadrati in una ben determinata corrente ideologica. Mi piacerebbe che approfondiste quest’aspetto ideologi-co/iconografico dei VoS.
Ma io ancora non ho capito chi è che ci vuole inquadrare in una qualsiasi corrente po-litica, non ho mai sentito nulla al riguardo.
Ho risposto a questa cosa nelle interviste che faccio da dieci anni a questa parte.
Io e Ivan abbiamo idee politiche diametralmente opposte, senza considerare che Bro-oke è inglese, quindi per cosa potrebbe essere schierato?
Facciamo musica per passione, non per uno scopo particolare e non abbiamo certo voglia di imbarcarci in questioni di propaganda che tra le altre cose detesto.
Tornando indietro ai i tempi della Nocturnal Music, ricordo che subito dopo il debutto eravate tentati di mollare già tutto, prima di accasarvi alla Code 666. Lo stesso è successo con la dipartita di Fabban, e poi dopo con Alan. 6 anni prima di risorgere dalle vostre ceneri. È una costante del vostro percorso musi-cale, quando sembrate morti tornate più forti di prima. Considerazioni a ri-guardo?
Non è esatto. Quando uscì l'album per la Nocturnal music noi eravamo già pratica-mente accasati alla Code666, tanto è vero che dopo pochissimo tempo abbiamo rila-sciato “Criteria ov 666”.
Quando Fabban uscì dal gruppo nessuno di noi aveva intenzione di lasciare, per que-sto poco dopo è stato ingaggiato Nemtheanga.
L'unica volta che gettai la spugna fu dopo l'uscita del 3° album, ma per motivi del tut-to personali. In quel periodo sia Ivan che Alan hanno fatto di tutto per farmi cambiare idea.
Una volta passato quel periodo ci siamo rimessi subito in carreggiata con “The grave of civilization”
I cantanti vanno e vengono, le label si cambiano, ma finché io e Ivan ci saremo, i Void of Silence non avranno mai fine.
C’è qualcuno cui vi sentite particolarmente grati per il vostro percorso musicale? Non parlo solo di influenze musicali, ma anche di persone che in que-sti anni vi sono state vicine e vi hanno spronato ad andare avanti.
Posso parlarti a titolo personale. In questi anni l'unica costante in essere è stato il mio cane e alcune amicizie.
Per il resto mi sono girate attorno cose, donne, volti di tutti i tipi che non hanno certo fatto nulla per spronarmi, ne per fermarmi. Semplicemente se ne fregavano.
Durante lo stop tra il 2004 e il 2007 ho ricevuto centinaia di mail di persone da tutto il mondo che mi chiedevano informazioni su nuovi album o comunque notizie sull'at-tività della band. Io rispondevo che tutto era ok pur sapendo che avevo gli strumenti spenti da tre anni.
Alla fine Ivan mi fece sentire delle cose che aveva fatto e mi piacquero molto. Quan-do iniziai ad arrangiare delle cose, mi accorsi che la passione e soprattutto l'ispirazio-ne erano di nuovo on the road.
Ricominciammo così, piano piano, ma ritrovammo il gusto di comporre cose nuove e di riprendere i contatti con la label per far uscire questo lavoro.
Adesso parliamo del futuro invece. Credete che dovremo aspettare al-tri 6 anni per un nuovo disco? Avete già idee in proposito? Ci sono altre influen-ze/territori musicali che vi piacerebbe esplorare?
No, non aspetterete 6 anni perché è in progetto un box di lusso con tutta la nostra di-scografia, inediti, diversi artwork e altre cose. Credo che questa sarà davvero una graditissima sorpresa per chi ci segue da anni.
Dopo di che ci metteremo sotto per un nuovo album, devo solo far passare i prossimi mesi che saranno abbastanza impegnativi a causa del mio imminente matrimonio.
Ma sono ottimista in proposito. Tra l'altro devo provare delle nuove strumentazioni che porteranno certamente novità nel nostro sound.
Col nuovo disco sarà possibile vedervi suonare dal vivo? Nel caso, qua-li sarebbero le condizioni ideali?
Mettiti l'anima in pace... Non ho intenzione di andare dal vivo, almeno alle condizioni a cui le odierne band underground sono abituate. Locali osceni, impianti ridicoli e or-ganizzazione indegna.
E visto che non siamo i Pink Floyd che possiamo fare come ci pare, io almeno non ho intenzione ne di perdere tempo, ne di rendere ridicoli i Void of Silence.
Intervista a cura di Luigi 'Gino' Schettino

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 07 lug 2017 alle 22:56

Industrial-ambient costellato di black'n'doom.La pesantezza dei loro 4 full lengths è evidente,a cominciare dalle immagini opache abbinate a fotografie inerenti situazioni legate al decadentismo. I Void Of Silence sono diversi.Agli esordi colpiscono grazie a tecnica e "macchinosita' "per poi sostituirle a parvenze piu' calde e melodiche.Semplicemente un gruppo diverso.