Live Report a cura di Franz "Demiurge" Cutugno.
Ciao tutti! Sabato sera sono stato in quel di Bologna per
Hyperwulff,
Isaak e altri esponenti della
scena Stoner locale all'
Alchemica. Spoiler alert: questo report sarà tutto tranne che professionale. D'altronde è domenica mattina, i malti (fermentati o distillati che siano) ancora mi circolano in corpo e la leggerezza etilica è solo il lasciapassare per scrivere qui sopra la presa a
bene che dura ancora al risveglio. E poi non so perché ma questo live report sarà molto incentrato sui rimandi con altre band più note sul panorama musicale.
Ore 20:00 spaccate, pronti via e
Djanni sul palco aprono il
Winter fest organizzato dal collettivo
IFMT. Il duo fa un po' quello che gli pare proponendo al pubblico, ancora sparuto, un mix di chitarre distorte, tempi dispari e qualche escursione che strizza l'occhio al Jazz. I
Djanni attingono a piene mani dal djent, tanto da storpiare anche il proprio nome in ossequio al genere da cui prendono ispirazione per la propria proposta musicale, totalmente strumentale, piena zeppa di staccati e controtempi.
“Ma non avevi detto che avresti fatto rimandi ad altre band?”
Certo, ma a volte posso essere un cialtrone anch'io.
Ore 20:40, cambio palco ed è il turno degli
Hanga Roa. Il quartetto bolognese spara un set
fortemente ispirato da
Tool e
Alice in Chains in alcuni passaggi con delle spruzzate di Verdena
qua e là con sporadiche sfuriate in alcuni casi fini a sé stesse. Con piccoli ma mirati accorgimenti la resa dei quattro potrebbe essere sicuramente migliore e il tempo è sicuramente dalla loro.
Ore 21:20,
Willyfinch sul palco. Devo ammettere, piacevolissima sorpresa! L'imprinting è quello
dello stoner della migliore scuola nordeuropea: un incontro molto ben riuscito tra
Lowrider e
Dozer con escursioni che richiamano gli americani
King Buffalo. Il tutto confezionato con uno stile originale e una vena sarcastica che lascia intravedere la personalità della band. I
Willyfinch sanno stare sul palco, prova ne è la loro pacata e goliardica reazione a un irrilevante problema tecnico occorso al termine della loro performance. Se dovessi scommettere un euro, lo punterei sicuramente su di loro.
Ore 22:10, i veterani
Sweet Insanity riaccolgono tra le loro file lo storico batterista di una decade fa e sparano il loro set. L'influenza dei
Melvins sul quintetto è evidentissima così come è inaspettato un'eco dei
Guns ’n’ Roses nell'unico passaggio più soft della loro scaletta. Band di provata esperienza che non necessita di ulteriori presentazioni.
Ore 22:55, tempo di riffalicious fastforward stoner metal. Gli
Isaak si presentano dopo l'ennesimo cambio di batterista ma la precarietà del seggiolino delle percussioni invece di scoraggiare i tre membri fissi se possibile li galvanizza. Le lame sono affilate come quelle dello
Chef Tony (e chi l'ha capita traduca),
Giacomo è un autentico animale da palcoscenico,
Francesco e
Gabriele, rispettivamente chitarra e basso, mostrano un affiatamento crescente rispetto alle ultime uscite, Frank alla batteria merita un applauso per aver accompagnato il resto
della band dopo aver imparato la scaletta a tempo di record (una manciata di prove e seconda uscita “ufficiale” sul palco). Il set pesca principalmente dall'ultima fatica discografica del quartetto di Genova, arrivato dopo tanti anni di incertezze circa il futuro della band, senza per questo rinunciare ad alcune immancabili perle dei primi due album. Hey! Gli
Isaak sono tornati e non hanno alcuna intenzione di fermarsi. Se i
Clutch fossero italiani avrebbero sicuramente il loro moniker.
Ore 23:55, dallo spazio più profondo atterrano sul palco dell’Alchemica gli
Hyperwulff. Per gli amanti delle strutture ricorsive, così come era stata aperta la serata si chiude con un duo ma stavolta con più struttura vista l'aggiunta, oltre alla voce, dei synth che costituiscono uno dei tratti distintivi della proposta dei due emiliani. È come se
Ufomammut e
Mastodon avessero composto la colonna sonora di Incontri ravvicinati del terzo tipo, con gli intermezzi che fanno riecheggiare le atmosfere sognanti del periodo a cavallo tra gli anni 70 e 80 del secolo scorso
dominati dalla conquista dello spazio come terreno di scontro tra le due superpotenze dell'epoca. Qui nessuno scontro, solo un bellissimo incontro tra sogno e realtà, tra synth eterei e riff spaccaossa e le proiezioni sul backdrop che rendono pienamente giustizia alle atmosfere
sognanti evocate dagli
Hyperwulff.
Chiude alla grande il
Winter Fest organizzato dal collettivo
IFMT, alla prima collaborazione con
l’
Alchemica. I più attenti avranno notato una leggera discrepanza tra gli orari del running order e quelli indicati nel report all'inizio di ogni esibizione.
Bene, è giusto sottolineare che in una serata con 6 band vedere l'ultima iniziare con solo 10 minuti di ritardo rispetto all'orario previsto è solo un merito, il termometro di quanto impegno, di quanta passione e di quanta serietà siano stati profusi nella riuscita dell'evento e di questo i ragazzi di IFMT hanno piena ragione di esserne fieri. Bravi ragazzi!
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