Copertina 7

Info

Anno di uscita:2007
Durata:53 min.
Etichetta:Suoni Sommersi

Tracklist

  1. UNA NOTTE FIOCA DI LUME
  2. FERRO VECCHIO
  3. SAGOME
  4. TUTTO A MIO MODO
  5. ETERE FLUIDO
  6. L'ESODO DEI GIRASOLI
  7. LA QUIETE DI ORA
  8. T.C.S.
  9. UN CERTO SENTORE
  10. LA CALMA E L'IMMENSO
  11. MISTURE
  12. BREVE RIFLESSIONE

Line up

  • Simone Turchi: vocals
  • Gabriele Porciani: guitar
  • Giacomo Salvatori: drums
  • Nicola Porciani: keyboards, synth
  • Cristiano Minelli: bass

Voto medio utenti

I Betularia s’inseriscono con forza e autorevolezza nel filone dell’alternative rock italiano più suggestivo e immaginifico, grazie ad un disco veramente ben fatto, realizzato con la produzione artistica di Riccardo Parravicini (fonico dei Marlene Kuntz), patrocinato dalla collaborazione esterna del vate Gianni Maroccolo (in qualche modo un “sigillo di garanzia” per qualità e retaggio artistico, dunque) e gratificato da un bellissimo artwork.
“La stanza di ardesia” è una sorta di coronamento al sostanzioso periodo di “apprendistato” (la band muove i suoi primi passi alla fine degli anni novanta) e pur evidenziando palesi attinenze con alcuni dei nomi fondamentali della scena nazionale (Marlene Kuntz, Litfiba, C.S.I, Scisma) e internazionale (Cure, addirittura U2), conquista con magnetiche dilatazioni musicali dominate da tastiere e da pulsazioni ritmiche di stampo new-wave, da nervose screziature chitarristiche e da una voce, quella del bravo Simone Turchi, piuttosto abile nel narrare con stile ora sognante, ora inquieto e quasi “declamatorio” (potremo dire tra Godano e Ferretti, ma senza la teatralità drammatica – a volte un po’ stucchevole peraltro – del primo, e l’inconfondibile ardore “liturgico” del secondo) queste dodici piccole poesie in musica.
Le liriche sono ammalianti, non sempre istantanee eppure capaci molto spesso di creare un “suono” fluido e comunicativo, che tocca le corde dei sentimenti tramite l’istinto prima ancora che attraverso la ragione.
Il disco scorre, quindi, ipnotico e “liquido”, introspettivo, malinconico e circolare, “sedativo” eppure anche vagamente claustrofobico, di una “paranoia” subdola ma prepotente che aliena e cattura con grande fascino.
A voler ben vedere, è proprio questa la principale dote e tuttavia presumibilmente anche il primario difetto di questo primo prodotto sulla lunga distanza del quintetto livornese: una scelta espressiva che se da un lato suggestiona con un mesmerismo “concentrico” chi riesce ad entrare veramente in sintonia con essa, dall’altro non offre moltissime variazioni armoniche nel suo incedere, rischiando di risultare per taluni ascoltatori ripetitivo e troppo lineare, implodendo su se stesso a causa di un’oscillazione che raramente esce dai limiti imposti.
Se la saprete davvero “interiorizzare” e “comprendere”, “La stanza di ardesia”, per merito soprattutto delle bellissime “Ferro vecchio”, “Sagome”, “Tutto a modo mio”, “L’esodo dei girasoli”, “T.C.S.”, “La calma e l’immenso” e della buona opener “Una notte fioca di lume”, non mancherà di riservarvi delle intense e appaganti emozioni …
Recensione a cura di Marco Aimasso

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.