Ecco un'altra band che si crede "dio in terra" grazie all'ormai abusato filone nu metal e al trend che permette a chiunque abbia un piercing e capelli dentro la carta stagnola di assumere il ruolo di ribelle predicatore delle masse.
Tutto bene, per carità, anzi io apprezzo molto chi riesce a diventare milionario con nulla di buono tra le mani e soprattutto grazie al vuoto mentale degli adolescenti statunitensi lobotomizzati da MTV. Ma al contrario non ammetto che tale scempio continui, perlomeno quando "lavori" del genere giungono dalle mie parti.
E così, tra beat industriali, riffs plasticosi, sound metropolitani molto più adati all'hip hop od al rap che al metal, ecco che i Corporate Avenger ce la menano con le solite storielle della libertà negata, dei poliziotti cattivi, della droga voluta dal sistema, dei voti corrotti ed infine il pezzo forte, mai assente, della chiesa cattiva ed ingorda che alla fin fine è il cancro del mondo con un brano di assoluta celebrazione moderna per la band intitolato "Jesus Christ Homosexual".
Bene, non qui.
Non basta essere spinti dalle label, non basta seguire l'idiozia delle folle, non basta una chitarra distorta per poter ambire ad essere una band nemmeno lontanamente accostabile alla parola metal, soprattutto quando un disco è sorretto solamente dal look e di sostanza vede dei testi perfetti solo dal punto di vista della demagogia.
Siete stanchi di questa società e la vostra espressione è il modo per dare il vostro apporto? Non funziona, proprio no.
Prendete una vanga in mano ed andate a lavorare. La vostra missione sarà compiuta e davvero allora la libertà sarà uno stato mentale. Anche in prigione. Addio.
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