Copertina 2

Info

Anno di uscita:2023
Durata:39 min.
Etichetta:Better Noise

Tracklist

  1. BAD BLOOD
  2. THINGS COULD BE DIFFERENT
  3. LET GO
  4. PSYCHO
  5. DARK VOID
  6. NOTHING LEFT
  7. FEEL
  8. LET THE DEAD TAKE ME
  9. KILL IT WITH FIRE
  10. HOLDING ON TO SOMETHING MORE
  11. WHERE DO WE GO FROM HERE

Line up

  • Sam Bettley: bass
  • Ben Bruce: guitar
  • James Cassells: drums
  • Cameron Liddell: guitar
  • Danny Worsnop: vocals

Voto medio utenti

Gli Asking Alexandria, insieme ad un discreto manipolo di altre band (Trivium, Bullet for my Valentine, Atreyu e via discorrendo) sono tra le band complici di aver trasformato il Metalcore in un meme.
Il Metalcore degli anni ’90 infatti era molto diverso da quello che attualmente è in circolazione (band come Integrity, Madball, Cro-Mags, Biohazard e altre, erano riuscite ad attualizzare il Crossover Thrash) e con l’esordio dei Killswitch Engage (nonostante la qualità di quel lavoro) ci fu un grosso decadimento del genere.

Ed eccoci qua, con il genere che dopo il boom commerciale degli anni precedenti (specialmente negli states) è sempre più schiavo di sonorità Melo-Death, Screamo ed Emo, anche se complessi come Heaven Shall Burn o Bring Me The Horizon hanno dimostrato che si possono pure incorporare influenze estranee al mondo del Rock, oltre ad essere radio friendly, con qualità e dignità.

Ok, l’ultimo degli Asking Alexandria com’è?
Beh, l’ennesima uscita di una band che dopo tutti questi anni possiamo ormai definire mediocre: su questo “Where Do We Go From Here” c’è un pot-pourri di quanto fatto dal gruppo.
Abbiamo i classici riffs Metalcore all’americana, ancora più banali del solito che puntano sull’impatto e il “fare “brutto”, questi vengono alternati alle parti melodiche e melense che ormai da quasi vent’anni hanno ingabbiato il genere in un terribile cliché ancora duro a morire.
Questo schema viene ripetuto dall’inizio alla fine del disco con nessun guizzo: in questo ciarpame musicale ci sono effetti elettronici, effettistica varia ed eventuale e pure orchestrazioni in base (tutto questo ritornato in pompa magna su certi lidi dopo il successo dei pompatissimi Lorna Shore) in un guazzabuglio di pressapochismo più unico che raro, con una pochezza di idee disarmante.

Dopo queste parole, direi che sia il caso di archiviare l’ultimo album degli Asking Alexandria e fare l’unica cosa realmente giusta: dimenticarlo e lasciarlo marcire nell’oblio.

Recensione a cura di Seba Dall

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