Quando si pensa al Thrash Metal teutonico, i primi nomi che vengono in mente sono quelli di Destruction, Kreator e Sodom, ma dietro di loro c'è sempre stata una nutrita e ribollente schiera di gruppi di qualità e spessore.
Tra queste realtà spiccavano gli
Holy Moses, che si erano formati nel 1980, quindi prima delle band succitate, anche se poi di tutte e tre erano arrivate all'esordio discografico prima della formazione fronteggiata, all'epoca, da
Sabina e
Andy Classen. "Queen of Siam" usci, infatti, nel 1986 e di quella line-up oggi rimane solo
Sabina Classen, che ha annunciato che con "
Invisible Queen" l'avventura degli
Holy Moses si chiuderà definitivamente, dopo erano già stati messi in stand-by dal 1994 sino al 2000.
E così è con un po' di tristezza che mi approccio a "
Invisible Queen", ma non c’è nemmeno in tempo di far scendere due lacrime, che si viene subito travolti dalla violenza di "
Downfall of Mankind" e non gli è da meno la successiva "
Cult of the Machine" con una
Sabina aggressiva e talvolta al limite dell'isteria, nel suo caratteristico alternare passaggi in screaming ed altri più grevi e profondi. Ma non si tratta di caso, il resto dell'album è all'altezza a livello di aggressività dell'accoppiata iniziale. Certo la chitarra di
Peter Geltat si ritaglia qualche momento meno esasperato nell'assolo di "
Order Out of Chaos", mentre la groovy "
Alternative Reality" si avvia lenta e doomeggiante, ma solo per pochi istanti e poi cede il passo al frenetico techno Thrash Metal schizzato che contraddistingue gli
Holy Moses dal loro comeback nel 2001, con l'EP "Master of Desaster". È il drumming di
Gerd Lucking ad incalzare le brutali "
The New Norm" e "
Visions In Red" ma anche il Thrash più vecchia maniera di "
Outcasts", "
Depersonalized" e della conclusiva "
Through the Veils of Sleep", rallentata e al contempo feroce.
Gli
Holy Moses, e soprattutto
Sabina Classen, hanno dato tutto quello che avevano nella loro carriera, tra alti (tanti) e bassi (pochi), ed ora
"Invisible Queen", pur senza eccellere, conclude più che degnamente la loro avventura. Certo, mica si poteva pensare di chiudere un percorso musicale durato più di quarant'anni con un'uscita scadente, no?
Da sottolineare come alle registrazioni di "
Invisible Queen" abbia in parte contribuito anche
Andy Classen e come nella versione Limited Edition venga incluso un secondo dischetto dove ritroviamo tutti e dodici i brani dell'album interpretati da degli special guest, tra quali spiccano
Tom Angelripper, Bobby "Blitz" Ellsworth, Jens Kidman e
Andreas "Gerre" Geremia.
"The Stars Are Disappearing in the Sky...
The Queen of Siam Won't Die"
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