Copertina 6

Info

Anno di uscita:2002
Durata:non disponibile
Etichetta:Spitfire
Distribuzione:Edel

Tracklist

  1. TRIGGERMAN
  2. DEEPER
  3. DRAGONTOWN
  4. SEX DEATH AND MONEY
  5. FANTASY MAN
  6. SOMEWHERE
  7. DISGRACELAND
  8. SISTER SARAH
  9. EVERY WOMAN HAS A NAME
  10. JUST WANNA BE GOOD
  11. IT’S TOO MUCH LATE
  12. I AM THE SENTINEL

Line up

Non disponibile

Voto medio utenti

Giustamente spronato dal boss Grazioli che me lo aveva spedito ben prima delle vacanze natalizie mi ritrovo ora a scrivere la recensione sull’ultimo disco di Alice Cooper ‘Dragontown’. Il suddetto boss telematico sa, come voi del resto, che tanto tempo per assaporare quanto prodotto da un nome così importante è un lusso necessario; il sig. Cooper rappresenta l’idea stessa del rock, è un monumento come Ozzy o Iggy Pop e quindi……e quindi tante chiacchiere per non arrivare al nocciolo del discorso e cioè che questo nuovo disco, dopo i suddetti ripetuti ascolti mi ha lasciato freddino. Non mi vanto di essere un fan storico, ma chi di noi non è rimasto affascinato dal rock teatrale e sanguinolento del periodo d’oro e non ha riscoperto con piacere l’Alice Cooper di ‘Poison’ ed ‘Hey Stoopid’ ? Mi iscrivo a pieno titolo nel novero degli estimatori, essendo sempre stato un appassionato dell’umore nero e dell’ironia che gli anni non hanno mai spuntato nella sua musica.
A parlar di note questo disco mi sembra però poco coinvolgente; ben fatto, prodotto alla perfezione ovviamente, non mancano esplosioni hard rock nel più tipico ‘Cooper Style’ come il singolo ‘Triggerman’ e la successiva ‘Deeper’ promettono. Promesse non mantenute e non basta a mio giudizio aver irrobustito le chitarre o rendere i suoni esotici come in ‘Dragowntown’ per non avere la sensazione di un disco che scorre liscio senza coinvolgere.
Come dire, di mestiere ce n’è, Alice Cooper sa sempre scrivere canzoni ma manca il tocco luciferino e dove riaffiora, ‘Sister Sarah’ e la rievocazione del fantasma di Elvis in ‘Disgraceland’ si riesce a ritrovare la vibrazione giusta. Se poi vogliamo considerare una ballad come ‘Every woman has a name’, di una banalità raccapricciante, allora forse saremmo disposti ad accettare qualsiasi cosa il nostro eroe offrisse, fossero solo cover di musica popolare ungherese.
Saremmo però nel campo del fideismo e per chi la vede così le mie parole non conteranno nulla.
Esagerato? Non lo sono Io ma lo è stato Alice Cooper in trent’anni di carriera e spero che lo sia per altri trenta; forse a lui a questo punto non possiamo chiedere di più che ‘Dragontown’…ma un patto col diavolo non dovrebbe durare tutta la vita?
Recensione a cura di Emanuele Rossi

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