Quando nella propria formazione si ha la possibilità di schierare individualità del calibro di
Peavy Wagner è quasi naturale che il livello di tutta la band si eleva ad un gradino sopra la media.
E dunque il genio e la sregolatezza del leader dei
Rage, al quale non si può imporre alcun canone, lascia ancora una volta il segno su un progetto voluto fortemente dallo stesso
Peavy.
Nati nel 2014 quasi per gioco, con l’idea di suonare live per una serie di show in giro per il mondo i
Refuge non sono altro che la band in cui suona la line-up di maggior successo dei
Rage, quella che va dal 1987 al 1994 e vede fra le proprie file oltre
Peavy Wagner, il chitarrista
Manni Schmidt e il batterista Chris Efthimiadis.
Ebbene, dopo 4 anni con una grande intuizione della nostrana
Frontiers Music Srl la band pubblica il suo primo album
“Solitary Men”, che suona dannatamente
“Rage Old Style”
Fin dal momento in cui è stata resa pubblica la notizia del contratto firmato fra i
Refuge e la
Frontiers, sono stato perverso dalla voglia di poter ascoltare il nuovo album e soprattutto dalla speranza di poter vedere live la formazione storica dei
Rage, che col bagaglio discografico che hanno in dote possono mettere in piedi dei concerti capaci di infiammare i fans più affezionati, soprattutto quelli che hanno amato in modo particolare quel periodo della band.
I
Refuge a differenza dei
Rage in cui il
mastermind è notoriamente il solo
Peavy Wagner, sono formati da musicisti diversi che hanno idee differenti fra loro ed ognuno ha contribuito con il proprio stile al risultato finale dell’album.
Appena arrivato sulla mia scrivania non ho restituito alla tentazione di ascoltare
“Solitary Men” ragion per cui questa rece è stata realizzata praticamente "in diretta" dando spazio alle prime sensazioni che il lavoro suscita nell’ascoltatore, una sorta di base di partenza su cui discutere.
Sgombriamo subito il campo da ogni possibile dubbio, l’album è bello!
Sembra che l’obiettivo di
Peavy di ottenere un risultato finale dal sound tipico di quel periodo dei
Rage sia stato raggiunto, anche l’artwork
vecchio stile disegnato da
Andreas Marschall in cui possiamo vedere un albero dal quale nascono (o rinascono) i tre musicisti che domina la scena nel bel mezzo di un terreno arido in perfetta alchimia con la musica proposta, tutto molto “old school”
I
Refuge vogliono proporci delle canzoni avvalendosi dei suoni aspri e decisi, conferendo un tono più aggressivo alle song senza però inficiarne le melodie che rimangono fedeli al tipico stile di
Peavy Wagner, si tratta di sonorità che si discostano dal Power Metal degli attuali
Rage e non poteva essere altrimenti, confermando la versatilità di questa band che seppur “nata da poco” si muove con estrema disinvoltura.
Ciò che salta subito all’occhio in
“Summer’s Winter” è l’utilizzo di una voce più “pulita” da parte di
Peavy Wagner che pur mantenendo un tono graffiante quasi a voler omaggio al periodo che parte da
“Perfect Man”, proseguendo con l’ascolto
“The Man In The Ivory Tower”[I] risulta essere uno dei brani più immediati dell’intero lotto., grazie al suo refrain immediato.
Una delle caratteristiche fondamentali di [I]“Solitary Men” è che nessun brano sia scontato, ognuno con una sua “anima” un work guitar sempre diverso e mai banale caratterizzato da riff e assoli in alcuni casi
essenziali, come in
“Bleeding From Inside” in altri più
elaborati e taglienti, vedi la successiva
“From The Ashes”.
La durata dei brani, salvo alcuni episodi non supera mai i 5 minuti, altro elemento che rende l’intero album un prodotto immediato e capace di far subito presa sull’ascoltatore, tuttavia non mancano brani più
ostili come
“Living On The Edge” che appare sin da subito un pezzo meno diretto di quanto ascolto fino ad ora.
Nonostante la presenza di un bel refrain, mi sento di dire che questo episodio fa fatica a decollare.
Con
“We Owe A Life To Death” torniamo sul territorio di pertinenza dei
Rage/Refuge, ascoltare il refrain per credere!
Non c’è che dire qui i nostri sia sono giocati la carta “anni 80"
“Mind Over Matter” sulla stessa scia del precedente ma con meno mordente e un ritornello easy che sembra essere un copro estraneo nella struttura
articolata del brano stesso.
Siamo quasi in dirittura d’arrivo
“Let Me Go” mancava ancora la vera song da headbanging?
Eccola qui! Brano veloce quanto basta e col solito ritornello che fa subito presa.
Anche se più scontata, la successiva
“Hell Freeze Over” riesce comunque a mantenere l’album su livelli medio/alti tuttavia si sente la mancanza di un pezzo in grado di alzare il livello dell’asticella.
“Waterfalls” è il brano più lungo dell’album con i sui 07:32 minuti, siamo al cospetto di una canzone struggente interpretata in maniera esemplare da
Peavy disegnato su misura per la sua voce struggente.
Questa è senza dubbio la canzone più intensa di
“Solitary Men”.
“Another Kind of Madness” è la Bonus Track presente sull’album che prosegue sulla stessa linea di quanto ascolto fino ad ora, senza nulla aggiungere ne togliere al valore finale di
“Solitary Men”.
In conclusione abbiamo undici pezzi abbastanza rappresentativi del lavoro dei
Rage di quel periodo storico e glorioso che va dal 1988 con
Perfect Man al 1993 con
The Missing Link, personalmente ritengo che sia un prodotto interessante ed estremamente valido, che col tempo non potrà far altro che evidenziare maggiormente i diversi spunti qualitativi presenti in questo primo album dei
Refuge.
Ovviamente consigliato ai fans più fedeli dei
Rage.
Refuge are:
Peavy Wagner: vocals & bass
Manni Schmidt: guitars
Christos Efthimiadis: drums
Produced by:
RefugeMixed by:
Dan Swano