Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2017
Durata:58 min.
Etichetta:InsideOut Music

Tracklist

  1. GOD OF THE SUN
  2. COMING HOME
  3. SIGNS OF THE TIME
  4. LABYRINTH
  5. ALIVE
  6. LOST IN OBLIVION
  7. FIGARO’S WHORE
  8. DIVINE ADDICTION
  9. OPUS MAXIMUS

Line up

  • Mike Portnoy: drums, vocals
  • Derek Sherinian: keyboards
  • Billy Sheehan: bass
  • Ron “Bumblefoot” Thal: guitar, vocals
  • Jeff Scott Soto: vocals

Voto medio utenti

L'ultra-anticipato "Psychotic Symphony" ha dalla sua almeno due pregi: dice tutto quello che ha da dire - pure di più - in poco meno di un'ora, ed è l'autoritratto fedele delle cinque personalità coinvolte nell'operazione, tanto riconoscibili quando imbracciano i propri strumenti quanto spavalde, eccessive e con una gran voglia di dimostrare al mondo che loro "cadono sempre in piedi" anche se li si butta fuori da band di successo blasonate e redditizie (chi ha orecchie per intendere intenda, ndr).

Ora passiamo ai difetti...

L'attacco di "God Of The Sun" parla da sé, una fiera della tamarraggine a base di tuoni, sitar, bassi profondi e gli immancabili synth perforanti di Sherinian prima dell'irruzione dell'onnipresente Mike Portnoy. Ron Thal se ne sta buono buono fino alla ripresa - dopo un break scontato e discutibile - ed è allora che capiamo che, insieme a Jeff Scott Soto, è lui il vero valore aggiunto di questo ennesimo supergruppo. "Coming Home" è una traccia che più scolastica non si può, a mio avviso nata in sala prove in mezz'ora al massimo, un ibrido Who/Metallica capace di mettere insieme il peggio di entrambi. "Signs Of The Time" prende spunto da esperienze heavy più recenti (penso ai Korn), e, nonostante Bumblefoot ce la metta tutta per rendere il brano interessante, si scontra con la totale mancanza di sorprese sul fronte compositivo. "Labyrinth" è il primo vero episodio "originale" del lotto, curato nell'arrangiamento, progressive ma equilibrato (qualcosa a metà si poteva cavare via ma pazienza), talmente equilibrato che finalmente sentiamo pure il basso di Billy Sheehan. "Alive" è un filler dai toni hard rock/mainstream alla Alter Bridge che anticipa la snella e carica "Lost In Oblivion", con Soto a suo agio nei panni del rocker tout-court. Il minuto di gloria di Derek Sherinian di "Figaro's Whore" introduce "Divine Addiction", dove i riferimenti a "Perfect Strangers" e ai Deep Purple in genere sono inequivocabili (c'è pure la coda in fade, cribbio). Il finale è lasciato a una lunga traccia strumentale dai toni epici intitolata "Opus Maximus" (ma "opus" non era neutro? ndr) che spesso pecca di autoindulgenza, ma che allo stesso tempo dimostra un minimo sforzo creativo che è stato latitante per la maggior parte del full-length.

C'è chi obietterà che i Sons Of Apollo hanno fatto proprio quello che ci si aspettava da loro. Io, francamente, avrei voluto sentire qualcosa di più...

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 22 ott 2017 alle 09:57

Seppur questo non è il mio genere preferito/da ascolti quotidiani mi ha stuzzicato il nome dei partecipanti ... Risultato ? Un altro bell'album da poter far digerire/ascoltare alla famigliola nei lunghi viaggi ... sempre più passabili dei Christ Dismembered :-) (a me non è dispiaciuto ...)

Inserito il 21 ott 2017 alle 22:16

disco che merita un ascolto, almeno per togliersi la curiosità di sentire il "supergruppo"... ...diamogli anche un secondo ascolto...qua e là qualcosa c'è...terzo ascolto? naaah, basta così...

Inserito il 21 ott 2017 alle 12:26

Ho ascoltato tutto l'album. Può piacere o non piacere, ciò non si discute. Ma quello che SECONDO ME non si può dire è che sia banale e scontato. Tutt'altro....

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