Copertina 7

Info

Anno di uscita:2013
Durata:49 min.
Etichetta:Aural Music

Tracklist

  1. MEXICAN WAY
  2. HARD PROOF
  3. ELEVEN DAYS
  4. FALLEN ANGEL
  5. RIDE LIKE THE WIND
  6. WHISKEY ON THE ROUTE 666
  7. BET THAT I LIE
  8. TIJUANA JAIL
  9. WHITEMOON
  10. LOVE IN THE BACK
  11. TIME LIKE THESE
  12. BANGBUS

Line up

  • Francesco Grandi: lead vocals
  • Alessio “AMOS” Amorati: guitars, backing vocals
  • Massimiliano Scarcia: lead guitars, backing vocals
  • Antonio Olivo: bass, backing vocals
  • Giacomo Calabria: drums, backing vocals

Voto medio utenti

Inizierei questa recensione più o meno come la inizio il Quero due anni fa, in occasione di XXX, raccolta che celebrava i 30 anni di attività: fare un certo tipo di musica in Italia non è mai stato facile; farlo per 30 (in realtà adesso sono 33) è quasi impossibile. E lasciatemi aggiungere, potersi permettere il “lusso” di far uscire un album particolare come Mexican way permette di capire le qualità della band. Mexican way è una sorta di disco auto celebrativo, un esperimento, voluto fortemente dalla band dopo il lungo tour di XXX, cui ha fatto seguito un viaggio in Messico. Mexican way celebra la band, il suo viaggio, il loro tour, il tutto in versione rigorosamente unplugged.
Il disco si potrebbe dividere in due grossi filoni, uno decisamente ispirato alle sonorità messicane e southern, mischiando liriche in inglese e in spagnolo e che, parafrasando una pubblicità di un rum, sarebbe perfetto suonato nei peggior bar di Caracas (o in questo caso, di Tijuana), come l’opener Mexican Way, Whiskey on the route 666, Tijuana Jail, Love in the back, Bangbus; l’altro filone segue una ispirazione decisamente più classic rock, sfociando magari nella classica ballatona (Fallen Angel, delicata dalla prima all’ultima nota, e White Moon, dal tocco country), o come Ride like the wind, che sembra esser composta apposta per esser ascoltata in una strada del deserto mentre si sta guidando una cabrio.
C’è anche il tempo per una manciata di cover: le già citate Tijuana Jail (The Kingston Trio), Ride like the wind (Christopher Cross) e per finire Time like these (Foo fighters): mentre la prima è decisamente più scontata, mi piace la scelta delle altre due cover, perché escono dagli schemi del southern rock’n’roll ma allo stesso tempo riprendono il discorso del viaggio, e delle emozioni durante il viaggio (And I've got such a long way to go so To make it to the border of Mexico, so I’ll ride like the wind) e di cosa lasci una volta finito (it’s time like these you learn to live again).
Certamente un album originale, di sicuro valore, non fine a se stesso, che non fa altro che far apprezzare il lavoro e la musica che i nostri hanno saputo portar avanti per così tanto tempo.
Recensione a cura di Marco Angiaz Angileri

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