Difficile se non impossibile capire la logica commerciale ed eventualmente artistica che risiede dietro
“Angelcunts & Devilcocks” . Giunti al quarto album in studio, dal 1995 ad oggi, gli Heretic sfornano un album da non credere…Come è possibile che nel 2013, con questa crisi irreversibile che attanaglia il mondo della musica, che ci sia spazio e tempo da perdere con questo scherzo (malriuscito) della natura a nome
Heretic? Mi rifiuto di credere che qualcuno che si possa anche lontanamente definire un discografico abbia potuto offrire loro un contratto. Se infatti fossi stato proprietario di un’etichetta discografica non ne avrei mai infangato il nome con
“Angelcunts & Devilcocks” neanche se fossero stati gli Heretic di tasca loro a pagarmi per la pubblicazione, figuriamoci ingaggiarli…I dieci pezzi di
“Angelcunts…” ci mettono di fronte a ad un gruppo che in un ipotetico festival non meriterebbe di suonare neanche come primo gruppo del mattino alle 9:30, visto che non sarebbe giusto doversi svegliare con questa m***a nelle orecchie. Comunque sia ci troviamo di fronte a quaranta minuti di black punk, dove black sta per assoluta incapacità di
Thomas Goat (????) di cantare, e punk sta per assoluta incapacità di suonare da parte di tutta la band. Un bel quadretto non c’è che dire. Emblema di quanto detto il trittico centrale
“My Demon Mistress” ,
“Sweet Littel Sacrifice” e
“Morbid Maniac” veri capolavori del rinascimento black punk non c’è che dire. Da ridere a crepapelle su
“Maze Of Madness” suite finale di ben 6minuti e mezzo (un vero record viste le inesistenti qualità del gruppo) dove viene condensato il peggio di una band scarsissima. E’ riuscire ad andare in fondo all’ascolto di tale immondizia che rende l’uomo più forte e capace di affrontare le sofferenze della vita…A morte!
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