Non so quanto - e se – siano stati
rigenerati, ma gli
Steel Raiser si ripresentato all'appuntamento discografico con la stessa attitudine messa in pista nei precedenti lavori. Spiace solo che da "Race of Steel" siano passati quasi cinque anni, tuttavia l'energia e l'attitudine non sono certo scemate.
I pezzi che fanno parte di "Regeneration" non si schiodano da quelle coordinate musicali che ho già avuto modo di apprezzare in occasione del demo "Gloria Perpetua" e poi del già citato album d'esordio, e, infatti, questa formazione catanese scorrazza e rincorre sonorità che sanno di Judas Priest, evidenti su pezzi come "Finalizer", oppure legate a doppio nodo al Power Speed Metal a
stelle e strisce, dal quale non scappano ad esempio la stessa titletrack, degna dei migliori Metal Church, o la thrasheggiante "Executioner"
Come era prevedibile aspettarsi, gli Steel Raiser affrontano il tutto senza alcun timore riverenziale, spingendo sull'acceleratore belli (
beh... si fa per dire) compatti ed affilati, dalla sezione ritmica sino al guitarwork del duo Giuseppe Seminara e Gianluca Rossi, ma sopratutto con l'ottima prova del cantante Alfonso Giordano, certo, in taluni passaggi forse un po' sgraziato, ma in grado di gareggiare per ruvidità con Chris Boltendahl ("Cyber Laser") e per potenza con Mike Howe, anche se in alcuni momenti tende a ricordare non poco il miglior Blackie Lawless, come avviene nel corso di "Love Is Unfair" o di "Magic Circle". Ed è proprio su questo brano che dobbiamo segnalare l'inserimento di alcuni passaggi cantati in italiano, una soluzione riuscita e che trova sempre i miei consensi e che continuo a sostenere ed a promuovere.
Come promuovo a pieni voti questo "Regeneration".
I am
I hear
I see
I feel
I review
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