Copertina 4

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2004
Durata:48 min.
Etichetta:Crash Music Inc.

Tracklist

  1. DISGRACEFUL
  2. SPIRITS INTERTWINED
  3. STARS - SERENITY - BURNING
  4. PLEA
  5. AS I TURN AWAY
  6. HARVEST SKIES
  7. WITHER
  8. NOTHING BUT GREY
  9. WINGS OF DARKNESS

Line up

  • Jarno Taskula: vocals
  • Tomi Mykkanen: guitars, bass
  • Jaska Raatikainen: drums
  • Anssi Kippo: synths
  • Late Penttila: guest vocals
  • Mika Lindberg: clean vocals
  • Marko Hietala: guest vocals

Voto medio utenti

I finnici Evemaster ci avvertono che la "season of withering has come again", peccato che invece sia appena sbocciata la primavera, una calda, assolata e serena primavera, fatta di mattini di sole, pomeriggi di luce e notti stellate. Sarà il clima, sarà la mia montante meteoropatia, ma questo disco non riesce proprio a piacermi, pur avendo qualche buono spunto. Inoltre c'è da dire che su questo disco, il secondo nella carriera della band, sono presenti alcuni guest provenienti dai Nightwish e dai Children Of Bodom, il che, nei propositi dei finlandesi, dovrebbe far acquisire un fascino del tutto particolare a questa release. Il sound proposto è un death "melodico" a forti tinte dark/gothic, con sfuriate di doppia cassa e un singer che non cambia mai registro preferendo esprimersi col suo fastidioso screamin' per tutti i 48 minuti del disco. Le cose migliori la band le fa quando decide di rallentare e lasciare spazio alle atmosfere, creando "dark vibes" di ottima fattura venate di malinconia. Purtroppo alla lunga il disco diventa eccessivamente palloso, mostrando una carenza di idee dovuta soprattutto all'appiattimento compositivo. Quarantotto minuti sono davvero troppi per le poche idee della band e, talvolta, i pochi buoni spunti vengono affossati dall'eccessiva velocità di alcuni passaggi, che dovrebbero essere invece più cadenzati e introspettivi, e da alcune parti di tastiera messe lì tanto per fare "numero". La mazzata finale alla, seppur minima, parvenza di decenza mostrata dalla band fino a quel momento, è data da "Nothing But Grey", penultima track del disco, un pippone assurdo di oltre 9 minuti che condensa le brutture di un disco intero in un'unica traccia, e ne avanza un bel pò. La song citata è un agglomerato di tutti i clichè del genere, pensate che fa la comparsa persino un clean singer che fa da contraltare allo screamer e, come se non bastasse, la song si chiude con un paio di minuti in cui si ode solo lo scroscìo della pioggia. A coloro che amano alla follia, anzi alla morte, queste sonorità, "Whiter" potrebbe pure piacere, ma li invito a levarsi di dosso trucco, parrucco e tenuta da schiattamuorto e ad andarsi a fare una bella passeggiata primaverile. Coi primi caldi le signorine iniziano a svestirsi, c'è tanta bella roba da vedere, e l’ormone s’impenna...
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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