Caro Graz, come è vero che i giudizi sui dischi maturano nel tempo! All'epoca Visions of Eden mi convinse, oggi non più! Disco mediocre, che non è riuscito a sopravvivere molto a lungo nella mia playlist personale... e mi sa che questo rischia di fare la stessa fine...
Prima ancora di ascoltarlo: i VS sono già risorti due o tre volte. "Noble Savage" (che per molti magari è preistoria) aveva già ripreso per i capelli una band che aveva incantato con i primi due album (quelli con Jack Starr). "The Marriage...." aveva poi restituito una band viva ed energica dopo anni di silenzio rotti da un lavoro (Life among the ruin) che non aveva una direzione precisa. Poi di nuovo un calo di creatività (Invictus) e per fortuna l'abbandono della direzione Manowar-style con un doppio lavoro (The House...) che se fosse stato concentrato in minor spazio avrebbe avuto un risultato ancora migliore. Da allora mi pare che la vena romantica-nostalgica sia quella che ancora (un po') funziona, ma rimane la tendenza masochistica (anche in sede live) ad allungare il brodo con intro-outro-break che se da un lato sono stati la cifra stilistica della band negli anni 90 hanno messo in secondo piano le canzoni. Certe volte mi dico: quattro belle canzoni ma prodotte bene, curate e MEMORABILI. Di tutto il resto ne faccio a meno! Va beh: ora però sarà meglio ascoltarlo prima di dire altre vaccate :D
Eehehehehehehe, mi hai fatto scassare dal ridere quando hai scritto che Invictus rappresenta uno dei loro cali creativi, per un attimo ho pensato che parlassi sul serio, pensa te!!!! Poi ho capito che era impossibile definire cosi il loro capolavoro!!! Sei un grande mi stavi fregando
Non sono d'accordo col recensore, anche se rispetto la sua opinione ovviamente. The Black Light Bacchanalia è un disco che anche a me le prime volte che lo sentii mi fece storcere il naso più volte, ma se assimilato per bene con molta pazienza, si rivela per quello che è, ossia un capolavoro. Defeis da quando si diverte a fare anche il produttore sta sbagliando, e di parecchio, basta sentire la chitarra di Pursino quanto è penalizzata. Tolto ciò però, è impossibile non rimanere a bocca aperta alle emozioni che Defeis con la sua inimitabile voce, seppur abbia perso quell'aura barbarica che aveva negli anni 90', regala a pezzi come In A Dream Of Fire, To Crown Them With Halos, o i falsetti fantastici di The Bread of Wickedness. Altro piccolo neo del disco è la durata, se alcune canzoni fossero state accorciate di due, due minuti e mezzo sarebbe stato decisamente meglio, la parte centrale di Necropolis (He Answer Them With Death) , o The Orpheus Taboo ne è la prova. In sintesi un gran bel disco, forse ancora più difficile da digerire dei due House Of Atreus, ma che come detto all'inizio, se ci si approccia con concentrazione e pazienza si rivelerà l'ennesimo ottimo album dei Virgin Steele, ottimo lavoro. Voto 8,5.