Harry Hess: remember tomorrow.

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Difficile non considerare quella di Harry Hess come una delle voci più importanti dell’hard melodico degli ultimi vent’anni, cosi com’è altrettanto arduo non appassionarsi durante l’ascolto del suo nuovo lavoro “Living in yesterday”, almeno se vi ritenete autentici chic-rockers e siete tra coloro che ritengono Brian Adams, John Waite e Jon Bon Jovi fondamentali patrocinatori dell’emozione cardio-uditiva.
Provetto sostenitore di un genere immarcescibile, l’ex Harem Scarem si preoccupa anche di non essere eccessivamente “nostalgico”, riuscendo a presentarsi perfettamente “a fuoco” (beh, diciamo quasi sempre … "I don't wanna want you” può essere considerata la classica “eccezione che conferma la regola” …) anche quando la sua musica assume una veste maggiormente “contemporanea”… quattro chiacchiere con l’ottimo (e un po’ “flemmatico” …) vocalist canadese approfondiscono brevemente i termini della questione …

Ciao Harry! Allora, come va?
Prima di tutto complimenti per “Living In Yesterday”, grazie di averci concesso un po’ del tuo tempo e benvenuto sulle nostre “pagine virtuali! Cominciamo dal titolo del tuo nuovo disco … perché lo hai scelto?
Ciao, tutto bene … beh il titolo si riferisce alle mie radici come “cantante rock” e sottolinea da dove vengo come musicista e come compositore, ma riguarda anche l’essere consapevoli dell’anno in cui si vive, cercando, in qualche modo, di risultare “contemporanei”. La title-track, in particolare, tratta proprio del cercare di “guardare avanti” senza abbandonarsi completamente al passato … mi piace molto questa sorta di contrasto presente nel titolo perché, in realtà, il tipo di musica che propongo era già popolare vent’anni fa. La mia speranza maggiore è sempre di conquistare nuovi fans, conservando contemporaneamente anche quelli “vecchi” …
“Just Another Day”, il tuo primo albo da solista, era un lavoro molto valido, ma ritengo “Living In Yesterday” decisamente superiore. Quali sono state le principali differenze nella realizzazione dei due dischi?
L’approccio mentale per il nuovo lavoro è stato completamente differente. In questo caso ho voluto riprendere le cose esattamente dove le avevo lasciate con gli Harem Scarem, mentre il primo albo voleva essere qualcosa di completamente diverso da quell’esperienza.
“Just Another Day” uscì quando gli Scarem erano ancora in piena attività e non aveva senso realizzare qualcosa di simile alla loro musica … oggi il mio intento è invece proprio quello di riproporre quel tipo di rock.
Nel disco ci sono parecchie canzoni veramente riuscite ed emozionanti, come “I live for you”, “Don't leave me”, "Falling down” o ancora come “What if” e la stessa title-track … dal punto di vista del suo “creatore”, quali sono quelle che sono più rappresentative e perché?
Sono particolarmente soddisfatto di “What If “ e “It’s over“, soprattutto per l’utilizzo degli archi nel loro arrangiamento che mi ha consentito di raggiungere un “nuovo livello” di composizione … ha aggiunto qualcosa di speciale alle canzoni, mi piace molto il “movimento” e il coefficiente di melodia supplementare che questo tipo di arrangiamento ha conferito ai brani …
Ho apprezzato anche il tocco di “modernità” riscontrabile in “Nothing lasts forever” (con qualcosa dei Foo Fighters) e “Where to run” (non troppo lontano dall’approccio di The Goo Goo Dolls e Muse …) … cosa ci puoi dire in merito? Ritieni che “Living In Yesterday” possa essere un disco “radiofonico”, nel senso “moderno” del termine?
Ne sono assolutamente convinto, e lo scopriremo presto … la prossima settimana uscirà un singolo indirizzato al circuito delle radio canadesi e vedremo cosa succederà. Penso che allo scopo utilizzerò “Don’t Leave Me“, perché possiede un gusto espressivo moderno e credo possa funzionare piuttosto bene nelle programmazioni di musica rock delle radio del 2012.
Sono un grande estimatore della tua voce e ritengo che in “Living In Yesterday” tu abbia offerto un’altra eccellente prestazione anche sotto il profilo “specialistico” … qual è il tuo “segreto” per ottenere risultati sempre così appaganti?
Grazie!!! Nessun “segreto”, è una cosa assolutamente naturale, anzi ultimamente non mi esercito nemmeno quanto dovrei, canto solo quando sono “costretto” a farlo, ha,ha … in questo modo per recuperare appieno tutte le mie “facoltà” vocali sono necessarie alcune ore d’esercizio, ma per fortuna, una volta ripreso il “lavoro” come si deve, tutto ritorna più o meno come prima …
Parliamo ora brevemente degli ospiti del tuo disco, alcuni dei quali abbastanza “familiari”, mi pare …
Ho cercato la collaborazione di alcune delle persone che stimo di più dal punto di vista artistico e queste fortunatamente hanno accettato la mia offerta … Howie Simon, Marcie Free, Chris Green e Magnus Karlsson hanno fatto tutti un lavoro eccellente … per non parlare dell’apporto dei ragazzi degli Harem Scarem, come di consueto di altissimo livello …
Com’è stato accolto il Cd dai fans e dalla critica musicale? Soddisfatto delle reazioni, fino ad ora?
Finora tutto alla grande, sia per quanto riguarda le reazioni dei fans e sia dal fronte delle interviste che ho realizzato, anche se ho notato, nel corso degli anni della mia attività artistica, che nella maggioranza dei casi la gente che desidera parlare con te è poi anche quella che apprezza quello che fai … insomma, difficilmente qualcuno si prende la briga di organizzare un’intervista solo per dirti quanto odia il tuo disco …
Qual è la differenza principale tra essere il cantante di un grande gruppo come gli Harem Scarem e avere il pieno controllo e l’assoluta responsabilità di tutta la situazione? Ritieni che il tuo progetto solista rifletta in maniera più profonda la tua personalità come artista?
In realtà non ci sono apprezzabili differenze, ho messo esattamente la stessa dedizione in entrambe le situazioni e sono sempre stato molto coinvolto e “responsabile” dei progetti che mi hanno visto impegnato …
Domanda scontata, ma “sincera” … avremo mai l’occasione di ascoltare la tua musica dal vivo qui in Italia?
Non ho mai suonato in Italia e mi piacerebbe davvero … spero mi sia data l’opportunità di farlo un giorno non troppo lontano …
Nella tua carriera hai collaborato con molti grandi nomi della scena … ce n’è qualcuno con cui ti piacerebbe lavorare e che invece finora ti è “sfuggito”?
La lista sarebbe molto lunga, ma tra i tanti protagonisti del “mondo del rock”, dico Glenn Hughes … adoro la sua voce … (sarebbe davvero una “figatella”, come dicono ad Oxford … forza ragazzi, datevi da fare a pianificare 'sta cosa! N.d.a.).
Come credi sia cambiato il “mondo del rock melodico” rispetto ai tuoi esordi? Qual è la tua valutazione sullo stato attuale di tale convulso “universo”?
E’ cambiato davvero molto, sia il music business in generale e sia, nello specifico, l’universo dell’hard rock. Là fuori c’è un “mondo nuovo” ed è difficile per un sacco di persone coinvolte nelle sue contraddizioni capirlo fino in fondo e adattarsi alle sue regole. Personalmente cerco solo di fare sempre il mio lavoro al meglio delle possibilità e per ottenere questo risultato bisogna impegnarsi al massimo ogni giorno. Questo è l’unico modo che conosco per costruirsi la propria fortuna!!!
Ok, siamo alla fine … grazie ancora per la disponibilità … c’è qualcosa che vuoi aggiungere in conclusione?
Voglio solo, come faccio in ogni occasione che mi si presenta, ringraziare tutti i fans che mi hanno “sopportato” per tutti questi anni … nella speranza che continuino ad apprezzare a lungo quello che faccio …
Intervista a cura di Marco Aimasso

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