Street Legal: terapia e pallottole.

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Con “Thunderdome”, i norvegesi Street Legal avevano sorpreso per una notevole preparazione e una grande freschezza nell’affrontare i dogmi “tradizionali” dell’hard rock blues britannico, per poi sparire temporaneamente dalla scena discografica a causa di una serie di difficoltà varie e di “sfighe” (come dicono ad Oxford) abbastanza importanti. Dopo nove anni, Bjorn Boge (il nostro interlocutore per questa simpatica ed eloquente chiacchierata, con un passato negli AORsters Da Vinci) e i suoi pards, radunano forze ed entusiasmo e ritornano con un nuovo prodotto dal titolo “Bite the bullet”, che prosegue efficacemente nel percorso avviato nel succitato esordio e che mi sento di consigliare caldamente a tutti quelli che amano quel suono caldo e vibrante che ha in gente come Thin Lizzy, Rainbow e Whitesnake i propri fondamentali esponenti.

Dopo un periodo di “latitanza” piuttosto lungo, “Bite the bullet”, un nuovo album degli Street Legal, è finalmente sul mercato e personalmente l’ho trovato davvero ottimo, ma tu sei soddisfatto dell’accoglienza generale ad esso riservata finora?
Grazie! L’accoglienza è stata veramente molto buona. Tutte le recensioni fino a questo momento (eccetto una, a dire la verità!) sono state molto positive. E devo dire che tutto ciò è molto gratificante e confortante, dopo tutti questi anni.
Mi risulta che il disco abbia avuto una storia abbastanza travagliata …Quanto tempo avete impiegato per scriverlo, registrarlo e mixarlo?

Bella domanda! In realtà al momento sto lavorando ad un libro intitolato “Come NON registrare un album – suggerimenti e consigli che non dovreste assolutamente seguire”! haha. :o)
Un terribile incidente stradale con il tour bus nel 2001 mi ha quasi ucciso – e per due volte in una settimana. Prima a causa dello scontro vero e proprio, poi per le emorragie interne, quattro giorni dopo. Brutta storia. Ho avuto bisogno di un po’ di tempo per riprendermi completamente, attraverso l’esercizio fisico e una terapia adeguata. L’album è stato iniziato nel 2003, credo, mentre il mixaggio è stato ultimato nella primavera del 2007. Le trattative con le compagnie discografiche e la nostra stupidità sono le responsabili di questo lungo lasso di tempo. Si vive e s’impara. Un sacco di cose diverse hanno assorbito tempo ed energia: cambi di line-up, problemi personali – non legati alla droga, ma circostanze della vita che fanno in modo che le cose si evolvano molto lentamente. Lavorare su un disco mentre sei depresso è una cosa molto strana. E’ come trasportare dieci tonnellate di piombo e cercare di correre allo stesso tempo. Credimi, non è un’esperienza piacevole da affrontare. Quando ho cominciato a stare meglio, abbiamo registrato “Loading up” in tre giorni! Smash bang boom. Nessuna incertezza. Ed è così che le cose avrebbero dovuto svolgersi. Purtroppo però ci sono delle situazioni nella vita che non si possono controllare e con le quali, nonostante ciò, bisogna confrontarsi, ed è per questo che adesso capisco perché i Beatles hanno scritto la canzone “The long and winding road” :-)
Le arti marziali, la natura, le escursioni e lo sci mi hanno rimesso in forma ed ora mi sento “recuperato” al 100%. E’ come respirare aria fresca per la prima volta in molti anni. Questo è, dunque, un bel periodo della mia esistenza. Sono molto indaffarato, ma posso dire di essere un uomo molto felice – ed il trattamento riservato al nostro nuovo Cd è molto confortante sia a livello personale che professionale. Il lavoro duro paga sempre.
Dal tuo punto di vista, in che cosa differisce il Vs. secondo album dal suo predecessore e in quali aspetti rilevi una significativa crescita della tua band?
“Bite the bullet” è, per certi versi, più diretto di “Thunderdome”. E poi credo che il nostro nuovo album sia maggiormente rappresentativo del vero suono degli Street Legal. Ho cercato di conferire un’impronta personale al nostro modo di esprimerci, che è la parte più difficile dell’essere un artista. Essere unici, ma anche evidenziare alcune referenze con le quali gli ascoltatori possano riuscire a relazionarsi efficacemente. Ho impegnato molto tempo nella cura degli arrangiamenti, in tutte le loro diverse sfumature. Nella registrazione delle armonie vocali, nell’eliminazione delle ridondanze e così via. Tutto perché ho una certa “visione” delle cose. Le canzoni sono spesso già “registrate” nella mia testa. La difficoltà sta nel trasferirle da questa condizione ad una vera registrazione. E poi devi anche combinare il tutto con gli input forniti dagli altri musicisti del gruppo, che magari si muovono in altre direzioni. Un dibattito talvolta molto creativo e produttivo, altre volte assai frustrante, se non c’è una sostanziale condivisione sulla concezione complessiva delle composizioni. Devi fare in modo che tutto funzioni e questa cosa può essere dispendiosa in termini di tempo. Ma la considero una cosa molto importante. E poi sono felicissimo del risultato, assegnando a tutta la “discussione” un grande valore! Poter contare sul mixing di Tommy Newton è stato un altro motivo di soddisfazione. Ha un’enorme sensibilità musicale ed è un eccellente professionista.
I Thin Lizzy sembrano essere molto importanti per il Vs. approccio artistico. Sono effettivamente annoverabili tra i “maestri” degli Street Legal? Ritieni che Phil Lynott e i suoi pards abbiano ottenuto tutto ciò che realmente meritavano in fatto di popolarità e considerazione?
I Thin Lizzy sono stati uno dei gruppi fondamentali della mia infanzia. Ho vissuto e respirato quella musica per anni. Per questa ragione è stata un’esperienza davvero pazzesca cantare con loro, l’anno scorso in Norvegia, quando John Sykes perse la voce. Una sensazione stranissima, ma emozionante.
Phil Lynott si è auto-distrutto, e questa è una storia molto triste, perché il rock con la sua scomparsa ha perso uno dei suoi talenti migliori. La droga è spietata, ma la loro musica vivrà per sempre grazie alla sua straordinaria qualità. Così, tutto quello che possiamo dire è: Phil è morto – lunga vita alla sua musica.
Quanto importante è stata la tua militanza nei Da Vinci, per la tua formazione artistica?
Due singoli piazzati al numero uno delle classifiche radiofoniche nazionali per dodici settimane. Tre anni di enorme popolarità. Sold out tutte le sere. Una situazione folle, e la band si cominciò a sgretolare a causa dell’alcol – fui allontanato perché gli altri membri della band non volevano vedere quello che succedeva – e sei mesi dopo i Da Vinci furono storia. Potrei scrivere la versione norvegese di “Dirt“. Un’utile e dispendiosa lezione sul come non si dovrebbe gestire il successo.
Gli Street Legal sono stati soggetti ad alcune importanti modifiche di line-up. Possiamo considerare quella attuale come una formazione “stabile”? Cosa pensi possa aver portato alla band la presenza di un chitarrista assai preparato e noto come Tore Otsby?
I cambiamenti di line-up sono stati un autentico incubo per gli Street Legal. Le persone hanno priorità diverse nella loro vita e io e mio fratello pretendiamo dedizione, e se questa non c’è le cose non possono funzionare. Ed è per questo che al momento siamo rimasti solo noi due. Ora lavoreremo per mettere a punto una formazione adatta all’attività live e poi vedremo cosa ci riserverà il futuro.Tore è un chitarrista di classe mondiale e non ha bisogno di dimostrare nulla. Valuto il suo lavoro con Ark e Conception come straordinario ed è stato molto interessante abbinare la sue peculiarità con quelle di Rolf, l’altro chitarrista. Ognuno ha il suo stile e fa cose diverse. Come produttore e compositore ho un’immagine molto chiara di quello che voglio ascoltare, ma spesso sono gli attriti tra i diversi ego e le differenti idee che fanno brillare una canzone. Sia Tore che Rolf hanno idee e opinioni molto forti, cosa che ovviamente conduce a discussioni e dibattiti, che a mio modo di vedere non fanno altro che elevare gli standard. Tore ha senz’altro contribuito in maniera importante a questo processo, ma sarebbe troppo facile affermare che il risultato finale è una semplice somma delle qualità di ogni singolo giocatore. E’ come nel calcio, la musica è anche una faccenda di alchimia di squadra.
Tra gli altri, adoro letteralmente l’hard-blues “Silent tear” e le Thin Lizzy influenced “Loading up” e “Unconditional love” … Cosa ci puoi dire di questi pezzi? Quali sono, secondo te, i brani migliori di “Bite the bullet”?
Grazie mille!
“Silent tear” è un pezzo molto epico, sull’oppressione. Ci sono cose nella vita talmente brutte che non ci vuoi pensare. Cerchi di seppellirle dentro di te, ma è una cosa che non funziona mai e alla fine sei inevitabilmente costretto ad affrontare i tuoi demoni personali.
“Loading up” è stata scritta da Torstein Flakne, chitarrista degli Stage Dolls e grande songwriter. Entrai in possesso della cassetta demo di questo pezzo tramite il loro ingegnere del suono, che lavorava anche con i Da Vinci. Era stata pubblicata dagli Stage Dolls solo come bonus track per una compilation di qualche anno fa, così ho voluto fortemente riproporla, poiché la considero una vera killer song. La parte finale un po’ a-là “Pantera” è stata un‘idea di Tore, abbiamo lavorato sul riff e poi ho avuto l’intuizione di usare gli accordi del chorus in maniera differente dal solito, in modo da conferire, nella comparazione con la sua versione originale, una nuova dimensione alla canzone.
Per “Unconditional love” avevo trovato degli accordi per me abbastanza consueti per la parte principale del coro, ma stavo ancora mettendo a punto alcune nuove voicing di chitarra, di quelle che fanno “dare i numeri” ai chitarristi. Haha. Poi, suonando il basso durante le prove, avevo trovato alcuni interessanti giri armonici, uno dei quali basato su arpeggi. Stavo lavorando su una sequenza in Am7 basata su la-do-mi-sol e stavo divertendomi provando dei modi diversi di suonare queste note, sfruttando diverse ottave ecc., quando improvvisamente è saltata fuori questa melodia per la sezione armonica della chitarra nella parte introduttiva e finale del pezzo.
Ho registrato gli accordi per il coro sul mio piccolo Zoom, che adoro. Si tratta di un semplice registratore ad hard disk dotato dei samples di batteria più sciocchi del mondo, eppure perfetto per buttare giù qualche idea. Poi, su tutto, ho registrato la melodia portante e ho pensato “non posso farlo”. Ma poi mi sono detto “perché no?”. E’ bella e mi piace. E’ così che è nata “Unconditional love” e dopo aver terminato di scrivere i testi mi sono reso conto la canzone avrebbe potuto descrivere una persona come Phil Lynott, e visto che suona molto alla Thin Lizzy, la considero proprio come una dedica a lui.
Può sembrare strano, ma ogni canzone è come una figlia per me e quindi è difficile scegliere delle favorite, semmai ci sono alcune sezioni d’ogni brano che prediligo. E poi è troppo presto, con il tempo sono sicuro che riuscirò ad operare delle scelte, dipende anche molto da come le canzoni riusciranno ad essere comunicative durante le performance dal vivo.
Sono rimasto piuttosto sorpreso dalla Vostra scelta di coverizzare “Maniac”, un hit di Michael Sembello tratta dalla soundtrack di “Flashdance” e “I don’t wanna wait anymore” dei The Tubes (inclusa come bonus track per l’edizione giapponese del disco). Come mai avete scelto questi brani?

Semplicemente perché adoro queste canzoni. Sono due delle mie preferite, e allora perché non registrarle? “Maniac” è stata la prima canzone in assoluto che abbiamo suonato come Street Legal, nel 1990. Rolf faceva quasi esattamente lo stesso solo, era lui il primo chitarrista della band. Dovette lasciare per dedicarsi ai suoi figli, ma una volta ritornato nel gruppo, desideravo assolutamente fare quel pezzo!
Perché avete scelto di realizzare I Vostri dischi con la nostra Frontiers? Ehm, … allora anche Voi pensate che “gli italiani lo fanno meglio”?
Così sembra :-). E’ la label leader mondiale nel campo del rock melodico e per noi è un onore essere con loro. E’ molto strano avere come compagni d’etichetta alcuni dei musicisti con i quali si è cresciuti musicalmente … ma è altrettanto figo. Fantastico!
E ora, quali sono i progetti degli Street Legal?

Trovare una line-up adatta ed iniziare quanto prima a suonare dal vivo, scrivere nuove canzoni e non doverci mettere altri nove anni per pubblicare un nuovo disco:o)
Quali sono i tuoi sogni come musicista? Qual è la tua idea personale di “successo”?
Suonare la musica che mi piace, con la gente che mi piace, per le persone a cui piaccio. Semplice, ma impegnativo da raggiungere. Però io credo nel lavoro duro e penso che, tramite esso, quest’obiettivo possa essere conquistato.
Quali sono i Cd che attualmente frequentano assiduamente il tuo lettore?
Quelli del cantante jazz norvegese Silje Neergard e “Bite the bullet”!
Quali sono i tuoi interessi al di fuori della musica?
Faccio anche altre cose, ma sono molto assorbito da questo mondo, lavoro parecchio anche in sala prove con altri musicisti e ogni cosa che mi piace veramente fare è legata alla musica. E’ il mio vero scopo nella vita. E’ un insegnamento che ho tratto dal mio incidente stradale. Fai le cose che ti soddisfano, perché domani potresti non esserci più.
C’è qualcosa che, in conclusione, vuoi aggiungere?
Spero vivamente di poter incontrare i nostri fans on the road al più presto. Sarebbe davvero emozionante suonare per le persone che apprezzano la nostra musica almeno quanto noi!
Intervista a cura di Marco Aimasso

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