Cathedral, Lee Dorrian (vocals)

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Gruppo:Cathedral

A tre anni di distanza ho nuovamente il piacere e l’onore di scambiare due chiacchiere con Lee Dorrian, sempre gentile e disponibile, per parlare del nuovo capitolo in casa Cathedral a 15 anni esatti dalla nascita della band. Con la promessa di poter vedere la band dal vivo all’inizio del prossimo anno, ecco quanto il vate del Doom ci ha raccontato in questa intervista.

Partiamo parlando un po’ del nuovo lavoro, The Garden Of Unearthly Delights…
Diciamo subito che il nuovo lavoro è molto più vario e dettagliato rispetto al suo predecessore; in generale credo sia anche il più sperimentale e differente, per quel che riguarda l’insieme delle canzoni che lo compongono, mai registrato dalla band. È un disco molto pesante ma ci sono anche parecchi contrasti tra gli elementi che lo compongono; a livello di produzione, rispetto al precedente che era non proprio brillante, questa volta siamo molto più soddisfatti del risultato, più potente e omogeneo.

Hai parlato di una migliore produzione della quale se ne è occupato Warren Ryker (Down, Crowbar), come è stato lavorare con lui e come vi siete trovati?
Non è stato un rapporto semplice dal punto di vista lavorativo, abbiamo voluto ottenere il miglior risultato possibile e quindi abbiamo dovuto lavorare seriamente per riuscire a trasmettere quale fosse la nostra idea del risultato finale. Alla fine ci siamo trovati bene e siamo soddisfatti del suo lavoro, credo sia riuscito appieno a cogliere il senso dell’album e a renderlo proprio come volevamo noi.

Il titolo del nuovo album farebbe pensare a qualche concept al suo interno, è così?
Non c’è un vero e proprio concept alla base del disco ma un’idea generale che comincia con “The Tree of Life and Death” e termina con “The Garden”, l’idea che si sviluppa appunto dal giardino dell’Eden e basata sull’ipocrisia della nostra morale derivata dall’idea del peccato originale. L’idea di un paradiso terrestre in cui regnava serenità e pace improvvisamente turbata dalla presenza del male, presenza del male che vediamo ogni giorno e che da questo giardino si è trasferito nelle nostre strade e nella nostra vita quotidiana. Si tratta quindi di un percorso dal passato verso il nostro presente/futuro con sfondo lo stesso tema ricorrente, quello del male all’interno della nostra vita.

Dall’uscita di VII Coming nel 2002 ad oggi cosa è successo nella band e quali sono stati i vostri impegni?
Siamo stati per un po’ di tempo in tour e ne abbiamo dedicato molto altro per la stesura dei nuovi brani. Avevamo molto materiale alla base di questo disco ma ho voluto essere molto selettivo nel prendere solo quello che meglio si potesse adattare all’idea su cui si sarebbe poi sviluppato l’album. Nel frattempo abbiamo anche cambiato etichetta e siamo stati impegnati con le solite attività di una band, dai concerti al lavoro sul nuovo materiale appunto.

Parlando proprio di etichette, finalmente sembra che i Cathedral possano contare nuovamente su una grande label…
In passato siamo sempre stati legati ad etichette generalmente piccole, a volte le cose sono andare bene, altre volte meno bene, come succede normalmente in questi casi; la cosa positiva quindi di poter lavorare con la Nuclear Blast è quella di poter contare su una base solida alle nostre spalle. Dopo 15 di attività per i Cathedral abbiamo ora bisogno di un’etichetta sulla quale poter contare e che ci possa offrire delle solide garanzie. Per quel che riguarda l’aspetto promozionale stanno facendo davvero un ottimo lavoro per ora, in quanto si tratta di una label seria, molto professionale e con un grande seguito. Le basi per fare un buon lavoro e avere un buon rapporto ci sono tutte, sono molto fiducioso quindi per il futuro di questa collaborazione.

Come dicevi poco fa, nel nuovo disco è possibile ascoltare i differenti stili e influenze che hanno formato il sound dei Cathedral fino a questo momento, cosa puoi dirmi riguardo il processo di composizione dei nuovi brani e in particolare di un pezzo monumentale come “The Garden”?
Come ho detto abbiamo cominciato a lavorare a questi brani all’incirca due anni e mezzo fa, avevamo molto materiale alla base da cui scegliere e sviluppare le nuove canzoni. L’idea di un brano dalla lunga durata era nella mia mente da parecchio tempo, e anche il modo in cui doveva comparire nell’album, la sua posizione e il suo bilanciamento con il resto, era qualcosa a cui avevo già pensato da tempo. Abbiamo impiegato parecchio anche per decidere quello che non volevamo fare e che non sarebbe dovuto comparire sull’album, e questo ci ha portato a lavorare con molta cura su ogni singolo brano cercando di dare il giusto taglio al lavoro nel suo insieme. Insomma, il processo di composizione ci ha preso parecchio tempo, ma alla fine credo ne sia valsa la pena.

Quale pensi sia stata la reazione dei vostri fan ad un primo ascolto del nuovo lavoro?
Chiunque apprezza la nostra band e i nostri precedenti lavori avrà sicuramente gradito anche questo nuovo album.

Nuovamente un bellissimo artwork opera di Dave Patchett, potresti descriverlo e spiegarne il significato?
Non credo proprio, dovresti chiedere a Dave di farlo! Posso provarci… in cima all’albero si trova Adamo, rappresentato dallo scheletro, mentre dietro si trova la morte ed entrambi si trovano sulla mela da cui esce un grande serpente. Il significato che vuole rappresentare è quello della presenza del male all’interno di qualsiasi aspetto della nostra società: tutte le figure distorte presenti nel resto dell’artwork rappresentano la confusione e tutti i dubbi e preoccupazioni degli uomini, in particolare la mancanza di rispetto nei confronti l’uno dell’altro.

Alcune date sono state già programmate per i prossimi mesi ma nessuna finora in Italia: avete intenzione di tornare da queste parti?
Direi proprio di sì. Abbiamo in programma un tour completo verso gennaio/febbraio e sicuramente ci saranno anche delle date in Italia.

Parlando invece della tua Rise Above, da poco è nata una nuova sezione chiamata Rise Above Relics, cosa ci puoi dire a riguardo e quali sono le prime mosse in programma per questa etichetta?
Inizieremo con la pubblicazione di due album di prog rock anni ’70, il primo dei Luv Machine, una ristampa del loro unico album uscito all’inizio di quegli anni al quale stiamo lavorando per aggiungere qualche bonus track. Il secondo invece si tratta dei Possessed, una band inglese molto apprezzata all’epoca ma che non ha mai pubblicato un album. Registrarono nel 1973 e poco tempo dopo la fine delle registrazioni quasi tutti i membri della band morirono in un incidente stradale e l’album non venne mai pubblicato. Noi saremo quindi i primi a pubblicare questo lavoro ed è per noi un vero piacere, senza contare il significato molto particolare dovuto alla tragicità della vicenda dietro questo album.
Altre idee sono già pronte per le successive release ma aspettiamo conferme prima di darne pubblica notizia.

Dell’attuale scena musicale quali sono le tue band preferite?
Direi i Capricorns e, potrà sembrare banale ma vero, tutte la band sotto Rise Above!

Risposta scontata e obbligata! Ok, allora contiamo ti vedervi presto qui in Italia…
Sicuramente Marco, a presto!

Intervista a cura di Marco 'Mark' Negonda

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