PESTILENCE, tra presente e passato!

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Gruppo:Pestilence
In occasione del nono album dei Pestilence, Exitivm, abbiamo raggiunto e intervistato il cantante chitarrista e unico membro fondatore rimasto, Patrick Mameli. In quest'intervista divisa nettamente tra presente e passato, abbiamo parlato di cambiamenti, di scelte e delle relative motivazioni.

Foto copertina tratta da pagina Facebook
Pestilence
Una delle prime cose che salta agli occhi è che la lineup dei Pestilence è totalmente cambiata tra il 2019 e il 2020, che è successo? Come hai scelto i nuovi musicisti?
Andiamo dritti al punto, tutti i musicisti che hanno suonato su Hadeon e nel relativo tour (Septimiu Hărşan batteria, Calin Paraschiv chitarra, Tilen Hudrap basso ndr) vengono dalla Romania, e quando la pandemia da COVID-19 è iniziata, loro non hanno più potuto volare per fare le prove. Se perdi il batterista della band è molto complicato, non puoi continuare senza. La cosa più semplice era trovare altre persone con cui suonare, non sono estraneo a cambiare formazione. Ogni volta, penso che sia davvero necessario per la band. Molte persone pensano che non sia la cosa migliore da fare, ma io penso che finchè non trovi le persone giuste con cui suonare, fino a che non c’è una perfetta combinazione per te, credo che tu possa continuare a cercare altre persone. Mi piace lavorare con gente diversa, di diverse culture: ho avuto americani, tedeschi, rumeni nei miei album, mi piace cambiare spesso lineup. Questa non è una cosa strana nei dischi jazz, che un musicista inizia a lavorare con uno e finisce l’album qualcun altro, proprio per cercare la giusta combinazione. I ragazzi con cui suono ora sono tutti olandesi, Rutger (van Noordenburg ndr), l’ho scelto come secondo chitarrista. Lui fa parte dei Bleeding Gods che hanno aperto per noi nel nostro ultimo tour e gli ho chiesto se voleva partecipare. Lui è un ragazzo molto disponibile e un ottimo chitarrista. Insieme a lui ho iniziato a ragionare su chi poteva essere il batterista, alla fine abbiamo scelto Michiel van der Plicht, che suona nei Carach Angren, è stato fin da subito interessato alla cosa. Joost van der Graaf invece è veramente un ottimo bassista e l’ho scelto per la sua tecnica e il suo modo di suonare. Come potrai sentire sul nuovo album ogni pezzo del puzzle è al suo posto.
Hai mai trovato la giusta combinazione per la band, il giusto equilibrio?
Si, ora penso di aver trovato le persone giuste, c’è molta somiglianza nelle nostre idee riguardo la mia musica. Perché è la mia musica, non voglio sembrare un dittatore, puoi chiedere ai ragazzi nella band. Lascio tutti liberi di improvvisare e scrivere le loro parti. È solamente quando scrivo le parti di chitarra che decido, io do le linee guida e loro devono attenersi ad al “Pestilence sound”, che è la direzione che ho scelto di prendere. Ma tutti questi ragazzi sono pieni di talento e con loro ho un rapporto che mi piace molto. Ora posso dire di aver trovato la giusta combinazione. Questo secondo me si sente molto bene ascoltando il nuovo album. Penso che sia il mio miglior album fino ad ora, ma è quello che dicono tutti ad ogni album, quindi saranno gli altri a giudicarlo.
Ho visto delle foto promozionali dove la band indossa delle maschere nere, potresti dirci cosa rappresentano?
Beh quelle non sono delle maschere nere, sono le maschere dei dottori della peste. Le abbiamo usate solamente per la promozione, perchè i Pestilence non sono una band molto legata alle immagini e ai simboli. Abbiamo usato queste maschere per divertirci un po’, come un gioco. Indossare queste maschere rende un tutto più teatrale e forse drammatico, e a noi piace così.

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Foto tratta da pagina Facebook
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Parlaci un po' dei vari significati di Exitivm.
Vuol dire “distruzione totale” in latino. Mi rendo conto sia un nome molto brutale, la copertina in realtà rappresenta due esseri antichi. Nei testi dico che sono più antichi degli Anunnaki. Gli Anunnaki sono considerati i più antichi tra gli dèi dell’antichità, ma io ho voluto parlare di un terrore esterno, qualcosa che viene da molto lontano. In pratica ho parlato della controparte di “ciò che è buono”, cioè che qualsiasi cosa sia il male dell'umanità, è stato portato da loro due. Questo disco è un po’ un concept album riguardo questa storia, ma ogni mio album tratta di un argomento distinto. Doctrine era incentrato più sulla religione, Hadeon era più ‘dark’, penso che sia il mio album più oscuro.
Comporre questo disco mi ha richiesto un intero anno, ed è stato il momento in cui ho iniziato a capire che cosa davvero stava succedendo nel mondo in quel periodo. Exitivm non è un album di cospirazione, non è un album politico, è un album sulle forze oscure che stanno dietro a tutta questa situazione.
Quali conseguenze ha avuto la pandemia sulla creazione di Exitivm?
La pandemia è arrivata quando l’album era già stato scritto in realtà, mancavano solo i testi. Ho tratto molta ispirazione osservando il comportamento delle persone e la loro reazione alla pandemia. Ho trovato persone con una doppia faccia, ho visto persone molto forti, ho ne ho viste altre privilegiate e altre ancora sono molto predisposte ad essere indottrinate. Tutti questi argomenti mi hanno ispirato molto e sono stati molto utili al mio processo creativo.
Come si sono svolte le registrazioni?
In pratica siamo andati nell’home-studio di un nostro amico, credo che per me sia la situazione ideale, ora che abbiamo tutto in casa. Questo vuol dire che io sono il mio personale ingegnere del suono. Produco personalmente i miei dischi e noi Pestilence facciamo tutto da soli. Chiaramente questo ricade positivamente sul budget. Il fatto che noi non andiamo in uno studio professionale e non abbiamo fretta, fa si che siamo molto rilassati. Gli album vengono meglio in questo modo, perchè così abbiamo anche il tempo per essere più critici con noi stessi. Ci sentiamo veramente a casa. Siamo più tranquilli anche perchè non ci sentiamo messi costantemente alla prova.

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Potrebbe mai avvenire una reunion con i membri dei primi album?
Ho suonato tutte le canzoni dei primi due album in tour con i rumeni, lo so che non è una reunion. Reunion sarebbe con Randy (Meinhard ndr) alla chitarra, Marco (Foddis ndr) alla batteria e Martin (Van Drunen ndr) alla voce. Se intendi questo, questo non succederà mai.
Ma ci hai mai pensato?
Beh quando ti offrono molti soldi per suonare ad un grande festival con quella line up, un pensiero ce lo fai. Però ho anche pensato che ‘la musica è musica’ e non riguarda solo i soldi. Quindi io non voglio tradire me stesso e non voglio andare in situazioni in cui devo lavorare con Martin, con lui non voglio lavorare mai più. Io lo so perchè è successo quel che è successo, va bene, lo accetto e sono andato oltre a quei momenti. Io non capisco perchè le persone pensano che se quella persona ha cantato nei primi album debba cantare nei successivi sei o sette. Da parte mia non ci sarà mai una reunion con loro.
Che musica ascolti in questo periodo? Segui la scena musicale odierna?
Come ho già detto in altre interviste io non ascolto tanta musica in generale. La musica che sento di più è quella dei miei progetti, come quella dei Neuromorph, Moordzucht, C-187 e i Pestilence ovviamente. Quindi c’è molta musica su cui sto lavorando e non ascolto tanto quella che viene pubblicata dalle altre band. Ovviamente so che è uscito il nuovo album dei Cannibal Corpse, perchè leggo le notizie e mi sono congratulato con Paul (Mazurkiewicz ndr) e lui si è congratulato con me per Exitivm. È vero anche che non ci sono molte band che mi interessano. Non penso che siano brutte, ma credo di essere più ispirato da un artista jazz piuttosto che da uno metal, tutto qua. Ho anche paura di diventare troppo contaminato, perché se ascolto band ottime come gli Hate Eternal o i Cannibal Corpse molte volte, ho paura di non riuscire a mantenere il sound dei Pestilence veramente puro come vorrei.

Ora parliamo esclusivamente del passato, questa seconda parte dell’intervista è stata fatta appositamente per avere più dettagli da raccontare nel Death Shall Rise dedicato ai Pestilence.


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Hai avuto altre band prima dei Pestilence?
No, i Pestilence sono stati la mia prima e unica band.
Come sono nati i Pestilence? Puoi raccontarmi un po’ com’era quel periodo.
Beh era il 1986 e abbiamo registrato il nostro primo demo in Germania. Eravamo tre ragazzini che erano ancora a scuola e che facevano molto tape-trading con i ragazzi americani. Ascoltavamo i demo dei Mantas, dei Possessed, ma anche molte band Hardcore. Era un momento veramente speciale che non si potrà mai ripetere. Andare a cercare una band in una qualsiasi piattaforma musicale è totalmente diverso dal ricevere una musicassetta nella cassetta della posta. Quando vedevi il prezzo in dollari eri davvero esaltato perchè l’America sembrava così lontana. In quel modo scoprivi che che cosa stava succedendo di nuovo dall’altra parte del mondo. Quello era un momento veramente eccitante che non ritornerà mai, perché ora abbiamo questa “cultura dello swipe”, la maggior parte delle persone non ascolta più una canzone intera. Ascolta la intro, un pezzo dell’inizio, la strofa, il solo, bene ora la prossima canzone. In quel momento i metallari ascoltavano la musica con il cuore e non con la mente. Ed è questo il motivo per cui coloro che continuano a comprare CD, LP e gli altri supporti fisici continuano a tenere in vita il death metal o il metal tutto, perchè se no sarebbe già morto da anni.
Ma come si è formata la prima lineup della band?
Parlando tra amici, abbiamo messo alcuni annunci sui quotidiani locali del tipo “c’è una band cerca un chitarrista” e in questo modo ho conosciuto Randy Meinhard, abbiamo iniziato a suonare insieme. Poco dopo abbiamo firmato un contratto con Roadrunner (R/C in realtà, la filiale estrema dell’etichetta ndr) per registrare Malleus Maleficarum, non sapevamo cosa stavamo facendo ed abbiamo firmato un patto con il diavolo. Mi sembra che le royalties per noi fossero del 6%, che è quasi niente ovviamente. Non abbiamo mai raccolto un soldo da quel disco. Roadrunner era un’etichetta discografica veramente grossa ed eravamo davvero contenti. Prima però abbiamo partecipato ad un concorso, si chiamava Teutonic Invasion, ed era promosso dalla Roadrunner, ed eravamo insieme a band di tutti i tipi. Noi lo abbiamo vinto e siamo finiti sulla compilation ‘Teutonic Invasioni Part two’ vincendo così un contratto con l’etichetta.
Perchè nella cover di Malleus Maleficarum il titolo dell’album è scritto “MalleVs MaleficarVm”, con la V e non con la U?
Guarda per Exitivm, è la stessa cosa. Noi eravamo veramente interessati alla letteratura antica e alle lingue antiche, in particolare al latino. Secondo noi era un modo simpatico per pronunciare il titolo. Studiavamo latino a scuola e ci piaceva questo modo di scrivere i titoli dei nostri album, tutto qua.

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Qual è stata l’influenza principale per comporre Spheres?
Per Spheres l'influenza principale era rompere il contratto. Avevamo bisogno di uscire dal contratto della Roadrunner il più velocemente possibile. Abbiamo registrato un album che avrebbero odiato. Questa era la mia unica influenza e motivazione, volevo produrre qualcosa che non sarebbero stati disposti a vendere. Ho scritto quell’album sapendo che mi avrebbe fatto scaricare dalla Roadracer e quindi dalla Roadrunner. Loro non hanno fatto nessuna campagna pubblicitaria per quell’album e dopo quell’esperienza non volevo più lavorare per un’etichetta discografica. Era l’unica cosa che potevo fare, loro volevano incatenarci per sempre e io non avrei potuto più usare il nome Pestilence e quindi per le scarse vendite di quel disco ci hanno scaricato. Sapevo che sarebbe stata la fine dei Pestilence e per me è stato un periodo molto duro. Molte persone hanno odiato Spheres, volevano un “Testimony of the Ancients pt2”, ma per me non sarebbe stato facile. In quel momento Roadrunner stava firmando davvero con tantissime band e noi siamo passati in secondo piano. E questo voleva dire che anche se avessi scritto un “Testimony of the Ancients pt2” noi avremmo avuto comunque un pessimo contratto e quindi avevamo bisogno di qualcosa per uscire da quel maledetto contratto, e abbiamo registrato Spheres. Il resto è storia.
Spheres ha effettivamente venduto molto male, ma ora molti lo amano, in particolare i chitarristi, che ne pensi?
Il discorso è che lo adorano ora, ma se lo avessero amato al tempo io sarei stato fottuto e l’etichetta non mi avrebbe mai lasicato andare. Io sono grato a chiunque ha odiato quel disco al tempo e mi ha permesso di andarmene da quell’etichetta. Il fatto che io adoro il jazz non è un segreto, in quel periodo ascoltavo molto Frank Martin, Trilok Gurtu, Allan Holdsworth, questa gente qui insomma, ascoltavo molto anche la musica dei Cynic. In particolare Paul (Masvidal ndr) e Sean (Reinert ndr) mi hanno introdotto agli artisti che ti ho nominato e a questo tipo di musica. In quel momento abbiamo iniziato a pensare più come esploratori che musicisti.
Ma che cos’ha portato al primo scioglimento dei Pestilence? Non potevate continuare in qualche altro modo?
Eravamo tutti molto frustrati e stufi nei confronti di tutta l’industria musicale, del modo in cui l’etichetta discografica ci trattava, come pura merce da vendere, e del fatto che noi non facevamo nemmeno un soldo. Io sono stato il primo ad andare dalla band, in qualche modo dovevo pagare l’affitto e con la musica non potevo guadagnare il denaro necessario. Ne abbiamo parlato tutti insieme e abbiamo deciso che quella sarebbe stata la fine. Io non volevo più suonare, avevo altro a cui pensare e a cui aspirare. Da quel momento ho iniziato una vita normale, con un lavoro normale, era un lavoro d’ufficio nel campo finanziario.
Che successe con Martin Van Drunen al tempo del suo allontanamento?
Non voglio parlare male di nessuno, sono passati più di 30 anni. Ci siano state delle divergenze personali, la strada che io volevo prendere, in termini di professionalità, di approccio, di relazione tra i componenti della band e di come avremmo dovuto lavorare. Non c’era più rispetto e lo abbiamo lasciato andare. Ho cantato io su Testimony of The Ancient perchè ho cantato bene sul primo demo. Cantavo in maniera molto simile a Jeff Becerra dei Possessed, che è un cantante che adoro veramente. Io e Martin non siamo rimasti soli, ma continuo a pensare che lui non sia abbastanza professionale.
Grazie Patrick per quest'intervista, a presto!
Grazie a voi!

Intervista a cura di Carlo Masoni

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