Feared: Le emozioni del Death (Ola Englund, guitars)

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Gruppo:Feared

Abbiamo incontrato uno dei chitarristi più noti del panorama metal mondiale, Ola Englund, per parlare del nuovo album della sua band, i Feared. Dalle origini, fino all'ultimo, stupefacente, album "Synder", il musicista svedese rivela cosa lo spinge a portare questo intimo progetto musicale, che contiene al suo interno emozioni che vanno al di là della mera violenza metallica.

Ciao Ola! Benvenuto su Metal Hammer Italia! Siamo lieti di averti qui e grazie per aver trovato il tempo di parlare con noi! Come va? Che stai facendo al momento?
Sto bene, grazie. Mi sto prendendo una meritata vacanza con la mia famiglia e parteciperò ad un paio di festival con i The Haunted quest'estate.
Siamo qui per parlare dei Feared e del vostro nuovo, devastante album "Synder"! Prima di passare al disco, puoi dire qualcosa ai nostri lettori sulla band e sulle sue origini?
Allora, i Feared nacquero in un modo abbastanza bizzarro. Non mi sentivo bene ed ero stanco della band in cui ero in quel momento, stavamo sgobbando da un bel po' senza che nulla accadesse. Credo che questo sia comune a molte band. Ad ogni modo, sciogliemmo il gruppo ed io fondai questa mia band con l'intenzione di fare tutto da me stesso. Avevo completo controllo sulla musica, sul come dovesse esser presentata, ecc.. Basilarmente era uno sfogo per ciò che mi piace della musica in essere. Diventai amico di un ragazzo brasiliano a Stoccolma di nome Mario. Sentii Mario cantare in un progetto e rimasi di stucco, era il più brutale growler di sempre! Quindi decisi che dovevo portarlo nel mio progetto. Dopo un anno misi insieme una band di quattro elementi e facemmo un paio di show, ma Mario ed io rimanemmo principalmente focalizzati sullo scrivere/registrare musica. Quando cominciai a suonare con i Six Feed Under conobbi Kevin Talley e lo portai a suonare la batteria nei nostri album. Ad oggi il basso è suonato da Jocke Skog. Ma io ho il completo controllo sulla band, cosa che è meravigliosa da avere.
Come descriveresti il sound dei Feared? Secondo me c'è una buona mistura fra thrash e death...
Descriverei i Feared come una band death metal che non suona la classica variante swedish. Credo anche che nel corso degli anni abbiamo sviluppato un sound più oscuro e sempre più verso il death, sicuramente grazie a Kevin Talley ed al suo drumming. Ma credo che ciò che rende i Feared speciali sia il fatto che concepiamo tutto all'interno del metal. Non guardo molto ai sottogeneri. Per me il metal è il metal.

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Quali sono le band che hanno influenzato i Feared in passato, magari all'inizio del percorso?
Ho una forte influenza dal metal americano degli anni '90, come Pantera, Testament, Machine Head, ecc. Penso che si mostrino nei Feared tutte le influenze che abbiamo, ed è per questo che probabilmente non siamo la tipica Swedish Death Metal band.
Pensi di avere un debito particolare verso qualcuno?
Non direi. Non devo niente a nessuno, tento solo di fare la musica che mi piacerebbe sentire e per fortuna ai fans questo piace un sacco.
Cosa ne pensi del modern Metal?
Il modern Metal sta crescendo, con esso sfortunatamente vediamo un sacco di ripetizioni di ciò che è già stato fatto prima. Con la facilità con cui si è giunti all'home-recording e alla produzione siamo arrivati a sentire tante band che suonano tutte alla stessa maniera. La scena è più che satura di band. Ma qua e là capita di trovare gruppi che sono semplicemente fantastici, ragazzini con ambizione e sentimento che appartengono ad un altro livello. Ho scoperto un sacco di nuova, splendida musica, con questo mercato saturo.
Hai mai considerato i Feared parte di questo nuova ondata di Metal?
Credo che i Feared siano molto più anni 90 con un sound moderno. Quindi personalmente non ci considero in questa maniera, ma questa è solo la mia opinione. Altri possono dire che siamo anche djent, non so (ride, ndr.).
Nel 2013 avete rilasciato due album a poca distanza l'uno dall'altro. Puoi dirci il motivo di questa scelta? Se non sbaglio "Furor Incarnatus" conteneva un mix di vecchie e nuove canzoni, mentre "Vinter" era composto interamente da tracce inedite.
Non stavo facendo molti tour quell'anno e volevo solo vedere quanto potevo metterci a scrivere un album che sorpassasse "Furor". "Furor" era effettivamente una specie di raccolta di molte canzoni che dovevano essere rilasciate, vecchie e nuove. Una volta che è stato rilasciato ho potuto cominciare da zero. "Vinter" è stato scritto come un album, e ha un migliore flusso d'ascolto comparato a "Furor". Ho solamente visto l'opportunità di creare qualcosa di nuovo in fretta e a quel tempo avevo una buona ispirazione.

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Consideri lo spazio fra "Furor Incarnatus" e "Vinter" una sorta di punto di rottura nella carriera dei Feared?
Molte cose sono successe in quel periodo. Ero nei Six Feet Under e mi sono unito ai The Haunted e questo avrebbe potuto esser stato una spallata ai Feared. Forse ho sentito il bisogno di mostrare che essere in quelle band non doveva significare che avrei abbandonato i Feared, per quello ho messo così tanto sforzo nel progetto. I Feared sono ancora il mio sbocco principale per la musica e non ho intenzione di rallentare il processo.
Parliamo di "Synder"! Potresti presentare in poche parole l'album ad un ascoltatore che non conosce la band?
"Synder" è un viaggio attraverso un sacco di emozioni. È la perfetta vetrina per ciò che i Feared sono realmente. Ci sono molto cuore ed onestà in esso. È più oscuro di tutti gli altri album che abbiamo fatto, anche se ha ancora l'obiettivo di staccarti la testa. Forse (ride, ndr.).
Cosa puoi dirci del processo di songwriting? Come funziona di solito? Ogni membro ne prende parte?
È funzionato anche stavolta come al solito, ho scritto tutto io. Poi ho mandato le tracce a Kevin che ci ha messo il suo gusto ed ha riempito le canzoni. Non è molto romantico. Fino alla release modifico i pezzi affinché combacino al meglio, per il bene dell'album. È un processo veramente tedioso ma avere l'intero controllo è importante per me.
Molti fan si chiedono spesso se è una scelta personale quella di rimanere autoprodotti o se sarebbe meglio avere una etichette che vi supporti. Specialmente in questo momento in cui il vostro seguito si sta infoltendo e i vostri album si personalizzano sempre più...
Prima di tutto credo che se l'etichetta giusta si facesse avanti, firmeremmo un contratto. Ma da quel che ho sentito sin da "Furor", ho scelto di continuare come abbiamo sempre fatto. Pubblicare da soli ed avere lo spazio di fare ciò che vogliamo. Noi possediamo i master e ci teniamo la fetta più grande. Mi prendo cura di tutto da solo: marketing, siti web, facebook, stampa, spedizione. È estremamente soddisfacente far parte di tutto il processo, dallo scrivere la musica fino allo spedire il disco all'acquirente. Il processo è lungo ma senza dubbio mi ripaga mentalmente. Abbiamo sicuramente i migliori fans e ci vogliono vedere continuare nella maniera in cui abbiamo sempre fatto. Perché dovremmo cambiare?
C'è un tema principale dietro i testi di "Synder"?
Come tutte le canzone dei Feared tratta di morte, vita, emozioni umane, problemi della gente, ecc. Della vita in generale. È un misto di eventi attuali e passati, storie di creature/esseri nel mondo moderno. Ma di sicuro c'è un tocco di personalità al loro interno, sono stato protagonista di un paio di tragedie nella mia vita che mi hanno colpito ed alcune di queste emozioni le metto nei testi.
Qual è la tua canzone preferita e perché?
Penso "By Silent Screaming" sia la mia preferita, non per il materiale al suo interno o cose del genere, più per l'oscurità della stessa canzone. Sul come possa essere disperata e triste la musica essendo comunque metal e schietta. Mi piace veramente come questo pezzo è venuto fuori e come mi colpisce quando lo ascolto. Comunque ho letto in qualche recensione che la gente pensa sia la miglior canzone del disco (ride, ndr.).

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In "Synder" fai un gran lavoro di chitarra al servizio della band, ti si potrebbe definire un guitar hero atipico. Sei d'accordo? Credo sia difficile trovare il giusto equilibrio tra una grande abilità nel suonare e il songwriting per una band. Molto spesso assistiamo a dischi che sembrano una mera esercitazione del chitarrista di turno.
Possono chiamarmi come vogliono, ma mi considero più come un songwriter/produttore rispetto a un chitarrista. Amo la chitarra, ma non aspiro a diventare il miglior chitarrista del mondo o il più tecnico. C'è molto di più nella musica che mostrare abilità tecnica. Usare più note al secondo è facile, usarne meno e far scaturire emozioni è difficile. Credo sia questione di maturità; quando avevo vent'anni e suonavo gli spartiti di John Petrucci lo facevo per com'erano imponenti. Ora rimango maggiormente colpito dalle emozioni. Da come si può far cantare una nota. Mi sono stancato dei pezzi impegnati.
Puoi dirci qualcosa del video di "By Silent Screaming"?
Il video è stato fatto all'ultimo minuto. Ho visto "Chloé" un anno fa e ho pensato che quel video avesse bisogno della musica. Quindi ho contattato i ragazzi che l'hanno fatto (dei fans dei Feared) e abbiamo parlato di ciò che dovevamo fare. Il concetto del video e dell'emozione si adatta bene alla canzone, credo. Hanno catturato bene le vibrazioni dei Feared, dove c'è un barlume di speranza che alla fine scompare. Posso relazionarlo con l'essere padre anche, cosa che rende il video ancor più emozionante per me. Quentin Nigues e Thibault Barbaroux hanno fatto un eccellente lavoro.
Pensi che da quando sei entrato nei The Haunted, i Feared abbiano guadagnato qualcosa in termini di notorietà?
Credo di sì, ma spero anche di aver portato più attenzione sui The Hunted ora che sono nella band. Visto che i Feared non suonano proprio live al momento, i loro fans possono venire a vedere gli show dei The Hunted. Sarebbe fantastico!
Hai proprio detto che non suonate live. Possiamo sperare in un tour dei Feared in futuro, magari con qualche data in Italia?
Al momento non credo, ma penso tornerò con un po' di workshops/clinics.
Ok Ola, abbiamo finito! Vuoi dire qualcosa ai tuoi fans italiani e di Metal Hammer?
Grazie per il continuo supporto e non vedo l'ora di tornare nel vostro bellissimo paese e mangiare il vostro cibo delizioso.

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Intervista a cura di Stefano Giorgianni

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