(24 giugno 2009) Metallica + Lamb Of God + Mastodon - 24 Giugno 2009 (Palalottomatica, Roma)

Info

Provincia:RM
Costo:40 - 55 €
Arriva l’estate e Roma si riscalda, all’insegna della storia, ma quella vera, quella dei grandi nomi che l’hanno segnata in modo indelebile nel bene e nel male: MetallicA. Essendo Roma una capitale mondiale di importanza storica imparagonabile ci si dovrebbe aspettare un’organizzazione all’altezza, almeno per quanto riguarda gli eventi culturali di un certo richiamo, eppure siamo ancora costretti a sorbirci concerti chiusi nella gabbia del Palalottomatica, pregevole opera architettonica sotto tutti i punti di vista, tranne uno, e non ci vuole tanto a capire che Pier Luigi Nervi e Marcello Piacentini di audio ci capivano poco. Ironia a parte questa è la realtà, anche perché la più congeniale cornice dello Stadio Olimpico era occupata dal guru della mobilitazione di massa Pop come Tiziano Ferro, che di metallico ha solo il cognome.

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Ad ogni modo la scaletta si presenta come un bel duetto fatto di nuove leve come i Mastodon e i Lamb Of God, chiamati ad avere l’onore, e l’onere, di aprire le danze e riscaldare un pubblico già abbastanza su di giri in attesa che il riff di Master Of Puppets esploda in tutta la sua carica virale all’interno del palazzetto. Della qualità acustica del Palalottomatica se ne è già parlato in abbondanza, e tutti i romani che vi si avvicinano sanno già quale brutta sorpresa gli si potrebbe prospettare, quindi scusatemi in anticipo se rimarcherò tanto sulle disastrose condizioni in cui sono stati costretti ad esibirsi le due band di spalla, soprattutto i Mastodon, ma è giusto che gli Italiani sappiano.

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Proprio loro sono i primi a salire su un palco che per quanto mi riguarda rappresenta la quintessenza del concetto di concerto, il palco centrale. Non è da tutti potersi permettere un marchingegno simile, però il fascino di essere completamenti circondati da fans in delirio, e la possibilità che gli si concede a livello visivo come “ricambio del favore” è veramente tutta un’altra cosa rispetto a quella tradizionale del palco frontale. Altro che abbattimento della quarta dimensione, si va di gran lunga oltre la quinta. Scenografia praticamente inesistente, però in compenso totale libertà dei musicisti coinvolti di potersi muovere in lungo e in largo a proprio piacimento, con inevitabile soddisfazione di chi sborsa il conio. In perfetto orario con la tabella di marcia i Mastodon fanno il loro ingresso in scena, l’acclamazione è praticamente totale da parte di un Palalottomatica già abbastanza pieno, peccato soltanto che la prestazione della band sia completamente devastata da un audio penoso e confusionario, al limite dell’indecifrabile.

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Per quanto riguarda la mia postazione, ossia il terzo anello, posso dire che ho dovuto fare una fatica immonda per riuscire ad intuire un appiglio in qualche riff che potesse farmi riconoscere la canzone in esecuzione (le linee vocali quasi sempre nemmeno si sentivano), e se non è grave questo non saprei cosa dirvi. Non sò giù nel parterre o negli anelli inferiori quali siano state le condizioni, magari si sentiva meglio, ma questo non giustifica una simile “qualità” della resa sonora. I Mastodon ce la mettono tutta, coinvolgendo il pubblico che ricambia a dovere, ma purtroppo la loro già complessa proposta musicale in una situazione simile viene del tutto svuotata del fascino che gli dona originalità e personalità, e qualche sbadiglio viene di conseguenza, non per cattiveria. Il loro tempo a disposizione è abbastanza breve, la durata necessaria per proporre qualche estratto dal nuovissimo Crack The Skye, con qualche piccola puntatina nel loro passato. Peccato veramente. Ho avuto l’occasione di vederli dal vivo due anni fa allo Stadio Olimpico di spalla agli Iron Maiden, e in quel caso essendo in una situazione limite, ma con ad un audio nettamente migliore, i Mastodon seppero far vedere quello che realmente sanno fare, e le loro suggestioni sonore se applicate in una condizione ideale possono avvolgere e coinvolgere con facilità il pubblico. Sarà per la prossima volta, magari in un luogo più raccolto, dove poter investire i propri fans con una bella scarica elettrica.

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Dopo i Mastodon è il turno dei Lamb Of God, un gruppo predisposto all’esperienza del live proprio per corredo genetico, basta dare un fugace ascolto a molte delle loro canzoni per rendersi conto di come siano trascinanti e devastanti, una vera e propria istigazione al moshpit! Il cambio di palco è tutto sommato veloce e quando viene posto sul palco il tendone con il loro logo l’approvazione da parte dei presenti non si fa certo mancare. Il loro ingresso è dirompente, e grazie a brani come Redneck, Black Label, Ruin e qualche estratto dal nuovo Wrath si ha la possibilità di assistere ad un piccolo massacro. Piccolo perché ridotto nelle dimensioni dal solito audio deficitario, a dire il vero non quanto quello dei Mastodon, ma se il loro era da 2 quello dei Lamb Of God era da 4. Più semplici a livello stilistico di chi li ha preceduti, i Lamb Of God hanno assalito i loro fans dall’inizio alla fine. Soprattutto un Randy scatenato, la personificazione di un grillo, un continuo saltare per i quattro angoli del palco, anche se la sua voce era quasi sommersa da tonnellate di eco e di bassi impazziti, per lui sarà stato come un inutile abbaiare alla luna. Anche il resto del gruppo ce la mette tutta, e prova ad aggredire il pubblico con il loro Thrash Metal granitico e dal forte impatto live. Anche per loro peccato, con dei suoni migliori ne sarebbe uscita una prestazione veramente con i fiocchi, anche perché l’anima ce l’hanno messa davvero, e non deve essere gratificante avere la possibilità di essere circondanti da persone che ti acclamano e ricambiarli con una sorta di flusso sonoro ovattato e cacofonico che a fatica faceva sentire anche le vocals del cantante. Ad ogni modo promossi su tutta la linea, in molti altri si sarebbero demoralizzati e lasciati andare, onore al merito quindi!

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L’attesa sale spasmodica, il Palalottomica è nel fremito più totale, la corsa dei soliti ritardatari è arrembante però ad un certo punto del cambio palco avviene qualcosa, che fa ben sperare. Il protagonista è quello che presumo sia il tecnico di Lars Ulrich, che dando una serie di colpi di cassa fa quasi cascare l’intonaco dal soffitto, con entusiasmo dei presenti. Con questo cosa voglio dire? Che relativamente parlando ai Mastodon e ai Lamb Of God i Metallica sono quelli che ovviamente hanno usufruito dei suoni migliori, e almeno nel loro caso le canzoni erano ben distinguibili le une dalle altre, addirittura si era in grado di distinguere quando finivano e quando iniziavano, cinismo a parte. Ad ogni modo quando parte la loro ormai tradizionale introduzione, The Ecstasy Of Gold (Morricone docet), è chiaro a tutti che i Metallica sono pronti a sferrare l’attacco, e la tensione sale in modo direttamente proporzionale, fino a quando non si rimane accecati da un inaspettato (ma veramente bello) gioco di luci e laser che fanno da “sottofondo visivo” a That Was Just Your Life e The End Of The Line, prese direttamente dal loro ultimo Death Magnetic. Al di la delle legittime opinioni di tutti è innegabile che queste nuove canzoni dal vivo funzionino alla grande, soprattutto a giudicare da come il pubblico presente le ha accolte. Saltano tutti in ogni angolo del palco, accompagnati di continuo dal boato dei fans, e potete da soli immaginare cosa abbia scatenato una sequenza come Creeping Death, Of Wolf And Man e One.

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Fra giochi di luce in continua evoluzione, e sfiammate che facevano arrivare ondate di calore fino al terzo anello si scaglia una prestazione dura come il cemento armato, che ha messo in mostra un gruppo ancora arrabbiato e aggressivo, con una voglia inesauribile di distruggere tutto a suon di riff. Sono finiti gli anni 90, quelli leccati e patitani, si è tornati a macinare dal vivo canzoni per troppo tempo dimenticate, e quindi ben vengano Phantom Lord, ma soprattutto Dyers Eye, brano che nessuno si sarebbe mai aspettato di risentire. Eppure sempre il solito massacro. Il presente viene omaggiato in lungo e in largo, quindi spazio alla potente e trascinante Broken, Beat And Scarred, al singolo Cyanide e a The Day That Never Comes (se la chiamavano One pt.2 facevano prima). Tanti estratti quindi dall’ultimo Death Magnetic, un disco che va ad inserirsi in tutto e per tutto nella tradizione dei loro anni 80, e le affinità con …And Justice For All non mancano affatto, e forse anche per questo è stato apprezzato. Tornando più strettamente al concerto va sottolineato come i Metallica non si siano fermati un momento, e se pur con qualche inconveniente più che strettamente tecnico, io direi proprio di audio in senso puro, hanno saputo far valere in tutto e per tutto il costoso prezzo del biglietto. Da ribadire senza dubbio l’efficacia del palco centrale, per non parlare della deflagrazione totale appena si è scagliato senza pietà l’incipit di Master Of Puppets, con un pubblico praticamente in perpetuo accompagnamento per tutta la durata del pezzo. Non sono mancati ovviamente gli estratti dal Black Album, e quindi giù con Sad But True, Enter Sandman e ovviamente la sputtanatissima (perdonatemi il termine) Nothing Else Matters, a cui per quanto mi riguarda avrei preferito di gran lunga The Unforgiven. I paragoni con la scaletta di Milano si sono sprecati, ma credo non abbiamo alcun valore, insomma ad ognuno il suo, e il nostro di Roma è stato senza dubbio un concerto potente e sentito, conclusosi con la guerra dei palloni (si avete capito bene) sulle note di una travolgente Seek & Destroy. Molto apprezzato anche il tributo ai Queen con Stone Cold Crazy. Difficile dare un giudizio oggettivo, e forse non è nemmeno il caso, erano tanti anni che mancavano nella città eterna e di certo non si sono risparmiati per compensare questo vuoto. Dei suoni non proprio eccelsi (ma sicuramente nettamente migliori rispetto ai Mastodon e ai Lamb Of God) se ne potrebbe parlare ore, con il rischio di mettere in secondo piano una prestazione di cuore e sudore. I Metallica ci sono, mi è sembrato alquanto palese.

Foto a cura di Marta Coratella.
www.martacoratella.it

La setlist:
01. That Was Just Your Life
02. The End Of The Line
03. Creeping Death
04. Of Wolf And Man
05. One
06. Broken, Beat And Scarred
07. Cyanide
08. Sad But True
09. No Leaf Clover
10. The Judas Kiss
11. The Day That Never Comes
12. Master of Puppets
13. Dyers Eve
14. Nothing Else Matters
15. Enter Sandman
16. Stone Cold Crazy
17. Phantom Lord
18. Seek & Destroy
Report a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 22 ott 2022 alle 08:27

Ahahah era ora!

Inserito il 22 ott 2022 alle 00:00

eccole! con un po' di ritardo ma le abbiamo messe!

Inserito il 01 lug 2009 alle 10:25

Era ironico... DOVE CA**O SONO LE FOTOOOO???