(23 gennaio 2009) Stormlord + Lahmia + Southern Drinkstruction - 23 Gennaio 2009 (Black Out, Roma)

Info

Provincia:RM
Costo:8 €
Roma non è esattamente come Milano, ricca di locali pronti ad ospitare una marea di tour dei gruppi esteri, è pur vero che ultimamente qualcosa si sta muovendo nella città eterna e negli anni ha potuto usufruire di luoghi sempre migliori e professionali sotto tutti i punti di vista, esattamente quello sta succedendo al nuovo Black Out Live Club. Per chi è di queste parti sicuramente conoscerà questo locale, adesso risorto in un luogo decisamente conveniente per ospitare eventi medio/grandi, prossimi gli Arch Enemy il 28 Maggio 2009. Ottima acustica, ottimo impianto luci e più in generale per tutto quello che riguarda l’accoglienza, se poi ci si mette anche una massiccia presenza di pubblico come nel caso degli Stormlord si può dire tranquillamente che l’investimento sicuramente porterà i suoi frutti in futuro. Stavolta i protagonisti della serata sono tre bands capitoline che nel panorama underground hanno sicuramente lasciato un segno, in primis gli Stormlord grazie alla loro più che decennale carriera, ma di loro ne riparlerò a tempo debito. I gruppi di apertura per questa serata sono stati i Lahmia e i Southern Drinkstruction, due spalle di tutto rispetto, perfettamente a loro agio nel riscaldare il pubblico Romano.

Quando i Southern Drinkstruction salgono sulle assi del palco l’affluenza è a livelli più che discreti e fidatevi quando vi dico che questi ragazzi non hanno impiegato nemmeno un secondo per risvegliare gli animi dei presenti con il loro caldo ed avvolgente incrocio di Thrash Metal grasso e potente, oppure con i loro rallentamenti molto Doomish, che puzzano di anni 70 da venti Km di distanza. Da qualche tempo è uscito il loro demo omonimo, quindi è ovvio che la setlist sia adeguata alle ovvie esigenze promozionali. Canzoni come Vultur Mountain e Suck Duck Truck Fuck dal vivo lasciano indubbiamente il segno, e anche chi magari non li aveva mai ascoltati si è fatto immediatamente un’idea positiva sul loro conto. Il pubblico per tutta la serata si è reso partecipe attivamente, supportando con costanza tutti e tre i gruppi, fra cui ovviamente i Southern Drinkstruction che non hanno certo bisogno di consigli su come affrontare un live set.

Dopo un veloce cambio di palco è il turno dei Lahmia, band dedita ad un classico Death Metal, ma di ottima fattura, non a caso il loro cd Forget Every Sunrise è stato eletto demo del mese su una importante rivista cartacea di settore Italiana, (Metal Hammer, l’ho detto!). Sul palco si presentano ostentando una certa sicurezza nei loro mezzi, e non a torto hanno il totale appoggio del pubblico presente. Saranno in molti i ragazzi in giro per la sala con t-shirt marchiate Lahmia, e la risposta della band non si lascia di certo attendere. Complice anche un audio ottimale possono scaricare a terra tutto il loro Death Metal, dai tratti feroci ma con quelle dosi di melodia costantemente presenti che rendono l’ascolto piacevole e scorrevole, l’influenza Svedese è presente in dosi massicce. Non inventano nulla di nuovi i Lahmia, ma questo non è un fattore che dovrebbe stupire, il loro Death Metal piace ed è questo quello che conta, soprattutto in un mercato musicale ormai saturo. Ormai la sala è praticamente piena, e pronta a farsi sommergere dall’impatto devastante che gli Stormlord sanno scatenare.

L’ultimo disco degli Stormlord, Mare Nostrum, è ormai uscito da parecchi mesi e sicuramente si possono iniziare a fare i primi bilanci e a guardare l’affluenza di pubblico (e di giovani leve) sicuramente pende dalla parte più che positiva. Del disco se ne è parlato e scritto in abbondanza, inutile rimarcare quindi la ritrovata vena tipicamente Extreme Epic Metal, semmai è il caso di sottolineare come dal vivo i nuovi brani riescano a risultare ancora più trascinanti. Il concerto si apre con una simpatica donzella dai riccioli biondi, vestita da Dea, intenta quasi ad accogliere la band…. insomma la calma prima della tempesta. A primo impatto l’audio è perfetto (Peppe Orlando docet!), e mette in risalto con equilibrio tutte le sfumare del loro stile, quindi ampio spazio alle tastiere e a tutti gli arrangiamenti in salsa mediterranea, con una Legacy Of The Snake devastante. Per questa occasione sul palco era presente anche Elisabetta Marchetti, che su disco ricopre il ruolo di corista, e la differenza si sente su Mare Nostrum, forse il miglior brano mai scritto dagli Stormlord, ormai un vero e proprio inno dal vivo al pari di The Curse Of Medusa, accolta da un boato di acclamazione da parte dei presenti. Ho perso il conto di quante volte ho visto dal vivo gli Stormlord, ma più passa il tempo e più sembrano prendere coscienza dei propri mezzi, sono diventati una macchina da guerra perfettamente oliata. La scaletta oltre ovviamente a dare molto spazio all’ultimo album non poteva tralasciare brani come I Am Legend e Under The Board, di cui in contemporanea venivano trasmessi i videoclip sugli schermi al plasma praticamente attaccati in ogni dove nella sala concerti del Black Out. Stavolta per impegni di lavoro non è potuto essere della partita il loro storico chitarrista Pierangelo Giglioni, sostituito da Andy degli Withate, con risultati fra l’altro ottimi in termini di compattezza e impatto. Non possono mancare nemmeno la varie Dance Of Hecate, The Oath Of The Legion, l’auto celebrativa e bellissima Stormlord, ne tanto meno l’anthem Where My Spirit Forever Shall Be, un brano praticamente irremovibile dalle loro scalette live, e inoltre testimonianza di come con gli anni la band si sia evoluta. Gli Stormlord non potevano chiedere di meglio da una serata che ha visto una grande affluenza di pubblico, che ha continuamente incitato la band, a dimostrare come Mare Nostrum abbia sicuramente contribuito ad innalzare gli standard di popolarità fra gli appassionati. Alla prossima!

Foto a cura di Francesca D'Alessio.
Report a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti

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