Articolo / Cosa manca alla scena Metal italiana?

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Pubblicato il:06/07/2021
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“Faunalia” dei Selvans (2018), “Di Eroica Stirpe” degli Atavicus (2019), “Ragnarok” dei Bloodshed Walhalla (2018), “Feast for Water” dei Messa (2018), “Swamp King” di Little Albert (2020), “Before The Winter” dei Witchwood (2020), “L’Incanto Dello Zero” de Il Segno del Comando (2018), “Racconti Macabri Vol. III” de L’Impero delle Ombre (2020), “Rock ‘N Roll Armageddon” dei Death SS (2018), “Tenebra” de La Janara (2019), l’omonimo de La Stanza delle Maschere (2020), “Pompei” dei Dark Quarterer (2020), “La Tavola Osca” dei Dawn of a Dark Age (2020), “The Age of Deadchrist” dei Necrodeath (2018), “Rupert the King” dei Mortado (2019), “Quasar” degli ALDI dallo Spazio (2019), “The Chosen One” dei Destrage (2019)… no, non sto dando i numeri, ho solo citato alcune delle principali uscite del Metal italiano degli ultimi tre anni tra i nostri big, band più di nicchia e nuove sorprese.
E se prendete il Graz piuttosto che il nostro Frank, Cory, Ermo o qualsiasi altro writers di Metal.it potete stare certi che i nomi sarebbero diversi e sempre presenti in un certo numero, sinonimo questo di una scena musicale che almeno dal punto di vista artistico è fertile.



Un’editoriale questo che parte da una domanda fondamentale, ovvero “cosa manca alla scena Metal italiana per emergere definitivamente a tutti i livelli?”.

Risposta lapidaria: un pubblico.
Risposta un pizzico più ampia: un pubblico realmente interessato alla musica, ad uscire dalla confort zone dei soliti big (per poi piangere quando questo o quel gigante delude le aspettative con album a volte imbarazzanti), un pubblico appassionato che si informi un minimo. E non mi rivolgo a chi segue questo portale o ad altri portali che danno grande spazio a queste realtà che aimè rappresenta una fetta minoritaria di pubblico. Ma a livello più ampio, anche se non generalista visto che per molti la musica è solo un sottofondo per bere uno spritz o un cocktail a caso.

Lasciando perdere i numeri che fanno i Metallica e Iron Maiden che sono da capogiro e travalicano il Rock ed il Metal e ormai sono dei nomi “Pop” a tutti gli effetti con una “Fear of the Dark” che riecheggia delle casse del supermercato quando andiamo a fare la spesa piuttosto che una “Nothing Else Matters” che è stata coverizzata addirittura da una Cristina Aguilera (si, avete letto bene...) e hanno un pubblico che per buona parte con questo genere ha ben poco a che fare, ma tutti quelli che vanno/andavano per Slayer, Megadeth, Judas Priest, Opeth, Helloween, Ghost e un’altra manciata di nomi? Parliamo di band comunque grosse, con un seguito spesso notevole alle spalle: delle carriere invidiabili, un gran numero di dischi venduti, concerti con tante presenze…
Ecco, quel pubblico che spesso e volentieri con un’aria arrogante e supponente denigra i giganti poco sopra menzionati e sbeffeggia il loro pubblico dove sta quando è l’ora di supportare certe ottime uscite nostrane?
Tre precisazioni prima di proseguire: la prima è che le considerazioni fatte poc’anzi su Metallica e Iron Maiden non sono necessariamente dispregiative e denigratorie (figuratevi se posso denigrare chi ha partorito album come “…And Justice For All” piuttosto che un “Seventh Son of a Seventh Son”…), ma sono uno sguardo alla realtà dei fatti, la seconda invece è che qui non si parla di supporto incondizionato, visto che giustamente le ciofeche o quelle che consideriamo tali è normale lasciarle nel dimenticatoio e che qui non cito volutamente per non fargli pubblicità involontaria, anche se anni fa il caso degli Elarmir è stato così dirompente ed eclatante che è impossibile dimenticarlo… mentre come ultimo punto non è che non esistano i peracottari allo sbaraglio con proposte musicale imbarazzanti, come in ogni dove pure qui da noi esiste la buona e la cattiva musica; senza contare che i cialtroni li troviamo pure in alcune sedicenti case discografiche, produttori, promoter e addetti ai lavori vari...



Il Metal italiano sta sempre più andando a parare su sonorità, un’estetica e caratteristiche culturali tipiche del nostra paese: guardiamo ad esempio tutto il folklore presente nel secondo album dei Selvans, la ricerca storica sul popolo Sannita dietro alla nuova saga dei Dawn of a Dark Age, alla passione per un certo tipo di cinema per La Stanza delle Maschere, un nuovo modo di intendere il Doom Metal da parte dei Messa, al binomio leggende locali e ispirazioni cantautorali da parte de La Janara o alla rappresentazione musicale di Napoli fatta dai Scuorn.
Questi sono solo alcuni esempi di quanto detto prima, con una personalità ormai sempre più forte.
Guardando al livello produttivo pure lì si sono fatti passi da giganti e sono lontani i tempi dell’esordio dei Dark Quarterer, stesso discorso per la pronuncia inglese che spesso in passato ha mietuto diverse vittime (il primo album in studio dei Death SS) o a delle copie spudorate di questo o quel trend estero (oddio, in realtà questa cosa rimane, vedasi la svolta “coraggiosissima” degli Ultra-Violence…).



Altra cosa del Metal nostrano che è da lodare è anche il fatto che è “versatile”, ovvero: non abbiamo solo una “scuola” in ambito Metal, ma siamo riusciti a fare proposte di grande qualità in tantissimi sottogeneri.
Oltre al Doom Metal con il Dark Sound tutto tipicamente italiano che affonda le sue radici negli Jacula (ricordo che “Tardo Pede In Magiam Versus” è del 1972…) e al Power Metal che è esploso pure in ambito globale con band come Elvenking o Rhapsody che sono conosciuti, rispettati e apprezzati pure all’estero, pure negli altri generi, specialmente nel Black Metal, nel Death Metal o nel Thrash Metal abbiamo avuto tanto da dire con alcune band che nel loro piccolo hanno contribuito a fare la storia del genere anche se poi a conti fatti sono rimasti di culto.

E qui torno alla domanda iniziale. Purtroppo quando c’è un pubblico pigro, ignorante e pure esterofilo, c’è poco da fare: pure band come i Necrodeath o artisti come Paul Chain sono destinati a rimanere di culto con un seguito solo tra i veri appassionati del genere che nel nostro paese in fin dei conti non sono poi così tanti.
Poi se ci si mettono i cazzi della vita che ognuno di noi/voi ha, gli amici, la moglie/fidanzata/amante/amica che ha la patatina scontenta… beh il numero ai concerti (e di copie fisiche vendute) si riduce ancora di più!

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Se molti gruppi storici sono diventati dei “grandi”, dei “giganti”, dei “colossi” è anche perché la gente li supportava, ascoltava le loro canzoni, comprava i loro album meritevoli e presenziava ai loro concerti: in uno scenario come quello attuale scommetto che pure un album della portata rivoluzionaria come un “The Piper at the Gates of Dawn” farebbe una fatica bestiale ad emergere, il che è tutto dire!
Non che all’estero sia tutto oro quel che luccica e anche lì molte band importanti non ebbero la giusta considerazione, una cosa purtroppo normale questa, ma in maniera decisamente meno lampante rispetto al bel paese.
Ecco, finché non si uscirà da questo circolo vizioso il Metal italiano sarà sempre ai livelli della sagra del paese nonostante tutti gli sforzi produttivi, artistici e musicali che gli artisti donano settimanalmente ad un pubblico sempre più ristretto tra quello appassionato e sempre più disinteressato a ciò all’infuori di esso.
In un’intervista ad Alberto Piccolo (chitarrista dei Messa) su Rockvlto Magazine alla mia domanda “…Circoscrivendo il fenomeno alla sola scena Metal, nonostante alcuni nomi di punta essa non è mai realmente esplosa. Dal tuo punto di vista quali sono le cause scatenanti che hanno portato a tutto questo? E cosa si può fare per risollevare la situazione?” la sua risposta fu “Purtroppo non ho una soluzione semplice, se non educare la maggior parte delle persone a capire la differenza tra buona musica e musica di bassa qualità. Ma credo non si possa obbligare tutti ad essere curiosi, per cui mi rendo conto sia una cosa impossibile. Detto questo trovo che il pubblico del Metal sia il più ricettivo, fedele ed interessato. Quello che manca probabilmente sono solo i numeri. Da noi in Italia non potrebbe mai avere luogo un festival come l’HellFest.”, parole queste che dovrebbero farci riflettere. Che poi le riflessioni che scaturiscono siano amare è una conseguenza.



In pratica c’è tanta buona o ottima musica per un pubblico inesistete o disinteressato e se le cose non cambieranno temo che le cose possano peggiorare, con il covid che rischia di dare l’ultima mazzata alla musica underground dal vivo con una moria di locali che era cominciata ben prima di quel disgraziato 2020.

Non che all’estero le cose vadano sempre bene, la lista di gruppi sfortunati che avrebbero potuto meritato successo purtroppo sono molti (dai Trouble che collaborarono pure con un nome altisonante come Rick Rubin passando per i Sacred Reich, Warlord o Omen che rimasero dei valorosi guerrieri dell’underground Heavy/Epic Metal americano, il caso emblematico dei Riot, i geniali Voivod che solo negli ultimi anni stanno raccogliendo qualcosa, i Coroner e molti altri) ma il rapporto è meno sbilanciato rispetto alla scena nostrana, con buone presenze ai concerti underground, specialmente in Germania o in Gran Bretagna.
Vero, la crisi ha colpito paesi come la Finlandia e dall’intervista fatta sul numero 0 di Rrazzorr con l’intervista ai Cult of Lilith (giovane promessa Prog/Death Metal della Metal Blade) veniamo a sapere che pure la scena Metal in Islanda non se la passa bene con una moria di locali sempre più tragica, cosa questa che in parte si riesce a sopperire con le date all’estero, ma c’è da dire che non parliamo di un paese dalla grande tradizione “metallara” (se non per gli ultimi anni con alcuni ensemble notevoli) e con una popolazione molto ristretta.

Senza citare le classiche “potenze” in ambito Metal che sarebbe come sparare sulla croce rossa, guardiamo ad un paese piccolo (e pure devastato dalla crisi economica negli ultimi anni) come la Grecia nel quale si tiene l’Up The Hammers Festival che nelle sue tante edizioni ha ospitato band come Eternal Champion, Paradox, Brocas Helm, Crimson Glory, Manilla Road, Heavy Load, Atlantean Kodex e DoomSwod tra i tantissimi nomi ospitati nel corso degli anni. Parliamo di band validissime, che se non sono relegate all’underground poco ci manca, eppure nella metallara Grecia un festival del genere è possibile farlo e viene portato avanti con successo da diversi anni ormai. E i Cirith Ungol lo hanno registrato lì il loro ottimo live album ufficiale “I’m Alive”.
Altro caso emblematico: il Brasile. Un paese con forti diseguaglianze sociali, fino a non troppi anni fa sotto dittature militari più o meno nascoste, eppure nonostante le grandi, enormi difficoltà (pure maggiori del Bel Paese visto il tessuto economico-sociale-culturale) si è venuta a creare una fiorente scena Thrash/Death Metal (parallela alla scena Punk HC) feroce e intransigente che faceva a gara con il Thrash Metal teutonico per irruenza: Stress, Attomica, Ratos De Porao, Olho Seco, Overdose e Sarcofago furono tutti nomi importanti non solo per la nascita ma anche per il consolidamento di tale scena che aprì la strada al successo internazionale dei Cavalera Brothers, con i Sepultura che nonostante i loro alti e bassi rimangono tra i nomi più famosi di tutto il genere, mentre gli Angra sono tra le principali band Power Metal del continente e nella scena più alternativa quello dei Soulfly rimane sempre uno dei protagonisti più importanti.



La palla passa in mano a noi appassionati del genere: dobbiamo cercare di includere le persone e non respingerle, dobbiamo parlare più spesso delle realtà che sono per noi quelle meritevoli di casa nostra, magari avere la faccia tosta di “spammare” un “Faunalia” piuttosto che un “Tenebra”, di divulgare questi nomi nel nostro piccolo.
Magari ciò non cambierà la situazione drammatica della musica Metal più o meno underground della nostra penisola, ma per lo meno non avremmo assistito in maniera passivo a tutto ciò e in qualche modo avremmo combattuto per impedire tutto questo.



Link utili per recensioni, articoli e interviste di band e album citati presenti nel portale:

https://metal.it/album.aspx/32847/messa-feast-for-water/
https://metal.it/interview.aspx/1377/messa-la-forma-dell-acqua/
https://metal.it/album.aspx/34269/selvans-faunalia/
https://metal.it/interview.aspx/1302/selvans-dark-italian-art/
https://metal.it/album.aspx/41994/witchwood-before-the-winter/
https://metal.it/album.aspx/35248/il-segno-del-comando-l-incanto-dello-zero/
https://metal.it/album.aspx/41516/l-impero-delle-ombre-racconti-macabri-vol-iii/
https://metal.it/album.aspx/33805/death-ss-rock-n-roll-armageddon/
https://metal.it/album.aspx/34167/bloodshed-walhalla-ragnarok/
https://metal.it/album.aspx/36035/la-janara-tenebra/
https://metal.it/album.aspx/41809/la-stanza-delle-maschere-la-stanza-delle-maschere/
https://metal.it/album.aspx/41705/dark-quarterer-pompei/
https://metal.it/album.aspx/32645/necrodeath-the-age-of-dead-christ/
https://metal.it/album.aspx/35773/mortado-rupert-the-king/
https://metal.it/album.aspx/36270/aldi-dallo-spazio-quasar/
https://metal.it/interview.aspx/1318/aldi-dallo-spazio-il-bello-di-essere-aldi/
https://metal.it/album.aspx/30221/destrage-a-means-to-no-end/
https://metal.it/album.aspx/32234/paul-chain-detaching-from-satan-reissue/
https://metal.it/album.aspx/29012/paul-chain-opera-4th-reissue/
https://metal.it/album.aspx/29673/paul-chain-alkahest-reissue/
Articolo a cura di Seba Dall

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Inserito il 08 lug 2021 alle 19:09

Seba concordo ed è vero perchè io che ho girato festival metal europei e ho tastato il polso a tante formazioni al tempo mi dicevano lo stesso stupendosi della calorosa accoglienza, e la webzine si chiamava all'inizio Heavy Metal Engine poi ribattezzata con un new come suffisso, un abbraccione

Inserito il 07 lug 2021 alle 21:18

Lincoln, Matteo intanto vi ringrazio. Lincoln va beh, questo è un errore che fanno in molti ma alla fine quello che conta è "rimediare": come detto io ho citato solo alcuni nomi che possono variare da persona a persona in base ai proprio gusti musicali. Abysmal Grief grandissimi (come la BLack Widow Records....) e i Nero Di Marte lo scorso anno se ne sono usciti con un lavoro a dir poco notevole! Matteo il paradosso di molti gruppi italiani è che magari all'estero hanno un seguito più forte che in patria. Ps come si chiamava la webzine?

Inserito il 07 lug 2021 alle 10:15

Articolo molto interessante. Ammetto di aver trascurato la scena italiana per molti anni (per pigrizia soprattutto, mai per esterofilia), fatta eccezione per Dark Quarterer, Death SS, Rhapsody, Doomsword e pochi altri, poi nel 2016 sono entrato in fissa con Belfry dei Messa e ho cominciato a informarmi meglio sulle uscite tricolori, tanto che ogni anno stilo una lista dei miei album preferiti e la presenza di gruppi nostrani cresce costantemente di anno in anno. Oltre a quelli menzionati nell'articolo, non posso non citare ad esempio Progenie Terrestre Pura, Abysmal Grief, Haunted, Fulci, Whiskey Ritual, Vultures Vengeance o Nero Di Marte, giusto per dire i primi che mi vengono in mente ma ce ne sono molti altri. Anche quest'anno molte ottime uscite finora ma aspetto dicembre per tirare le somme, per adesso 2 album che sto consumando e posso già dire che saranno con buone probabilità tra i miei top del 2021 sono Welcome To The Absurd Circus degli immortali Labyrinth e, a sorpresa, A Dream Of Fantasy dei Blind Golem che non riesco più a levare dallo stereo. Insomma, la musica dura italiana vale e invito tutti a non fare l'errore di sottovalutarla come io stesso purtroppo ho fatto per molti, troppi anni.