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Info

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Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:1989
Durata:36 min.
Etichetta:Under One Flag

Tracklist

  1. PRIME EVIL
  2. PARASITE
  3. BLACKENED ARE THE PRIESTS
  4. CARNIVOROUS
  5. SKELETAL DANCE
  6. MEGALOMANIA
  7. INSAIN
  8. HARDER THAN EVER
  9. INTO THE FIRE
  10. SKOOL DAZE
  11. LIVE LIKE AN ANGEL

Line up

  • Tony Dolan: vocals/bass
  • Mantas: guitars
  • Al Barnes: guitars
  • Abaddon: drums

Voto medio utenti

Sul finire degli anni ottanta il Thrash Metal è ormai definitivamente deflagrato, non si contano più i gruppi che nascono come funghi, per non parlare di quelle band che iniziano a sperimentare con sonorità ancora più estreme e brutali del Thrash Metal, con quella stessa attitudine che caratterizzava gli intenti artistici dei primi Venom. Il risultato è il classico cambio generazionale, quello che mette in secondo piano i padri per fare spazio (forzatamente o meno) ai figli, se poi ci si mettono anche drastici cambi di formazione allora l’uscita per la porta secondaria è ben servita. I Venom, è inutile negarlo, hanno sempre girato intorno alla figura carismatica di Cronos, figuratevi quando all’improvviso ha fatto la sua comparsa dietro al microfono un certo Tony Dolan, soprannominato Demolition Man, che prima di entrare nei Venom figurava nella cult band degli Atomkraft. Per i pezzi grossi che escono ne è presente almeno uno che rientra, e mi riferisco a Mantas che fa il suo ritorno dietro la chitarra accompagnato da un certo Al Barnes, andando in questo modo a rimpiazzare del tutto le chitarre di Mykus e Jimmy Clare presenti in Clam Before The Storm. Il 1989 è dunque un momento cruciale, quello in cui per alcuni (la maggioranza) i Venom smettono di avere anche la minima ragione di esistere, relegandoli sempre con più forza ai margini del mercato e della scena musicale. In tutta risposta i “nuovi” Venom non si lasciano intimorire e pubblicano questo Prime Evil, un album che abbraccia con maggiore insistenza le curvature tipiche del Thrash Metal, gettando sempre e comunque un occhio alle sonorità più classiche dell’Heavy Metal. Tony Dolan se la cava dietro al microfono; il suo timbro è ovviamente diverso da quello di Cronos che si è sempre manifestato con quell’aurea sulfurea e maligna, ma ci mette del suo, e porta con se un ghigno aggressivo e ruvido che si adatta bene alle nuove canzoni. Prime Evil mette in mostra dei suoni molto curati, almeno rispetto ai dischi precedenti, e lo stesso discorso vale anche per un songwriting più curato sotto il punto di vista tecnico, con riff più corposi e ritmiche che non si accontentato dei soliti tempi minimali. La title track, Parasite, Carnivorous, Skeletal Dance, ma anche la riuscita cover di Megalomania (Black Sabbath), rendono l’ascolto di questo album tutto sommato scorrevole, anche grazie a delle melodie che si fanno memorizzare all’istante. L’alternanza tra i tempi medi e i momenti in cui i Venom decidono di spingere sull’acceleratore sono tutto sommato equilibrati, e in tutto questo si trova anche il tempo di lasciarsi andare a soluzioni più goliardiche e dallo spirito Punk, mi sto riferendo a School Daze, posta in chiusura. La band è cambiata, oltre che nella formazione anche nello stile, e forse non è nemmeno corretto continuare a paragonare le loro uscite post-1985 a quelle degli esordi, eppure questa pratica sistematica ha fatto perdere di vista il reale valore degli album dell’era Tony Dolan. Prime Evil si fa apprezzare per la sua concretezza (sicuramente la loro pubblicazione più robusta per durezza, almeno negli anni 80), e in ultima analisi è un riuscito tentativo di inglobare nuove influenze musicali all’interno di un discorso musicale che con l’ingresso di Tony Dolan non poteva continuare sui binari tracciati da Cronos. Il migliore della parentesi Demolition Man, poco, ma sicuro.
Recensione a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti
Venom - Prime evil

Prime Evil e' l'album che allontana definitivamente i fans storici.La New Wave Of British Heavy Metal band Venom sembra essersi venduta.Non piu' un fenomeno per un'elite,ma discesa verso territori commerciali e meno proibiti.L'ingresso di "Demolition Man" al posto di Cronos(o l'ingresso di Mantas) non fa una piega.E' un aborto. Eccetto la coversong "Megalomania"dei Black Sabbath,la ruvida Prime Evil e lo speed metal di Skeletal Dance e Skool Daze.

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 01 set 2017 alle 00:53

Sono gli dei del ferro, ma in 'Prime evil' ospitano sorprendentemente ritmi meno rigidi e poco economici.Curiosamente, l'album si conclude anche con un'impressione strana di Kronos nonostante le bande sonore vanno a retro' le tracce di gusto(e vero metallo) non sostengono la socialmente accettabile nuova formula dei demoniaci Venom. Soddisfacente perche' l'album mostra notevolmente la strumentazione migliorata attraverso il board, ma soprattutto con Mantas. I suoi solos e i suoi riff grossi rimangono il catalizzatore per gran parte della propulsione del disco ma c'è solo purtroppo quello:un moderno e scrupoloso autorealismo avrebbe però peggiorato la situazione dei pionieri del "Black'n'Roll".

Inserito il 17 dic 2012 alle 15:24

Bel disco. Passato nel mio stereo tanto quanto i classici del gruppo.

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