Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:1981
Durata:37 min.
Etichetta:Columbia

Tracklist

  1. HEADING OUT TO THE HIGHWAY
  2. DON'T GO
  3. HOT ROCKIN'
  4. TURNING CIRCLES
  5. DESERT PLAINS
  6. SOLAR ANGELS
  7. YOU SAY YES
  8. ALL THE WAY
  9. TROUBLESHOOTER
  10. ON THE RUN

Line up

  • Rob Halford: vocals
  • Glenn Tipton: guitar
  • K.K. Downing: guitar
  • Ian Hill: bass
  • Dave Holland: drums

Voto medio utenti

Per il sottoscritto i Judas Priest rappresenteranno sempre IL gruppo di heavy metal (assieme agli Iron Maiden) definitivo. Giusto per ribadire concetti che dovrebbero essere patrimonio di tutti, ma in tempi strani di revisionismo come questi è meglio puntualizzare.

Anzi, i Judas si sono formati in un'epoca, quella antecedente la nwobhm, in cui si parlava ancora di hard rock, come nel loro debutto Rocka Rolla. Ma già da Sad Wings Of Destiny (vero e proprio classico) si assisterà ad un deciso passo in avanti verso lo stile che caratterizzerà le opere del gruppo.
Stained Class, per chi scrive, sarà poi l'album definitivo di un certo modo di interpretare purissimo metallo gotico, mentre in piena nwobhm i Priest daranno alle stampe la loro risposta con il terremotate, ed iconografico, British Steel, ovviamente altro mega classico.

Con queste credenziali, e punti salienti, giunge un anno più tardi questo Point Of Entry, per molti troppo leggero e votato al mercato radiofonico USA, senza per altro riuscirvi.
Si può dire che Point Of Entry sia un Turbo ante litteram, ovviamente, visto l'epoca, senza uso dei sintetizzatori (ebbene sì, negli eighties un lustro era un'epoca, a differenza di oggi), ma rimangono in ambedue i casi, come detto, un tentativo di americanizzazione del loro sound.
Forse anche la produzione piuttosto leggera ha fatto storcere il naso a parecchi ma le canzoni ci sono, anche se i più puri Defenders Of The Faith avranno da obiettare.

Hard rock americano dunque più che heavy metal a cominciare da Heading Out To The Highway condita comunque da un riff da incorniciare nella sua semplicità. Hot Rockin accelera ed è uno dei punti forti dell'album, una song da headbanging sfrenato, con un solo da maestri. Turning Circles è un hard americano ipnotico, non lontano da certe cose dei mai dimenticati Bachman Turner Overdrive.
Desert Plains è un altro punto focale del platter con il suo riff stoppato e le strofe che si liberano aitanti, per una canzone che sfiora e lambisce il periodo tardo-Blue Oyster Cult.
Solar Angels ha un inizio magmatico e compresso per poi sfociare in un altro mid tempo dal sapore yankee. You Say Yes è quasi boogie con il suo riff perentorio; mai ascoltato i Judas in questa veste, ma il risultato è piuttosto febbrile. Troubleshooter è l'ultimo episodio di rilievo che si tramuta in un anthem istantaneo.

Point Of Entry è un disco che di diritto entra nelle colonne class & melody, un precursore, come detto un Turbo ante litteram, ma di certo più riuscito di album posticci come Ram It Down, in cui si sente un certo manierismo solo per essere, forzatamente, Defenders Of The Faith, dopo le critiche piovute per aver alleggerito il sound in Turbo.

Recensione a cura di Fabio Zampolini
Point of entry

Following the conclusion of the British Steel World Tour, the band began work on their next project. By this time, they had sufficient funds to fly all their equipment to the huge, state-of-the-art Ibiza Studios in Spain. This gave Point Of Entry a louder, stronger, more "live" sound than previous Judas Priest albums.

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 11 nov 2022 alle 16:29

ma perchè tutti criticate RAM IT DOWN, porca pupazza?? è un album con dei grandi pezzi a cominciare dalla titletrack col twin solo forse più bello della loro intera discografia

Inserito il 10 nov 2022 alle 18:04

Certo non possiamo annoverarlo tra i capolavori della band di Tipton però a me non è mai dispiaciuto, anzi ha quel non so che di malinconico che me lo fece apprezzare da subito... Desert Plains pezzone! E peraltro adoro entrambe le bizzarre copertine

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