Nuovo album per i francesi
Rising Steel che, come fa intuire anche il nome, proseguono sulla scia di un heavy metal diretto e senza compromessi. Avevo parlato abbastanza bene del precedente 'Beyond The Gates Of Hell', di cui se volete trovate la recensione
qui, e a tre anni di distanza le parole effettivamente potrebbero essere le medesime. Non c'è veramente nulla di diverso in questo quarto disco, che vede i quattro musicisti continuare ad essere fortemente ispirati da pilastri del genere come Saxon, Accept e Judas Priest principalmente. Anche se, effettivamente, un punto (purtroppo) a sfavore c'è: quello di forse essersi adagiati eccesivamente sugli allori. Premettendo che non parliamo comunque di dischi che devono sconvolgere, 'Beyond The Gates Of Hell' nella sua scontatezza era riuscito a guadagnarsi qualche settimana di riascolto, grazie anche ad alcuni pezzi molto validi. In questo caso, la band sembra aver fatto un semplicissimo copia e incolla, aggravato anche dal fatto di una produzione abbastanza spenta e a tratti fastidiosa.
In questo caso non c'è una vera e propria canzone che spicca fra le altre, passando dalle anonime
'King Of The Universe' o
'Nightmare', a
'Dead Mind', che sembra ricordare i peggiori Grave Digger, nascondendo tutta la poca ispirazione dietro riff dal piglio aggressivo ma poco incisivo. Va leggermente meglio con
'Messiah Of Death', ma le luci sono davvero poche, e la voce di
Fabrice Emmanuelson che non va a graffiare al punto giusto, ma sembra quasi sforzarsi in alcuni punti (
'Black Martin') non aiuta di certo. Parlavo dei suoni, e anche qui le chitarre risultano penalizzate, non riuscendo a dare la giusta potenza a canzoni che altrimenti rimangono nell'ombra, vedasi
'Betrayer' che, fra la summa di tutti i difetti sopra elencati, potrebbe salvarsi se non fosse per i motivi citati poco fa. Poco e nulla da salvare su questo
'Legion Of The Grave', che certamente non verrà annoverato tra i migliori lavori dei
Rising Steel, lasciando viva la sensazione di un semplice compitino mal riuscito. Speriamo per la prossima.
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