Copertina 5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2025
Durata:44 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. BETRAYER
  2. KING OF THE UNIVERSE
  3. BLACK MARTIN
  4. LEGION OF THE GRAVE
  5. NIGHTMARE
  6. VENOMOUS
  7. MESSIAH OF DEATH
  8. DEAD MIND
  9. TRAPPED IN A SOUL'S GARDEN
  10. NIGHT VISION

Line up

  • Stone Warrior: bass
  • Steel Zard. drums
  • Tony Riffman: guitars
  • Emmanuelson: vocals
  • Stéphane Rabilloud: guitars

Voto medio utenti

Nuovo album per i francesi Rising Steel che, come fa intuire anche il nome, proseguono sulla scia di un heavy metal diretto e senza compromessi. Avevo parlato abbastanza bene del precedente 'Beyond The Gates Of Hell', di cui se volete trovate la recensione qui, e a tre anni di distanza le parole effettivamente potrebbero essere le medesime. Non c'è veramente nulla di diverso in questo quarto disco, che vede i quattro musicisti continuare ad essere fortemente ispirati da pilastri del genere come Saxon, Accept e Judas Priest principalmente. Anche se, effettivamente, un punto (purtroppo) a sfavore c'è: quello di forse essersi adagiati eccesivamente sugli allori. Premettendo che non parliamo comunque di dischi che devono sconvolgere, 'Beyond The Gates Of Hell' nella sua scontatezza era riuscito a guadagnarsi qualche settimana di riascolto, grazie anche ad alcuni pezzi molto validi. In questo caso, la band sembra aver fatto un semplicissimo copia e incolla, aggravato anche dal fatto di una produzione abbastanza spenta e a tratti fastidiosa.

In questo caso non c'è una vera e propria canzone che spicca fra le altre, passando dalle anonime 'King Of The Universe' o 'Nightmare', a 'Dead Mind', che sembra ricordare i peggiori Grave Digger, nascondendo tutta la poca ispirazione dietro riff dal piglio aggressivo ma poco incisivo. Va leggermente meglio con 'Messiah Of Death', ma le luci sono davvero poche, e la voce di Fabrice Emmanuelson che non va a graffiare al punto giusto, ma sembra quasi sforzarsi in alcuni punti ('Black Martin') non aiuta di certo. Parlavo dei suoni, e anche qui le chitarre risultano penalizzate, non riuscendo a dare la giusta potenza a canzoni che altrimenti rimangono nell'ombra, vedasi 'Betrayer' che, fra la summa di tutti i difetti sopra elencati, potrebbe salvarsi se non fosse per i motivi citati poco fa. Poco e nulla da salvare su questo 'Legion Of The Grave', che certamente non verrà annoverato tra i migliori lavori dei Rising Steel, lasciando viva la sensazione di un semplice compitino mal riuscito. Speriamo per la prossima.

Recensione a cura di Francesco Metelli

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