Copertina 5

Info

Anno di uscita:2022
Durata:37 min.
Etichetta:Wormhole Death Records

Tracklist

  1. INFINITE ESCAPE
  2. FEAR OF DARKNESS
  3. HEAVY MOTION
  4. MAYHEM
  5. SHINING BLACK
  6. INSHUSHINAK
  7. RAIN OF PARADISE
  8. PETRICHOR

Line up

  • Yahya Rahmani: bass
  • Ali Karimi: guitars
  • Soheil Avakh: vocals
  • Pouya Shitrah: drums
  • Pedram Shitrah: guitars

Voto medio utenti

Nati nel 2016, ma giunti al fatidico debutto solo adesso, ecco presentarsi gli Artamene, quintetto iracheno dipinto come heavy/thrash metal, ma che nella realtà fonde un po' di tutto. E forse è proprio questo il problema di "Ziggurat", il quale mette tanta, tantissima carne al fuoco, senza però curarsi poi della cottur...del risultato finale. Sembra infatti di tornare a metà degli anni 90' con quelle sonorità sperimentali che se da una parte potevano risultare anche interessanti, dall'altra facevano comparire un grandissimo punto interrogativo sulla testa dell'ascoltatore.

"Ziggurat" è difatti questo e molto altro ancora, dato che si vi aspettavate di trovarvi di fronte a un metal senza fronzoli, cambiate idea. Un po' groove, un po' riff vicini all'alternative, un po' delle sonorità vicine a dei Pantera di serie B, con conseguente prodotto finale che si ripecchia in veramente tanta confusione.



"Fear Of Darkness", che inizia in maniera molto intima con delle chitarre acustiche anche interessanti, che poi accelera con parti in scream totalmente a caso, per poi decelerare nuovamente. Stesso discorso per "Infinite Escape", e che dire di "Rain Of Paradise"? Se qualcuno dovesse capirci qualcosa è pregato di farmelo capire, perchè io un senso davvero non riesco a trovarlo. Non si percepisce davvero dove la band voglia andare a parare, cosa voglia comunicare, quale sia il messaggio da trasmettere. "Heavy Motion" è un pezzo con una giusta carica, che però in molte parti sembra voler scimiottare gli Slipknot senza riuscirci. L'unica cosa che al di fuori di tutto mi sento di salvare sono gli assoli della coppia Karimi/Shitrah, davvero l'unico faro di luce in questo tunnel senza fine e una direzione precisa, speranza rappresentata dalla bella (e strumentale) "Shining Black".

Il consiglio che mi sento di dare agli Artamene è di focalizzare le proprie idee in una maniera più limpida e precisa, senza andare a perdersi in un minestrone di generi senza riuscire a cogliere le giuste caratteristiche di uno solo fra quelli scelti. Sarà per la prossima..

Recensione a cura di Francesco Metelli

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