Copertina SV

Info

Anno di uscita:2020
Durata:74 min.
Etichetta:Century Media

Tracklist

  1. REPTILE
  2. CHVRCH BVRNER
  3. REMAIN INDOORS
  4. FOLLOW YOUR GHOST
  5. SCARLET
  6. MARIGOLD
  7. IT’S ONLY SMILES
  8. PSYCHOSPHERE
  9. BLOOD EAGLE
  10. LUNE

Line up

  • Misha "Bulb" Mansoor: guitar, programming, synthesizers, orchestration
  • Jake Bowen: guitar, programming
  • Matt Halpern: drums
  • Spencer Sotelo: vocals
  • Mark Holcomb: guitar

Voto medio utenti

Dai, ogni tanto anch'io voglio fare la fighetta del web, e quindi mi sparo una bella serie di luoghi comuni. Disclaimer fatto. Cominciamo.

Che senso ha nel 2020 pubblicare un album live? In un momento storico in cui la musica prende una dimensione vieppiù 'visuale' e visiva, in un tempo in cui le generazioni che fruiscono di metal riescono a malapena (se ci riescono) ad ascoltare un album di fila, senza skippare o interrompere, ha ancora senso proporre un live? E ancora: quando sei una band new prog/djent, una band insomma che fa dell'esecuzione e della maestria tecnica la sua bandiera, cosa ci sarebbe da aspettarsi da un live, che non sia già stato proposto su questo o quell'album? Risposta: un bel niente. E un bel niente, infatti, è quello che "Live in London" aggiunge/toglie/modifica alla vostra conoscenza dei bravissimi Periphery, che in questa release non fanno altro che riproporre, con la precisione e la impeccabile esecuzione che vi aspettereste, 74 minuti dal loro nutrito catalogo. Quindi, acquisto inutile? Per me sì, e ci tengo a ribadire il concetto: una band tecnica e precisa come i Periphery mai si sognerebbe di rifare o stravolgere brani già di per sé arzigogolati e dagli arrangiamenti intricatissimi, ed infatti non lo fanno; la prestazione in questo live è, come al solito, perfetta e tecnicamente immacolata, ma non poter vedere i nostri eroi eseguire in maniera così potente lascia molto amaro in bocca, e poca ciccia nelle orecchie.
Non sono più i tempi dei Deep Purple o degli Zeppelin, quando ogni live era un terno al lotto, e ti poteva capitare di assistere a una performance monumentale o viceversa ad uno schifo assoluto, a seconda della qualità della bamba o dell'umidità dell'aria... Qui tutto è calcolato, preciso, pulito e perfetto, perché è questo che ormai vuole l'ascoltatore medio: in questa continua gara verso la perfezione, sembra quasi che l'estro creativo sia una deviazione dalla norma, un disturbo da tenere sotto controllo, per non perdere la folle corsa a chi è più bravo. Ma la bravura, ahinoi, non si dovrebbe misurare in bpm né in scale armoniche. La bravura dovrebbe essere Creatività. E in questo live, come nel 99% dei live di oggi, la creatività è crocifissa alla croce della performance. Sadness mode: ON.

Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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