Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2019
Durata:62 min.
Etichetta:Metal Blade Records

Tracklist

  1. VERMILION MOONS
  2. WANDERLUST
  3. SOLITARY MAN
  4. WRATH OF THE UNIVERSE
  5. TETHERED
  6. STRAIGHT AND NARROW
  7. PITCH BLACK PRISM
  8. NEVER IN YOUR HANDS
  9. KINDRED SPIRITS

Line up

  • John Arch: vocals
  • Jim Matheos: guitars
  • Joey Vera: bass
  • Bobby Jarzombek: drums
  • Frank Aresti: guitars
  • Sean Malone: bass
  • Matt Lynch: drums
  • Thomas Lang: drums

Voto medio utenti

La vita del fan dei Fates Warning è dura. Uscite discografiche rarissime, pochi concerti e una presenza social dei nostri piuttosto impalpabile. E negli ultimi anni c’è pure andata bene: “Theories Of Flight” nel 2017 e il “Live Over Europe” nel 2018 costituiscono una doppietta ravvicinata che non si vedeva da tempo. In una recente intervista Ray Alder ammetteva di non sapere se ci sarà un altro album dei Fates Warning in tempi “brevi”.

A consolare il fan afflitto arriva dunque a fagiolo “Winter Ethereal”, dell’accoppiata Arch/Matheos. "Sympathetic Resonance" – uscito nel 2011 – era di fatto un disco dei Fates Warning con John Arch alla voce: al basso e alla batteria figuravano infatti Joey Vera e Bobby Jarzombek (con qualche comparsata qua e là di Frank Aresti).

Diversa la situazione in questo album, in cui sono parecchi i nomi (e che nomi!) che completano la formazione nei diversi brani: trovate la lista completa a fine recensione. Nelle note che accompagnano il disco il duo chiarisce che la scelta ha il preciso obiettivo di non creare confusione con i FW e, allo stesso tempo, non far sembrare questo progetto come una band stabile. Nonostante il lodevole intento, penso non si possa affrontare questa recensione senza riferimenti o paragoni alla “casa madre”.

In effetti bastano pochi secondi di “Vermilion Moons” per riconoscere il tipico approccio compositivo di Jim Matheos fatto di incastri tra ritmi e arpeggi. Ma “Winter Ethereal”, pur restando un disco prog, contiene anche molti elementi di heavy metal classico: vuoi per la massiccia presenza di assoli, vuoi per l’approccio vocale di Arch, il disco risulta decisamente più metal rispetto alle recenti produzioni FW. Proprio l’approccio vocale di Arch, contraddistinto da una tonalità molto acuta, va talvolta ad appiattire un po’ la diversità dei pezzi.

Insomma: chi scrive è del partito di Ray Alder! Siamo in ogni caso di fronte ad un prodotto di ottima fattura, sia dal punto di vista compositivo che da quello esecutivo. Ciò che manca è il brano memorabile, quello che da solo vale l’acquisto del disco. Ma, come si dice in questi casi: avercene!

A cura di Paolo "Pera" Perazzani

Recensione a cura di Ghost Writer

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