Copertina 7

Info

Anno di uscita:2018
Durata:30 min.
Etichetta:Rockshots Records

Tracklist

  1. RANDOM PHANTOM
  2. DARK METROPOLIS
  3. THE TONE OF C
  4. FALSE SPOTS ON THE HIGHWAY
  5. YOUR FIRE WILL BURN FOR CENTURIES
  6. RIAMA
  7. ENDLESS
  8. LOST MAGIC ALCHEMY
  9. NOSTALGIA

Line up

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I Karmic Link nascono una dozzina di anni fa dall’incontro dei due musicisti Stathis Kassios e Evan Hensley, militanti entrambi nei greci Nightfall, coi quali Kassios condivide la cittadinanza. Stabilitisi in Svezia, con alle spalle due full-lenght (“No Light But Rather Darkness Visible” del 2008 ed “Esoterica” due anni dopo), la band muove i primi passi con una line up differente, e un sound piuttosto lontano da quello proposto nel lavoro di debutto. Partiti da un più classico gothic metal affidato a una frontwoman, il duo si rimette in gioco dopo qualche anno di iato, tra demo e singoli per il necessario rilancio, e rinnova la loro proposta. Freschi di nuovo contratto, i Karmic Link con Kassios alla voce sono una band che affonda ora le radici in un gothic metal più moderno, che fa a meno dell’’energia heavy, per abbracciare evoluzioni molto tipiche di questo sottogenere, tra cui l’utilizzo di partiture elettroniche e un suono chitarristico più suadente e alternativo. “Dark Metropolis” non lascia nulla all’immaginazione; una raccolta di canzoni gothic-rock sintetiche, con sprazzi di schitarrate comunque contenute, e qualche vocalizzo più aggressivo e colorito qua e là. Se in episodi come la title-track, “False Spots On The Highway” o “Your Fire Will Burn For Centuries” il duo costruisce un classico goth-metal sintetico e orecchiabile, in altre la fanno da padrone le basi electro, fino a richiamare i dancefloor degli anni 80 (“The Tone Of C”, un po’ ingenua, ma perdonabile). È però nella seconda metà del disco che i due mostrano più ispirazione, dove regna imperterrita “EndLess”, miglior brano del platter, se non dell’intera carriera del rinato gruppo, in cui finalmente Hensley si lascia andare ad assoli in qualche modo virtuosi.

Le sonorità dei precedenti lavori sono un ricordo, e si può provare anche un po’ di nostalgia, ma il gruppo si è rimesso in careggiata, non senza qualche smussatura ancora da compiere, però gli amanti più fedeli del genere non hanno nulla da perdere nel dedicare un ascolto al lavoro in questione. I puristi del metal più classico (seppur sempre in chiave gothic, come la scena britannica degli anni ’90) potrebbero avere qualche difficoltà, ma non è escluso che “Dark Metropolis” possa risultare una sorpresa.
Recensione a cura di Max Firinu

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