Copertina 7

Info

Anno di uscita:2018
Durata:70 min.
Etichetta:Logic Il Logic Records / Burning Minds Music Group

Tracklist

  1. INTO A SICK MIND
  2. FLYIN' SOUL
  3. THE STORM
  4. RAPRIEST (STOLEN INNOCENCE)
  5. DO YOU LIKE THIS?
  6. AS A BUTTERFLY GRUB
  7. AWAKE
  8. LEAVE A LIGHT ON
  9. SORROW & CHAIN
  10. THE WALL OF STONE
  11. WAVES
  12. JUST ONE MORE DAY - SHE WAS (INTRO)
  13. JUST ONE MORE DAY - FATHEREND
  14. JUST ONE MORE DAY - SHE WAS (OUTRO)

Line up

  • Gabriele Di Caro: vocals
  • Dimitri Bongianni: vocals
  • David Bongianni: guitar, backing vocals
  • Juri Costantino: bass, backing vocals
  • Massimiliano Becagli: drums

Voto medio utenti

C’è qualcosa di parecchio affascinante, comprese le sue piccole “imperfezioni”, nel primo disco degli Orphan Skin Diseases, ennesimi debuttanti di un panorama “alternativo” in continuo fermento.
Fondato dal batterista Massimiliano Becagli (No Remorse) e con una line-up completata da Gabriele Di Caro (ex Sabotage, ex Outlaw), David Bongianni (ex Virya, Little CB), Juri Costantino (ex Creation) e Dimitri Bongianni, il gruppo propone quattordici frammenti sonori in cui far confluire una moltitudine d’influenze, che partono da una solida base heavy metal nella quale integrare detriti dark, psichedelia, grunge e addirittura qualche scoria vagamente progressiva.
Un caleidoscopio di suggestioni dominate abbastanza bene da una band dotata di discreta personalità e autorevolezza, evidenti in un lavoro dove passione e forza, paranoia e istantaneità, oniricità e concretezza convivono in maniera piuttosto felice.
Come anticipato, però, “Dreamy reflections” non è del tutto esente da difetti, che per quanto mi riguarda si manifestano, ad esempio, nelle abbastanza insipide scansioni Metallica-oriented di “Into a sick mind” o negli eccessi “ruffiani” di “Awake”, mentre altrove gli ingredienti risultano dosati con una superiore accuratezza e consistenza, per una soddisfazione cardio-uditivo assai corposa.
A tal proposito, possiamo dire che “Flyin' soul” è un’eccellente dimostrazione di come si possano combinare con efficacia pesantezza e immediatezza, che la morbosa “The storm” ha i mezzi per strisciare subdolamente tra i sensi e che “Rapriest (Stolen innocence)” sa scuoterli alla maniera di certi Megadeth.
L’influsso degli anni d’oro della Bay Area è ancora più evidente nella potente “Do you like this?”, ma personalmente preferisco gli OSD quando rivelano il loro lato maggiormente “oscuro” e inquieto, come accade in “As a butterfly grub” e "Leave a light on” (una specie d’incrocio tra SOAD e Placebo!), o quando l’energia è canalizzata in maniera migliore, come avviene in “Sorrow & chain” e in “The wall of stone”, due lucidi e granitici momenti di metallo contaminato.
Dopo la pungente gradevolezza di “Waves”, tocca all’ambizioso trittico “Just one more day” scandagliare nuovamente le profondità dell’animo dei nostri, mettendo a frutto stavolta, e con risultati ampiamente soddisfacenti, gli insegnamenti di Soundgarden, Pearl Jam e Days Of The New.
Dreamy reflections” è, in conclusione, un buon modo per accendere l’attenzione degli appassionati del settore e sono convinto che l’acquisizione di ulteriore maturità e sicurezza potrà portare maggiore focalizzazione e controllo (compresa la gestione delle due voci soliste) al variegato tracciato espressivo degli Orphan Skin Diseases, un nome che merita fin da ora di essere sottoposto a un’attività di stretto e attento monitoraggio.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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